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3 libri per celebrare la Giornata Mondiale della sicurezza e della salute sul lavoro

 

«Se si fanno male è perché sono deficienti».È la scioccante (eppure non così sorprendente) risposta di Alberto Franchi, presidente della Franchi Umberto Marmi (76 milioni di euro di fatturato all’anno) alletelecamere di Report,che ha mandato in onda l’inchiestaIl marmo della Duchessa di Carrarasull’aumento degli incidenti nelle cave di estrazione del marmo. Parole che fanno inorridire ma che sono lo specchio diun certo tipo di pensiero(e, conseguentemente, di approccio)che non considera prioritaria la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori, e la derubrica a responsabilità di pochi “deficienti” invece che allo sfruttamento unito alla mancanza di strumenti, policy e procedure aziendali. Nel 2023, secondo i dati Inaille denunce di infortunio sul lavoro sono state 585.356, 1.041 delle quali con esitomortale. Facciamo i calcoli: questo significaquasi 3 al giorno. Lepatologiedi origine professionale, inoltre,sono aumentate quasi del 20% rispetto all’anno precedente e sono state 72.754, anche se – dice la Cgil – “sono ancora ampiamente sottostimate, sebbene decine di migliaia di persone soffrano a causa delle patologie contratte in ambito lavorativo”. E il2024non è iniziato sotto auspici migliori:solo a gennaio le morti bianche sono state 45, a febbraio erano già 119 e il numero continua a salire, ancora di più rispetto allo scorso anno. Oggi in tutto il mondo si osserva laGiornata Mondiale della Sicurezza e della Salute sul Lavoro, che l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) ha lanciato nel 2003 per sottolinearel’importanza della prevenzione degli infortuni e delle malattie sul lavorocome parte integrante della strategia globale sulla sicurezza e la salute sul lavoro. L’obiettivo della campagna di sensibilizzazione èfocalizzare l’attenzione internazionale sulla portata del problemae su come la promozione e la creazione di una cultura della sicurezza e della salute possa contribuire a ridurre il numero dimortie infortuni sul lavoro. Anche noi vogliamo onorarla, suggerendoti3 libri che parlano non solo di lavoro, ma soprattutto di salute e sicurezza. E del perché dovremmo batterci tuttǝ perché siano assicurate a ogni lavoratorǝ. Amianto, di Alberto Prunetti, Feltrinelli Editore, 144 p., 11€ Quella raccontata nelle pagine di questolibro(ora alla terza edizione con Feltrinelli) è una“storia operaia”. Èla storia di Renato, il padre dell’autore,esposto per tutta la vita a “buona parte della tavola degli elementi di Mendeleev”, fino a quando una piccola fibra, frutto della combinazione letale di quelle letterine -l’amianto – lo uccide a soli 59 anni. È la storia della ricerca di giustizia per quella morte ingiusta. È la storia di Alberto, che non ha imbracciato la saldatrice- “con quella ti ammali. Non lavorare. Studia” – e di un mondo la cui cifra è il precariato. È la storia di una Toscana meno instagrammabile eppure vera e palpabile, di Follonica, Rosignano e di tutte quelle Ilva a due passi dalle spiagge affollate dai turisti in estate. È una storia intima e personale eppureè la storia di tutti. Che fa ridere, piangere, arrabbiare. Un libro “terribile e bellissimo”, ci dice Valerio Evangelisti nella prefazione.Un testo duro, di fronte al quale a volte la tentazione è di distogliere lo sguardo per non dover vedere, ma che invece ci inchioda, pagina dopo pagina. Ogni giorno 3, di Giusi Fasano, 228 p., 17€ Le persone non sono numeri. Eppure, nell’elencare dati, cifre e statistiche per dare conto dell’enormità del problema delle morti bianche e degli infortuni e malattie professionalisi rischia di ridurre vite, esperienze e soggettività individuali a una massa indistinta e uniforme. Il rischio, ci dice Giusi Fasano, è l’indifferenza, e “che di 3 morti al giorno si finisca per non ricordarne nessuno mai”. Per questo, grazie alle voci e ai ricordi di parenti e amici,illibroricostruisce le storie di 21 di loro, che fanno parte dei 1221 uomini e donne morti nel solo nel 2021.Narrate in prima persona, sono storie che raccontano percorsi diversi in tutta la loro umanità e non solo nell’ottica dell’ultimo fatale momento che quelle vite ha strappato ingiustamente mentre stavano lavorando. Lavoro da morire, AA.VV. Einaudi, 130 p., 14,50€ Il lavoro nel nostro Paese è malato.Di lavoro si soffre, ci si ammala, si patisce la fame, si muore.Undici autori e autrici(tra cui Michela Murgia, Dacia Maraini e Andrea Bajani) e altrettanti raccontidipingono il panorama di “un’Italia sfruttata”, attraverso storie dilavoro nero, disoccupazione, precarietà, morti bianchema anche di ordinaria prevaricazione e precariato, delle ingiustizie di chi il lavoro non lo vede, o non lo vede più, perché madre, omosessuale, sieropositivo. Unlibrocorto eppure densissimo, da cui emergono queiricatti che obbligano donne e uomini ad accettare lavori sottopagati, insalubri, pericolosinon solo per poter mettere il cibo in tavola ma per rispondere a quell’imperativo morale che ancora vorrebbe dirci che non dobbiamo essere choosy ma “abbassare la cresta” e le pretese se vogliamo fare quello che ci si aspetta da noi.Anche se questo ci costa la salute, e a volte la vita. “Tu sei morto per sbaglio”, scrive Bajani nel suo racconto Tanto si doveva, “ma morire si muore sempre per sbaglio, nessuno è mai morto e aveva ragione”.

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