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Baby Erasmus: a Bologna lo scambio didattico è tra piccolissimi

 

Non più solo studenti delle superiori o universitari.Erasmus+, il progetto che permette di partecipare a un programma di studi all’estero riconosciuto dalla propria scuola, nato nel 1987 e al quale oggi aderisceuna media di quasi 20.000 studenti all’anno, apre le porte ai più piccoli. Ilnido comunale Grosso di Bolognaha infatti ospitato 4 bambine e 4 bambini spagnoli per 5 giorni, dall’8 al 12 di aprile 2024. I piccoli, iscritti allaEscuela de Educación Infantil La Julianitadella città di Aracena, in Andalusia, hanno partecipato a svariati momenti ludico-creativi e culturali preparati dalla struttura educativa, insieme a un genitore ciascuno e a 3 insegnanti della scuola andalusa. Tra le attività spiccano una passeggiata naturalistica e una nel centro storico della città, la visita a una biblioteca per bambini e allaChildren’s Book Fairche si è tenuta proprio nelle giornate delBaby Erasmus. Questo progettodi mobilità all’esteroper bambini dai3 ai 6 anni, è stato definito dall’assessore alla Scuola del Comune Daniele Ara, «importante e innovativo, capace di mettere in dialogo i servizi, le famiglie e i bambini accomunati da un’idea di Europa che collabora e investe su un futuro di convivenza e sviluppo sociale». Ed è proprio così perché siamo dinanzi auna grande opportunità di confronto, incremento e accrescimento socioeducativo anche per gli insegnanti,che hanno l’occasione di apprendere e abbracciare altri prototipi educativi per implementare e diffondere una maggiore interculturalità anche a livello formativo. Allo stesso tempo, i bambini coinvolti sono messi in condizione ditessere relazioni con i propri coetanei provenienti da altri Paesiattraverso molteplici attività condivise, grazie a esempio all’utilizzo dilibri per l’infanzia in lingua italiana e spagnola. La differenza linguistica non si è tradotta infatti in un ostacolocome confermato da Alessia Cingolani, pedagogista e responsabile dei progetti internazionali area Educazione del Comune: «i bimbi si sono parlati in italiano e spagnolo, capendosi con grande spontaneità». Un aspetto che conferma quanto spiegato da Patricia Kuhl, professoressa di Scienze del linguaggio e dell’udito e co-direttrice dell’Institute for Learning & Brain Sciencesdell’University of Washington, che durante un TEDx ha sottolineato che la fase di massima attitudine di apprendimento nei confronti di una seconda lingua vada 0 a 7 anni. Il Baby Erasmus bolognese ha dimostrato quindi di funzionare senza intoppi, estendendo anche alle fasce più piccole il principio sul quale anni fa ha gettato le proprie basi e iniziato a crescere, ovvero l’inclusione sociale. L’auspicio è che presto il progetto possa espandersi, permettendo a sempre più bambine e bambini che frequentano l’asilodi recarsi in Spagna o altri Paesi, per vivere un’esperienza di crescita e conoscenza.

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