Lo stiamo notando, ormai da tempo:il cambiamento climatico coincide con l’aumento degli eventi estremi, i quali hanno a loro volta effetti non sempre prevedibili. Man mano che questi fenomeni si verificano, gli studi vengono approfonditi e questo consente di comprendere meglio quanto incidono lealluvioni, lasiccitào ildissesto idrogeologico, ma soprattutto dove. Qualche settimana fa, l’Agenzia nazionale per nuove tecnologie, energia e sviluppo economico sostenibile, Enea, hapubblicato una ricerca sulla rivista internazionaleSafety in Extreme Environmentpermappare il territorio del nostro Paese. Il documento prende in esame il periodo 2003-2020 per quanto riguarda idecessi direttamente causati da eventi meteorologici o idrologici estremi(temporali, alluvioni, dissesti, valanghe). Il risultato è chepiù del 90% dei Comuni italiani sono a rischio di eventi estremi, conoltre 8 milioni di abitanti esposti e una netta prevalenza delle realtà montane. C’è una classifica che considera il numero di decessi e i comuni coinvolti. Al primo posto della triste graduatoria si posiziona ilTrentino-Alto Adigecon 73 decessi e 44 comuni coinvolti, seconda laLombardiasempre con 44 comuni ma 55 decessi, mentre al terzo posto c’è laSicilia(35 decessi e 10 comuni). IlPiemonteè quarto, altra regione piuttosto a rischio, con 34 decessi e ben 28 comuni toccati dagli eventi estremi, poco meglio fa ilVenetocon 29 decessi e 23 comuni, mentre sesto in graduatoria si trova l’Abruzzocon 24 decessi e 12 comuni. Sono tutte regioni classificate come “rosse” nella mappa realizzata da Enea, quindi estremamente a rischio e che raccolgono la maggior parte dei 378 decessi totale in quasi vent’anni (e 247 comuni coinvolti). Seguono, in graduatoria, laLiguriacon 19 decessi e 10 comuni coinvolti, laToscanacon 17 decessi per 7 comuni, l’Emilia-Romagnacon 14 in 12 comuni, quindiCalabria(12 decessi per 10 comuni),Valle d’Aosta(11 su 8),Friuli Venezia Giulia e Marche(10 su 9),Puglia(10 su 8),Campania(5 decessi in 4 comuni),Sardegna(5 su 2) eBasilicata(3 su 2).L’unica regione a segnare uno zero in entrambi i valori è il Molise. Il territorio italiano è certamente molto variegato e per questo è anche complicato da controllare.A patire di più, stando alla ricerca di Enea,sono però i comuni di montagna, circa il 50% del totale. Si nota poi un altro dato da interpretare, perchéfra le vittime ci sono 297 uomini e 81 donne. Secondo Claudia Dalmastri, co-autrice dello studio insieme alla ricercatrice di Enea Raffaella Uccelli, «la disparità fra i sessi potrebbe essere collegata, almeno in parte, a diversi stili di vita, alle attività svolte, agli spostamenti casa-lavoro e ai tempi diversi trascorsi all’aperto». La ricerca di Enea serve a inquadrare il problema, per concentrare le risorse sulla prevenzione nelle aree più a rischio. In questo senso la mortalità è il dato individuato per comprendere l’impatto diretto sulla popolazione residente. «Gli eventi meteo estremi – ha spiegato Raffaella Uccelli –stanno aumentando di frequenza e intensità a causa dei cambiamenti climatici, con conseguenze drammatiche su territori e popolazioni, in particolare over 65,la cui percentuale in Italia è aumentata del 24% in 20 anni». L’idea, quindi, è indirizzare l’azione dell’amministrazione pubblica verso le considerate più a rischio, non tanto dalla politica quanto dai numeri.
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