Categories: Diritti

Germania: una commissione indipendente chiede di decriminalizzare l’aborto

 

In Germania abortire è reato. Un anacronismo dovuto a unalegge penale vecchia oltre 150 anni. A chiedere di cambiarla è ora una commissione indipendente che ha pubblicato un rapporto in cui raccomanda didecriminalizzare l’abortonelle prime 12 settimane di gravidanza. Oggil’interruzione di gravidanzaentro questo limite di tempo viene ampiamente praticata grazie a una disposizione che consente alle donne diabortire soltanto dopo aver ottenuto una consulenzacon uno dei centri riconosciuti dallo Stato (lalegge parladi “centri di consulenza per i conflitti in gravidanza”) e dopo aver atteso almeno 3 giorni dall’esito dell’incontro. Secondo i dati forniti dall’associazionePro Familia,oltre il 96% degli aborti in Germaniaverrebbeeseguito con questa procedura, mentre gli altri casi sarebbero riconducibili alle altre eccezioni previste dalla legge per le vittime di stupro o nei casi di pericolo di vita per la donna. L’intervento di unacommissione indipendenteè stato richiesto l’anno scorso dal Governo di coalizione di centro-sinistra guidato dal cancelliereOlaf Scholz, che raccoglie i Socialdemocratici, i Verdi e i Liberali, per delineare unapossibile riformadella controversa normativa che regola l’aborto. Una necessità indicata anche nell’accordo di coalizione firmato dai partiti al Governo. Nelrapporto pubblicatolunedì la commissione,formata da 18 donne esperte in materia di medicina, psicologia e diritti riproduttivi, ha espresso una posizione netta: la Germania dovrebbe eliminare qualunque restrizione al diritto diabortire entro le prime 12 settimane di gravidanza. Quanto alle ultime fasi, le esperte raccomandano di mantenere il divieto di interrompere la gravidanza dopo il momento in cui il feto ha delle significative possibilità di sopravvivere al di fuori dell’utero (la cosiddetta “viability”) che si ritiene raggiunto generalmente intorno alle 22 settimane di gravidanza. Mentre per il periodo compreso tra le fasi iniziali e quelle finali della gravidanzala valutazione viene rimandata a una scelta politica. Pur non essendo vincolante, il rapporto denuncia in modo evidente cheuna legge restrittiva come quella tedesca “non è sostenibile”. E per il governo tedesco sarà difficile non tenerne conto, anche perché la recente decisione dellaFranciadi inserire il diritto di abortire nella propria costituzione e la risoluzione delParlamento europeoche chiede di aggiungere l’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Ue sono ulteriori segnali di come la spinta europea stia andando verso una maggiore garanzia dei diritti riproduttivi. Frauke Brosius-Gersdorf, professoressa di diritto dell’Universität Potsdamche ha lavorato nella commissione, ha sottolineato chedecriminalizzare l’aborto «non è soltanto una formalità, ma puoi immaginare che fa una grande differenza per le donne coinvolte, quelle che si trovano a considerare se richiedere un aborto, se quello che stanno facendo è giusto o sbagliato». Chi non ha gradito queste raccomandazioni, invece, sono stati ipartiti diopposizionecome i conservatori di ispirazione cristianaCdu-Csue il partito di estrema destraAfD. Questi partiti sostengono chele norme in vigore offrono una protezione necessaria per il nascituroe che, comunque, sono estremamente rari i casi in cui le donne sono state processate per aver abortito. Anche laChiesa cattolica, tradizionalmente contraria alla liberalizzazione dell’aborto, hacondannatole posizioni delle esperte. La presidente del Comitato centrale dei cattolici tedeschi (ZdK) ha definito la proposta inaccettabile perché«significherebbe la fine di un concetto chiaro di protezione della vita». Ilministro della Salute, Karl Lauterbach, ha avvertito che questa non deve essere l’occasione per accendereun dibattito sulla legittimità dell’aborto: «Quello di cui non abbiamo bisogno in Germania è un altro dibattito che divida la società», ha detto. E anche se lo stesso Lauterbach ha riconosciuto lanecessità di un intervento immediato, non è ancora chiaro come e quando il Governo intenda procedere.

Redazione

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