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La Gen Z è più attenta a evitare gli stereotipi di genere in famiglia

 

Quanto siamo condizionati dagli stereotipi di genere a casa, nello studio, nel lavoro e nel tempo libero? È ciò che si è chiestoHenkel Italia,l’azienda attiva nel settore chimico, della cura dei capelli, del bucato e della pulizia della casa, che insieme aEumetraha realizzatola seconda edizione dell’OsservatorioGenere e Stereotipi. La ricerca ha coinvolto un campione di 2.000 persone tra i 18 e i 55 anni, parte della community diDonnaD,Amica Fidata, il magazine online diHenkel Italia. Quest’anno, a differenza della scorsa edizione, l’azienda ha previsto anche un approfondimento su 100 casi tra i 15 e 25 anni rappresentativi della Gen Z, che «non è la generazione preponderante in azienda, ma è molto importante e mostra dati incoraggianti», spiega Maria Panajia, presidente e amministratrice delegata diHenkel Italia. Per quanto riguarda la scuola, secondo i dati emersi, almeno uno tra gli indirizzi di istruzione superiore hauna connotazione di genereper il 52% delle donne e il 64% degli uomini. Lo stesso vale per le facoltà universitarie (30% delle donne vs 46% degli uomini). Vale la convinzione, secondo quanto emerge, che maschi e femmine abbiano “predisposizioni diverse”: lo sostiene il 53% degli uomini, il 52% delle donne, il 45% deiragazzie il 38% delle ragazze della Gen Z. Oppure “capacità pratiche” diverse per il 43% degli uomini, il 33% delle donne, il 42% dei ragazzi della Gen Z e il 32% delle ragazze. O ancora per “capacità cognitive diverse”: lo crede il 27% degli uomini, il 26% delle donne, il 33% dei ragazzi e il 25% delle ragazze della Gen Z. Le materie Stem, inoltre, continuano a essere ritenute più indicate per la popolazione maschile. Per quanto riguarda il lavoro,il 62% delle donne ritiene che esistano professioni per uomini e altre per donne, sintomo diuno stereotipo di genere così interiorizzatoche è difficile rendersene conto.Il 56% delle donne ritiene di avere una retribuzione bassa rispetto ai colleghi uominie solo il 38% delle lavoratrici pensa di ricevere uno stipendio equo. Ma 7 donne su 10 non hanno mai chiesto una promozione o un aumento e 8 su 10 non si sono mai proposte per una nuova mansione. Anche questo è sintomo di uno stereotipo di genere interiorizzato. Guarda tutte le immagini della gallery>1/3 2/3 3/3 Ildivario di genere, però, è anche nelle percezioni:il 33% delle donne dichiara di aver dovuto dare priorità alla famigliaa discapito della carriera,contro il 25% degli uominiche afferma di aver fatto delle rinunce in questo senso,ma solo il 5% è rimasto a casa. Una sorta diipocrisia maschileche potrebbe provenire dai modelli organizzativi della famiglia d’origine che prevedono una separazione dei compiti tra uomini e donne in base al loro genere. In casa, infatti, i ruoli sono ancora definiti in questo senso: le donne, confermano i dati, continuano a sostenereil peso maggiore dei lavori domesticie della cura della famiglia, mentre gli uomini hanno ancora un ruolo decisivo nelle questioni finanziarie ed economiche. Il 67% delle donne, mostrano i dati dell’Osservatorio, accompagna i figli dai pediatri, il 75% tiene i contatti con la scuola.Il 38% degli uomini intervistati dice di fare le pulizie con la partner,ma solo il 23% delle compagne lo conferma. Il divario di genere si incontra anche nella gestione del denaro: solo in 1 famiglia su 3 i partner contribuiscono in modo paritario al reddito, conil 37% degli uomini che dice di occuparsi in via esclusiva dei rapporti con la banca. Un dato cresciuto di 14 punti percentuali rispetto al 2022. Il 38% degli intervistati sostiene di gestire da solo le bollette e le altre spese della casa (+18 punti rispetto a due anni fa). La gestione economica dei soldi incontra stereotipi di genere fin da quando siamo piccoli:il 64% dei maschi dice di ricevere la paghetta contro il 53% delle femmine. Dai dati dell’Osservatorio emerge che il peso nella gestione delle attività in casa sarebbe motivato dal differente contributo al reddito famigliare, conil 18% degli intervistati che ritiene che chi guadagna di più(l’uomo nel 64% dei casi)influenzi le decisioni economiche della famiglia. Da questa tendenza, però,si dissocia l’80% della Generazione Z,che crede in una divisione paritaria dei compiti in famiglia. Ciò accade nonostante gli stereotipi di genere influenzino anche l’educazione dei figli:il 47% dei papà è condizionato nelle scelte dei giocattoli per i propri bambini, contro il 62% delle mamme che ritiene che i giocattoli non abbiano genere. Il 66% dei padri non regalerebbe una bambola a un figlio.Il 68%degli uomini intervistati, però,ritiene necessario impegnarsiperché tutte le attività di casa siano insegnate ai figli a prescindere dal genere. Un dato che, tra i rispondenti della Gen Z, sale al 100%. In questo senso le aziende «hanno un ruolo sociale, la sostenibilità deve essere non solo economico finanziaria, ma anche sociale – spiega Panajia – In Henkel da sempre portiamo avanti un impegno tangibile per favorire la concreta alla parità di genere. A questo propositoabbiamo esteso il congedo parentale per i neopapà, portando a un totale di 8 settimane, retribuite al 100%. Un significativo impegno per permettere ai padri di essere parte della vita dei loro figli fin dall’inizio, un desiderio sentito e sempre più espresso dalle giovani famiglie».

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