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L’amicizia di due bambini a Gaza, oltre l’odio e la guerra tra popoli

 

Il suono delle mitragliatrici si sente sin da subito, dai titoli di testa.Striscia di Gaza, 2003: sono ancora presenti insediamenti israeliani.L’undicenne Mahmud(Marwan Hamdan), come tanti altri bambini palestinesi,cerca di portare avanti una vita il più possibile normale.Dopo la scomparsa del padre (ritenuto dagli altri un martire, ma su questo vi invitiamo a fare attenzione a uno specifico dialogo con la mamma), si prende cura della giovane madre Farah (Lyna Khoudri) e gioca a“Israeliani contro Palestinesi” con gli amici, anche sela sua grande passione è il surf, uno sport che rappresenta una speranza alla quale il ragazzino si aggrappa con tutto se stesso. Liberamente ispirato al romanzoSulle onde della libertàdi Nicoletta Bortolotti (edito da Mondadori),I bambini di Gaza – Sulle onde della libertàdiLoris Laiè un film che attraverso la quotidianità vissuta e vista, in particolare dalla fascia più giovane della popolazione, riesce a restituire la dimensione diuna realtà fatta di continui bombardamenti, mixata al desiderio di normalità, ai sogni a occhi aperti o gli incubi dei più giovani. La passione di Mahmud per il surf è condivisa da un coetaneo israeliano, Alon(Mikhael Fridel). Durante il loro primo incontro sulla spiaggia la curiosità è reciproca, ma anche la diffidenza, non ancora dettata dal conoscere la provenienza, ma ‘semplicemente’ dalla paura dell’altro. Qualcosa muta grazie all’incontro con Dan (Tom Rhys Harries), un ex campione di surf dipendente dagli antidolorifici, la cui carriera è stata stroncata da un infortunio. Alla fine tra i due, o meglio tre,nascerà un’amicizia solida e profonda. Oggi,dopo l’attacco diHamasdel 7 ottobre 2023(verificatosi poco dopo il completamento delle lavorazioni),questa storia risuona ancora più potentesul piano del messaggio-e non in un’ottica moralistica, così come risuonano attualissimi alcuni dialoghi come questo tra Alon e il padre: A: «Mi dici perché gli arabi ci odiano?» Padre: «Ci odiano perché pensano che gli abbiamo rubati la loro terra». P: «Loro ci hanno attaccato per primi. Noi ci siamo guadagnati la terra difendendoci. Oltretutto, questa è la terra promessa e noi siamo il popolo eletto. È sempre stata nostra, per diritto di sangue». A: «E se il loro modo di interpretare Dio fosse quello giusto?» …. come prosegue questo botta e risposta vi invitiamo ad ascoltarlo recandovi al cinema (dal 28 marzo in sala). Quest’opera primanon edulcora la realtà, mostra come possa esserci ‘cattiveria’ anche in un’amicizia tra coetanei solo perché non si sa andare oltre ciò che si è sempre saputo dell’altro (un caro amico di Mahmud, Jamil interpretato da Qassem Qadah, assumerà un atteggiamento di gelosia per poi sfociare in altro nel gruppo); come ci siano ibambini soldatoe come si possa provare a ragionare con la propria testa e col cuore. La macchina da presa ci fa correre ‘insieme’ per scappare dai bombardamenti e, al contempo, ci porta sulle onde in attesa del vento dell’ovest. Il regista durante la lavorazione ha cercato di garantire autenticità alla storia sin da subito, scegliendo propriobambini palestinesi come protagonisti.Una decisione che, come immaginabile, non è stata libera da complicazioni. «Abbiamo svolto in Palestina l’intero casting dei bambini protagonisti. Tra maggio e luglio 2022 le nostre ricerche si sono concentrate in Cisgiordania e in particolare tra le città di Tulkarem e Jenin. Tutto procedeva, ma un problema molto serio si stava delineando, e cioè quello di ottenere i documenti necessari per fare arrivare in Tunisia i nostri quattro bambini palestinesi e alle loro famiglie, tutti in possesso unicamente di passaporto israeliano, non sufficiente per entrare in Tunisia. Un’opzione percorribile era quella di un“visto” speciale rilasciato a palestinesi con passaporto israeliano, ma questa strada ha trovato barriere burocratiche insormontabili. Allora si è provata la via del passaporto palestinese per i residenti a Gaza e Cisgiordania, ma per questo c’era bisogno della firma del presidente Mahmūd Abbās, che però in quei giorni si trovava a New York». Dovendo aspettare il suo rientro, e non essendo certo avrebbe firmato i visti, il rischio di non rispettare la data stabilita per l’inizio delle riprese, e di dover rifare un casting con bambini non palestinesi era altissimo ma fortunatamente alla fine la telefonata tanto attesa è arrivata, e con essa i visti che hanno permesso alfilm di essere girato con i volti che il regista aveva scelto. I bambini di Gazaè un’opera che, assumendo in particolare ilpunto di vista e le domande dei più piccoli, ricostruisce ciò che effettivamente accade su quel territorio, restituendo il desiderio di una terza via tra il bianco e il nero, tra uno che vince sull’altro. Lo spettatore conosce Mahmud a cavallo della sua bici, che lo introduce nel viaggio: «A Gaza non c’è niente di bello come si vede nei film, le onde non sono grandi come quelle delle Hawaii o delleCalifornia… a volte capita di prendere un’onda gigantesca e ti sembra di volare per questo il surf è meno importante del calcio. Come puoi preoccuparti di qualcosa mentre stai volando?». Il film è piaciuto molto anche a Papa Francesco, che ha commentato: «con le voci piene di speranza dei bambini palestinesi e israeliani sarà un grande contributo alla formazione i fraternità, l’amicizia sociale e la pace».

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