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Sharenting, uno strano verbo e una pericolosa abitudine

 

Condividere è una cosa bellissima.Condividere vuol diredividereinsiemecongli altri. Ecco alcune cose speciali da condividere nel corso degli anni: la merenda e i pidocchi alla scuola materna, le risate e un po’ meno pidocchi alla scuola elementare, i batticuori alle medie, le notti al chiaro di luna alle superiori, le lacrime e il sugo all’università, la vita con dei figli, dopo. Una cosa che non si dovrebbe condividere, però, è la vitadeifigli.O perlomeno, non si dovrebbe condividerecome lo facciamo adesso noi grandi.Ti spiego: guardare crescere un bambino è lo sport preferito di tutti i genitori, da sempre. Cambiate così in fretta che facciamo di tutto per fermare il tempo: scattiamo foto, giriamo video e scriviamo sul calendario le vostre grandi conquiste. Se fino a qualche anno fa, le foto finivano tutte stampate in un album e i video si guardavano una volta ogni tanto,adesso le immagini girano, schizzano, volano e restano sospese nella grande nuvola di internet. Noi non le guardiamo quasi mai ma milioni di sconosciuti possono prenderle, scaricarle, modificarle e farci quello che gli pare. Voiche siete i piccoli della Generazione Alpha, cioè nati dopo il 2012,siete arrivati sulla terra che internet era già dappertutto. Quando siete natiesistevano già i social networke i vostri genitori ne hanno approfittato per condividere con amici, parenti e sconosciuti vicini e lontani tantissime vostre foto. Migliaia di foto. Si calcola che,nei primi tre anni di vita, un bambino abbia già 1500 immagini di sé pubblicate sui socialdai genitori. Altro che album di figurine! Questa condivisione grandissima di foto e video che riguarda i figli si chiamasharenting, una parola inglese che mischiashare(condividere) eparenting(fare il genitore). Spesso lo sharenting nasce solo dalla voglia dimostrare con orgoglio il proprio pupettoma altrettantospesso serve a farci comprare cose: creme, vestiti, cibo, ecc. I figli, insomma, vengono usati per fare dellapubblicitàin cambio di soldini dati ai genitori. Oltre alle foto, senza neanche rendersene conto,i genitori condividono col mondo un numero altissimo e molto prezioso di informazioniche riguardano i loro figli: il nome e il cognome, le malattie, i gusti e le abitudini, i luoghi frequentati spesso. Quante volte vi abbiamo detto: «Non parlare agli sconosciuti»? Ecco, noi grandi non capiamo che postare tutte quelle foto, quei video e quelle informazioni è come raccontare i vostri segreti più segretissimi a centinaia, migliaia, milioni dipersone che non conoscete ma che hanno l’impressione di conoscere voi. Alcuni di loro possono essere semplici spettatori ma altri possono avere bruttissime intenzioni. In vari Paesi del mondo e finalmente anche in Italia,i politici stanno cominciando a votare delle regole per limitare losharentinge proteggere i bambini di oggi e gli adulti di domani. I Italia, 4 politici di sinistra hanno appena fatto unaproposta di leggeimportantissima per tutelarvi. Prima di tutto, voglionoridurre tantissimo la possibilità di postare foto di bambini sotto i 14 anni.Eh sì! Siamo tutti d’accordo che il consenso sia molto importante, e bisogna sempre chiedere alle persone se vogliono o meno fare una cosa, fin da piccole. E allora perché regaliamo al mondo, agli sconosciuti, così tante informazioni private sui nostri bambini senza il loro permesso? Stiamo osservando solo ora glieffettidello sharenting sulla mente dei bambini quando crescono e non sono per niente belli.I ragazzi e le ragazze non si riconoscono nelle foto postate dai genitori, spesso buffe, intime o un po’ ridicole, e sono a disagio con tutti i commenti degli sconosciuti e con le prese in giro dei propri compagni e compagne. È per questo che la nuova proposta di legge vuole rendere possibile quello che si chiamadiritto all’oblio, e cioè il diritto a essere dimenticati cancellando tutte le foto e i video postati in passato dai genitori. La proposta di legge vuole anchefare in modo che i genitori non si arricchiscanousando i bambiniper fare pubblicità.La pubblicità non è sbagliata, e usare dei minori può essere necessario, ma come per i film vanno considerati come piccoli attori con dei contratti, dei diritti e dei guadagni. Non come pupazzi dei loro genitori. Queste leggi sono molto importanti perché ci obbligano ad avere un’educazione digitaleche i nostri genitori, i tuoi nonni, non avevano gli strumenti per darci. Nel vasto mare di internet navighiamo a vista perché tutto cambia molto in fretta. Però, come su una barchetta in mezzo al mare, è a voi che va messo il salvagente per primi.

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