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Hong Kong approva una nuova legge per reprimere il dissenso

 

Il 23 marzo aHong Kongentrerà in vigore unanuova legge sulla sicurezza nazionaleche imponeulteriori restrizioni al dissenso politico nel Paese. L’Articolo 23,votatoall’unanimità dal Consiglio legislativo, conferisce al governo nuovi poteri perintervenire contro presunte azioni di tradimento, spionaggio e sedizione, ora punibili anche con l’ergastolo. La misura rafforza quanto stabilito dalla Legge sulla sicurezza nel 2020, chevieta qualsiasi atto di sovversione e cospirazione nei confronti di Hong Kong, la regione amministrativa speciale su cui laCinaesercita propri poteri militari e di influenza politica. La nuova legge può essere applicata anche su persone e imprese che si trovano all’estero, una mossa che secondo i critici la Cina vuole utilizzare per individuare e criminalizzare gli attivisti filo-democratici presenti anche al di fuori dei propri confini. L’Articolo 23 prevede che coloro che saranno giudicati colpevoli di sedizione potranno scontare unapena detentiva aumentata da 2 a 7 anni. Gli anni di carcere possono arrivare fino a 10 se si scopre che i presunti autori hanno portato avanti il reato con il supporto di un Paese straniero. Chi possiede “pubblicazioni con intento sedizioso” rischia fino a 3 anni, mentre chi è condannato per violazione dei segreti di stato o spionaggio potrebbe affrontare rispettivamente 10 e 20 anni di reclusione. Dall’inizio delle proteste pro-democrazianel 2019 a Hong Kong sono stati arrestati circa 10.000 dissidentie molti di loro sono scappati oltre confine per sfuggire alla repressione. Il 10 dicembre 2023, giorno delle elezioni governative, a Hong Kong si sono verificati gli ultimi 7 arresti degli oppositori politici del governo. Le accuse sono di “incitamento a non votare o di voto non valido”. Per riuscire ad arrestare altri 5 attivisti che vivono tra Regno Unito e Usa accusati di aver attentato alla sicurezza nazionale, il governo ha offerto 1 milione di dollari ognuno. Ora che l’Articolo 23 è legge, Onu e Unione europea hanno espresso il loro timore per un’ulteriore messa all’angolo dei diritti civili. La direttrice diAmnesty Internationalper la Cina, Sarah Brooks, ha detto che «L’approvazione di questa legge invia il messaggio più chiaro finora:il desiderio delle autorità di Hong Kong di soddisfare la volontà di Pechino supera qualsiasi impegno passato sui diritti umani». Ma il Consiglio di Stato cinese che amministra Hong Kong ha fatto sapere chela legge “garantirà la prosperità e la stabilità”del Paese e tutelerà gli interessi degli investitori stranieri, la democrazia e la libertà.

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