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L’immigrazione fa crescere l’America post-Covid

 

Se non fosse perl’immigrazione, probabilmentel’Americacontinuerebbe a vedere la propria popolazione in costante diminuzione. E invece le persone che arrivano dall’estero stanno trainando con forza la crescita urbana degliStati Uniti, messa a rischio dalla pandemia di Covid-19 in poi. A dirlo sonoi nuovi numeri dell’ultimo censimento:pubblicati giovedì scorso dalCensus Bureau, sono riferiti a un periodo di rilevazione che si è concluso nel giugno del 2023 e non fanno distinzioni tra migranti regolari oppure presenti “illegalmente” sul territorio, più difficili da misurare. In ogni caso, come sottolinea un articolo di Paul Overberg e Michelle Hackman sulWall Street Journal, il documento ha mostrato che durante tutto l’anno appena trascorsol’immigrazioneha vissuto un notevole incremento del 15% nelle prime 50aree metropolitane americanee questo ha portato a consistenti benefici demografici. Zoomando con la lente d’ingrandimento sulle tre maggiori aree metropolitane del Paese, nel dettaglio si scopre in particolare chele perdite di popolazionesono continuate ma che comunque si sono ridotte: quella diNew York Cityper esempio ha visto gli abitanti calare di 66.000 unità (-0,3%), mentre Los Angeles e Chicago hanno registrato rispettivamente un -0,6% e un -0,2%. Queste zone, ovvero le classicheconteedelNuovo Continente, in particolare hanno guadagnato a livello nazionale122.000 abitanti, pari allo 0,1% del totale, nel 2022. Si tratta di un primo timido segnale, dunque, ma ben presente e rilevante e soprattutto opposto alla lieve flessione dell’anno prima ancora. Non solo, successivamente nel 2023le persone giunte dall’esterohanno raggiunto quota 566.000, facendo segnare proprio il suddetto 15% di aumento su base annua. D’altra parte, dalla notte dei tempi,le cittàrappresentano una sorta di miraggio paradisiaco per chi arriva dalleperiferieo da località meno floride economicamente – come la storia dellemigrazioni interne italianedovrebbe insegnare -, perché da sempre offronoopportunità lavorativee occasioni di dare una buonacasaalla propriafamiglia. Nel complesso, dai dati a disposizione,l’immigrazioneemerge come il principale fattore che ha rallentato o invertito la diminuzione di abitanti e residenti nelle grandi metropoli del nord-est e del Midwest. Infatti a causa delCoronavirusera inevitabilmente cominciata una sorta di esodo delle persone. Certamente i centri urbani degliStati Unitinon sono ancora riusciti a recuperare dal “deflusso” subito in questi quattro anni difficili, segnati dall’esperienza delCovid-19. La stessaNew Yorkl’anno scorso aveva mezzo milione di abitanti in meno, considerando come termine di paragone il periodo pre-pandemico.San Franciscoinvece ne ha persi 65.000. Al contempo peròl’immigrazioneha contribuito per il 70% alla crescita dello 0,5% degli Stati Uniti nel 2023, un valore corrispondente a 1,6 milioni di persone. Questa cifra tra l’altro potrebbe raddoppiare se fosse possibile quantificare la presenza degli immigrati irregolari. Ad ogni modo le caratteristiche di queste tendenze e quindi il contributo delle persone dall’estero potrebbero finire per avere un grosso peso nel percorso che porterà alle prossime votazioni per eleggere il nuovoPresidente degli Stati Uniti. Ma in realtà la situazione americana dovrebbe far riflettere tutto l’Occidente sul valore dell’immigrazione, specialmente quando si corre il rischio di analizzare questi fenomeniin maniera troppo spicciola e populista.

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