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AI: chi ha un ruolo di leadership vive più a lungo

 

Le persone che svolgono una professione in cui ricoprono il ruolo dileaderhanno un’aspettativa di vita più alta. Ad affermarlo è lo studioUsing sequences of life-events to predict human lives, pubblicato di recente suNature Computational Sciencesu un campione di individui dietà compresa tra i 35 e i 65 anni. Queste persone avevano chiesto aLife2Vec, unsistema diintelligenza artificialesviluppato dairicercatori dellaTechnical University of Denmark, diprevedere chi sarebbe sopravvissuto. Quello che è emerso è chei fattori che possono condurre più facilmente a una morte prematura sono l’essere maschio, avere un disturbo mentale e un reddito basso. Al contrario, ciò che può influenzare in modo positivo le aspettative di vita è proprio il lavoro: in particolare,chi ha un ruolo dileadershipè più incline a vivere di più. In effetti, la carriera professionale di un individuo, insieme con lo stile di vita, ha un impatto significativo sulla sua longevità. Lo evidenzia ilrapporto annuale dell’Inps del 2023, secondo cui, in media,un operaio ha una durata di vita inferiore di ben 5 anni rispetto a una persona che ha un incarico dirigenziale. Life2Vecriesce così a prevedere l’aspettativa di vita: si tratta di un sistema basato su unalgoritmo in grado di individuare l’anno e i motivi della morte di un individuo con un’accuratezza pari al 78%. Attraverso unarete neurale dideep learning,Life2vecriesce a esaminare l’evoluzionee laprevedibilità delle vite umanepartendo da una serie didati relativi alle caratteristiche sociodemografiche della popolazione. Questo modello, che opera grazie a un sistema simile a quello diChatGPT, è in grado diorganizzare sistematicamente le informazioni e di prevedere lo sviluppo lineare degli eventi nella vita di un individuo. La tecnologia è stata addestrata sulla base di sequenze di eventi dettagliate e riesce ad analizzare dati complessi. Il beneficio potrebbe riguardare settori come lasalute pubblicaoaspettisociali:le ricerche sono state effettuate attingendo a unset di dati di tutta la popolazione della Danimarca (16 milioni di persone)che includeinformazioni sugli eventi della vita relativi a istruzione, occupazione, reddito, indirizzo e orario di lavoro, i quali sono registrati quotidianamente. Sono presenti inoltre dati relativi alleinformazioni sanitarie: queste comprendono registrazioni di visite a operatori sanitari o ospedali, diagnosi, tipo di paziente e urgenza. Il modello, per la verità, sembra essere talmente all’avanguardia chepermette di prevedere diversi aspetti della vita umana, che vannodalla mortalità precoce alle sfumature della personalità. L’apprendimento profondo e automatico, basato appunto sull’AI, consente ai ricercatori discoprire potenziali meccanismi che incidono sui risultati della vita, nonché le possibilità associate per interventi personalizzati. Come si legge inun articolo diSecureNews, secondoSune Lehmann, una delle autrici dello studio, «scientificamente, quello che è interessante, non è tanto la previsione in sé, mavedere come i dati riescono a fornire risposte precise». I ricercatori, infatti, hanno scoperto chele previsioni diLife2vecsono più accurate dell’11% rispetto a quelle di qualsiasi altro modello diAI utilizzato per prevedere le aspettative di vita. Una importante applicazione diLife2vecpotrebbe essere proprio quella dipotenziare quell’aspetto che fa riferimento agli elementi che aiuterebbero le persone a vivere più a lungo e meglio(questo è già in parte sviluppato, considerando che il reddito e la carica dileadershipsono già emersi come cruciali per una vita più prospera). Sembra che le potenzialità e le possibili applicazioni, dunque, siano molto ampie. Tuttavia, da tenere in considerazione sono anche le questioni etiche, chestanno preoccupando alcuni esperti.Youyou Wu, Psicologa dell’University Collegedi Londra, avverte che l’impiego di algoritmi per anticipare eventi futuri, se utilizzato in modo inappropriato o con l’obiettivo di influenzare decisioni che incidono sulla sicurezza sociale e professionale delle persone coinvolte, potrebbegenerare conseguenze negative. Al momento questi test, seppur già così precisi,sono interessanti sociologicamente per misurare limiti e intenzioni degli esseri umani. «Anche se utilizziamo la previsione per valutare la validità di questi modelli,lo strumento non dovrebbe essere usato per effettuare previsioni su persone reali», è il pensiero diTina Eliassi-Rad, Professoressa di Informatica presso laNortheastern University. Per ora nessuno dei partecipanti alla ricerca ha avuto accesso ai risultati delle previsioni e il sistema di AI non è stato ancora messo a disposizione dei cittadini.

Redazione

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