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Meno consumi e temperature miti: l’Italia riduce le emissioni di CO2 dell’8%

 

Acqua, vento, sole, temperature miti legate alla crisi climatica e comportamenti degli italiani più attenti a ridurre i consumi sono tutti fattori chenel 2023 hanno contribuito a un calo delleemissionidi CO2 in Italia. E soprattutto ad attingeremeno allefonti fossili,quelle che contribuiscono al surriscaldamento globale in maniera più forte: nel nostro Paese infattilo scorso anno la domanda coperta da fonti fossili è risultata al minimo degli ultimi 50 anni. I dati sono forniti dalnuovo rapporto Eneasul sistema energetico italiano. Secondo i ricercatori nel 2023 c’è statoun forte calo delle emissioni di anidride carbonica pari al -8%e una nuova riduzione dei consumi di energia primaria (-2,5%), di poco inferiore a quella generale dell’Eurozona (-3%). A cosa è legata la diminuzione delle emissioni di CO2? Fondamentalmente al minor utilizzo di fonti fossili: i tre quarti del calo si osservano per esempio nei settori “Ets” (generazione elettrica e industria energivora), le cui emissioni sono stimate in calo del 16%. Poi, grazie alcomportamento più attento degli italiani e alle temperature più miti, c’è stata unacontrazione dei consumi di gas nel settore civile, le cui emissioni sono stimate in calo del 3%. «Più nel dettaglio, il 70% della riduzione delle emissioni riguarda il settore elettrico, in gran parte per fenomeni congiunturali come il ‘riaggiustamento’ del mix delle fonti dopo le tensioni del 2022 sui mercati dell’energia. Infatti, l’aumento dell’intensità carbonica registrato nel 2022 si è dimostrato un fenomeno temporaneo per un insieme di fattori: è risalita la produzione idroelettrica (+10 TWh dal minimo storico del 2022), è diminuita la produzione da gas (-25 TWh), è cessato il programma di massimizzazione dell’utilizzo di carbone (-9 TWh) e dell’olio combustibile, mentre l’import elettrico (+8 TWh) ha raggiunto un record storico», spiega Francesco Gracceva, ricercatore a guida del report. Enea sottolinea poi alcuni aspetti interessanti legati alle fonti fossili:il petrolio per esempio è tornato prima fonte energetica (35% del totale)ma “nell’insieme la quota di domanda coperta dalle fonti fossili – petrolio, gas e carbone – ha segnato il minimo degli ultimi 50 anni (71%)”. Più in generale, si legge nello studio, “il calo della domanda è legato prevalentemente a fenomeni non strutturali, come la diminuzione dei consumi di gas per riscaldamento nel primo trimestre 2023, dovuti a un inverno molto mite, al Piano nazionale di contenimento dei consumi e ai prezzi dell’energia ancora alti, ma anche alla contrazione della produzione industriale che ha toccato punte quasi drammatiche in alcuni settori energivori, scendendo sotto i livelli del 2020”. Rispetto ai livelli pre-crisil’unico settore che appare in controtendenza è quello dei trasporti:in questo caso la domanda di energia è tornata a crescere soprattutto sullaspinta del comparto aereo (+20%), dato che rispetto alla pandemia sono tornati i viaggi. Fra i dati più positivi e importanti c’è poi laspinta dettata dalle rinnovabili come eolico e fotovoltaico che hanno toccato un nuovo massimo storico arrivando a coprire il 17,5% della domandasu base annua, questo grazie alla crescita della capacità installata. «Questo trend di crescita rappresenta il principale, se non l’unico, driver virtuoso per la decarbonizzazione in atto», ricorda Gracceva. «La diminuzione dei consumi è il risultato di un minor impiego di fonti fossili come gas (-10%), carbone (-30%) e petrolio (-2%), compensato solo parzialmente dalla maggiore produzione di energia dafonti rinnovabili(+13%) e dalle importazioni di elettricità, salite al massimo storico (+19%)». Sempre Gracceva chiosa poi spiegando come «per i prossimi anni è prevedibile che il trend positivo di decarbonizzazione continui nel settore della generazione elettrica, sebbene a ritmi più contenuti al netto dei fattori congiunturali che hanno caratterizzato il 2023.Resta comunque difficile realizzare quel tasso di riduzione delle emissioni, intorno al 5% medio annuo,necessario per raggiungere il target di decarbonizzazione atteso al 2030».

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