Il primo aprile 2023celebritiesdeaths.com, sito dedicato agliaggiornamenti sulle morti di persone famose,aveva dato la notizia della morte del presidente degli Stati UnitiJoe Biden;a novembre 2023, il sito pakistanoGlobal Village Spacetitolava: “Lo psichiatra del Primo Ministro israeliano si suicida”. Naturalmente Biden è vivo e vegeto e non risulta che Netanyahu sia in cura da uno psichiatra. Infatti, la fonte della prima notizia era un tweet,uno scherzo,di pessimo gusto,apparso suTwitterin occasione del primo aprile, mentre la seconda era unarticolo satiricopubblicato suLegalienatenel 2010. Non a caso, siacelebritiesdeaths.comcheGlobal Village Spaceappaiono nellalista degli oltre 700 siti di notizie generati con l’intelligenza artificialesenza praticamentenessuna supervisione umanaidentificati daNewsguard. La creazione di contenuti informativi (o che pretendono di essere informativi) da parte di chatbot e algoritmi è al centro anche del braccio di ferro traOpenAIe ilNew York Times, dopo che a dicembre il quotidiano newyorkese ha accusato la società creatrice diChatGPTdi averutilizzato senza permesso milioni di articoli protetti da copyright per addestrare l’AI, che avrebbe poi utilizzato intere parti di testo per rispondere agli utenti. Secondo quanto riportato daReuters, nei giorni scorsiOpenAIha girato le carte in tavola, chiedendo ai giudici federali di rifiutare una parte delle accuse delNew York Timessostenendo chela testata avrebbe “ingannato” l’AI conprompts(indicazioni per l’intelligenza artificiale)pretenziosi e insistenti per ottenere prove fuorvianti a favore dell’accusa. Inoltre, ha detto il portavoce di OpenAI, «ilTimesnon può impedire che l’AI acquisisca conoscenza a proposito dei fatti che accadono, proprio come altri giornali non possono impedire al Times di riportare storie che non ha investigato in prima persona». Un’affermazione che va a toccare un nervo scoperto dell’utilizzo dell’AI nella circolazione di notizie, non solo perchéi giudici che stanno analizzando il caso non hanno ancora definito se l’utilizzo di testi protetti dal diritto d’autore per addestrare gli algoritmi sia effettivamente illegittimo, ma anche perché pone un problema diqualità dell’informazione. Lariproduzione automatica di notiziesenza una supervisione umana, e dunque senza quella pratica giornalistica tanto fondamentale quanto spesso sottovalutata, ilfact checking, espone alrischio di una diffusione incontrollata di notizie inaccurate quando non totalmente false, come è successo nel caso della morte di Biden o dello psichiatra di Netanyahu. E se in casi così eclatanti è più facile accorgersi della bufala, in molti altri la disinformazione è più sottile e difficile da identificare. SecondoNewsguardle piattaforme di notizie generate con l’AI sono infatticostruite in modo da trarre in inganno chi legge. I loro nomi (comeiBusiness DayoDaily Time Update) e i loro layout li fanno apparire come normali siti di notizie. A un occhio più attento non sfugge che itesti sono generici, approssimativi, scritti male o con errorima non sempre l’utente medio ha la consapevolezza o gli strumenti per accorgersi che quello che sta leggendo non è un testo scritto da una persona e dunque neanche per rendersi conto dell’eventuale falsità delle informazioni e della necessità di verificarle con altre fonti. Il vero pericolo, spiegaFuturism, non deriva tanto dalla possibilità di ingannare i lettori e le lettrici di un singolo sito, quanto dalle altre AI: una volta che una notizia falsa viene pubblicata su un sito Webpuò essere ripresa e rimbalzata molte volte da altre tecnologie di intelligenza artificiale generatrici di notizieche, in assenza di supervisione umana, la prenderanno per vera e la riutilizzeranno ancora e ancora fino a farla diventare una vera e propria fake news virale e fuori controllo. Il sistema non è facile da smantellare. Come riportaNewsguard,questi siti cercano diattrarre ingenti somme di denaroattraverso le pubblicità, dal momento che generanomolto traffico online,e utilizzando le AI per generare testi sono in grado di pubblicarecentinaia di nuovi contenuti ogni giorno:unaconcorrenza slealeper qualunque altra piattaforma che si basi sulla creazione di testi scritti da autori o giornalisti. Dal momento che spesso le grandi aziende o i brand in cerca di visibilità non verificano l’affidabilità dei siti sui quali comprano spazio pubblicitario, questo rende il business delle piattaforme di AI particolarmente redditizio e crea un circolo vizioso difficile da spezzare. A questo si aggiunge il fatto che i siti in questionemancano spesso di trasparenza sui contatti di proprietari e amministratoriil che rende difficile identificare i responsabili e le loro intenzioni. Per gli utenti del web è chiaro che diventerà sempre più difficile orientarsi in questo labirinto di informazioni e distinguere il vero dal falso. Non ci resta che sviluppare sempre di più il nostrospirito critico, scegliendo con cura le nostri fonti e cercando sempre di verificare le notizie che ci sembrano improbabili o inaccurate.
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