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Il naufragio di Cutro: un compleanno che non vorremmo dover ricordare

 

Nella città in cui vivo, Parigi, c’è il mio museo preferito. È il Museo della Marina.Nel Museo della Marina c’è una stanza intera dedicata al naufragio. Ci sono grandi quadri di galeoni in balia delle onde e oggetti ritrovati sul fondo del mare. I naufragi smuovono litri d’acqua e fiumi di inchiostro. Senza il naufragio dell’Antilope non ci sarebberoI viaggi di Gulliver. Senza naufragi andrebbe cambiato il titolo di tre libri di Emilio Salgari:I naufraghi del Poplador,Un naufragio nella FloridaeI naufraghi dello Spitzberg.Senza un naufragio, Ulisse non avrebbe mai incontrato Nausicaa. Quando sono nei libri e sui quadri, i naufragi ci spaventano e ci attirano come il canto delle sirene. Nella stanza dedicata a loro nel museo, però, si ricorda anche chei naufragi non esistono solo nei libri e possono avere due gravissime conseguenze. La prima è sulla natura, come quando nel 2002 naufragò la petroliera Prestige e disperse in mare migliaia di tonnellate di gasolio. La seconda è sugli umani. I galeoni del passato con le vele mosse dal vento sono belli anche sul punto di affondare, perché non c’è più nessuno per piangere chi è finito in mare. Maquando tra le onde del mare finiscono le persone vere, quelle che hanno mamme, papà, bambini, mogli o mariti a terra ad aspettare,all’acqua del mare si aggiungono le lacrime-e le lacrime di chi rimane sono più salate di tutti gli oceani. Un anno fa, nella notte frail 25 e il 26 febbraio del 2023, apoche decine di metri dalle coste diSteccato di Cutro, in Calabria,naufragava un peschereccio malconcioe senza storia, il Summer Love. A bordo, stipati gli uni sugli altri come non dovrebbero mai essere stipati degli esseri viventi, c’eranoalmeno 180migrantidisperati. La Summer Love era salpata dalla Turchia male persone a bordo-uomini, donne, bambini, anziani e anche neonati-venivano daPaesi ancora più lontani, come laSiria e l’Afghanistan. La Summer Love si è arenata e ha cominciato a imbarcare acqua. Malgrado non fosse così lontana dalle coste,il mare in tempesta si è preso più della metà delle persone a bordo, almeno 94, tra cui 34 bambini e bambine. Ma il problema del naufragio della Summer Love non è il mare mosso. Il mare è l’ultimo dei responsabili. In Italia e in tutta Europa,i potenti non hanno molto cuore per quanto riguarda l’accoglienzadi persone in disperato bisogno di fuga da guerre, carestie o povertà. I potenti hanno paura, temono che tutta questa gente possa essere un problema, che si possa comportare male. Alloravotano leggiper non farla entrare nei nostri Paesie punire chi l’aiuta, come le associazioni che cercano di salvare chi finisce in mare. Ma tu lo sai quanto me:i “no” non hanno mai fermato nessuno, soprattutto chi non ha altra scelta. Nessuno dei migranti morti tra le onde aveva il desiderio di attraversare il mare per giorni, senza acqua né cibo, stretti stretti verso l’ignoto. Questo, i potenti non lo vogliono capire. Per quanto riguarda il naufragio di Cutro, ci sono2 indagini in corso. La prima è contro gli scafisti, e cioè i “capitani” della barca che hanno portato i migranti in Italia. La seconda riguarda alcuni agenti della guardia di finanza e della guardia costiera. Sembra infatti che fossero stati avvertiti che c’era un barchino in difficoltà e sapevano che il mare era grosso, ma se ne sono stati con le mani in mano. L’anno scorsoè stato un anno orribile per i naufraginel Mediterraneo: sono annegate più di 3000 persone.Dal 2014, invece, solo nella parte centrale del Mediterraneo, di persone ne sono morte 23.000. Come una piccola città. Tutte queste persone non sono bucanieri d’invenzione o avventurieri dei romanzi, madonne e uomini, bambini come te. Nel mare sono annegati loro e i loro sogni fortissimi e disperati, mentre a terra sono rimasti i loro cari e abbastanza lacrime da riempire un altro mare. Il 26 febbraio i sopravvissuti e le loro famiglie, ma anche tanti italiani e italiane e più di 300 associazioni, hanno organizzato unafiaccolata per chiedere giustiziae che siano puniti i veri responsabili delnaufragio di Cutroma anche che cambino le leggi e diventino più umane. In fondo, pure Ulisse, per sopravvivere al suo naufragio, ha avuto bisogno dell’aiuto di una dea marina, Leucotea, che gli ha teso una vela, e poi di Atena, che l’ha fatto sbarcare, nudo, malconcio ma vivo e vegeto sulle coste dei Feaci. Cosa aspettiamo noi a farci vela? A farci porto?

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