Tra la moltitudine di informazioni dalle quali siamo sommersi quotidianamente, un argomento su tutti ci mette sullo stesso piano d’ascolto: laguerra. Questa espressione assoluta di violenza ci attanaglia senza se e senza ma, coinvolgendoci tutti, sebbene con ruoli, responsabilità e consapevolezze diverse. C’è però unacategoria di persone che, più o meno volontariamente,escludiamoa più riprese dal racconto dei conflitti in corso: ibambini. La guerra, però, si percepisce, non basta non ascoltarla per risultarne avulsi, edescluderla dai discorsi non sottrae i più piccoli alla sofferenzama, anzi, impedisce loro la formazione di una propria consapevolezza. Bisogna, però, considerare che ogni età possiede una propria modalità e disponibilità alla comprensione.In che modo e quando, quindi,sarebbe giusto parlare ai bambini della guerra? Lapsicoterapeuta Alessandra Marazzani Visconti, fondatrice diPsicheMilanosostiene che sia essenzialepensare con attenzione all’etàdei bambini e delle bambini ai quali ci si rivolge.Già dai 4 anni è possibile trattare il temautilizzando parole semplici, per iniziare alla comprensione e alla conoscenza dellaguerra, facendo però attenzione anon cadere nella separazione automatica di “buoni” e “cattivi”, che allontanerebbe dal primario obiettivo di raccontare e far conoscere la totalità del conflitto stesso. Per ovviare a tale problema, secondo la Visconti, bisognafornire rassicurazioni e apertura al dialogoai bambini, i quali, formulano continue domande, di varia natura: il famigerato “perché?”. Nella nostra eraiper-connessa, i più piccoli sono continuamente esposti alla conoscenza di tutto, guerre e conflitti inclusi. Nascondere o evitare discorsi in merito può portare allacostruzione di paure, tabù e false considerazioni. Emergency, associazione indipendente che offre cure medico-chirurgiche gratuite alle vittime delle guerre e della povertà, sottolinea chenon far vedere ai bambini quello che accade nel mondo può anche portare allo sviluppo di un senso di passività e indifferenza. Sandra Manzolillo e Ilaria Montixi dell’Ufficio Scuoladell’associazione concordano sul dover differenziare la narrazione in base alle diverse età degli interlocutori. Per i più piccoli, bisognosi di maggior tatto e delicatezza,si potrebbe iniziare da storie o racconti di introduzione all’argomento. Man mano che si sale d’età, la conversazione può crescere di intensità per stimolare nei ragazzi la formazione di riflessioni e capacità critiche. Una modalità per avvicinarli all’argomento potrebbe essere, concordemente alle esponenti di Emergency e non solo,raccontare loro storie di coetanei che si trovano in situazioni di guerra, per sviluppare empatia e vicinanza. I bambini, per purezza e sensibilità, hanno bisogno di essere accompagnati per mano in questo processo di scoperta e conoscenza affinchéle loro emozioni non vengano amplificate, cosa che potrebbe accadere se venissero lasciati da soli. Davanti a un racconto diguerrail sentimento più immediato è la paura: il timore che la stessa possa avvicinarsi e colpire la propria famiglia si potrebbe percepire, nell’animo di un bimbo o di una bimba, in maniera molto vivida. Save The Childrensostiene chelasciare spazio alle domande e consigliare librio racconti sulla pace, potrebbe essere una buona strada da intraprendere per favorire la giusta comprensione. La responsabilità del racconto non può essere però demandata solo ai genitori o ai famigliari; sarebbe importante istituire, laddove non presenti, deipercorsi didattici miratie studiati per ogni età, per sdoganare quello che per i più piccoli è stato percepito a lungo come un grosso tabù. I bambini sono ricettacoli emotivi dotati di enorme sensibilità ma la tutela dei loro sentimenti non avviene costruendo castelli di non detti ma, al contrario,accompagnandoli nella scopertadi un mondo che, al più delle volte, si discosta da quello fiabesco in cui, per senso di tutela e protezione, vorremmo trattenerli.Favorendo il dialogo e lo scambio, sempre con toni positivi e mai allarmanti, si può contribuire a formare coscienze e consapevolezze.
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