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Traffico internazionale illegale rifiuti speciali: la storia che collega la Campania alla Tunisia

 

È arrivata a una svolta concreta la lunga inchiesta iniziata nel 2020 sultraffico internazionale illegale deirifiutispecialiche dallaCampaniafinivano inTunisia. Sono sedici gli indagati dalla Procura distrettuale antimafia di Potenza, che ha coordinato le operazioni, e un funzionario della Regione è agli arresti domiciliari. Ottanta agenti dellaDirezione Investigativa Antimafiae delGruppo Carabinieriper la Tutela Ambientale e la Sicurezza Energetica diNapoli, ieri mattina, hanno eseguito misure cautelari nel capoluogo campano e nelle province di Salerno, Potenza e Catanzaro. Sono stati inoltre sequestrati beni del valore di 2 milioni di euro. Gli investigatori sono riusciti a provare che il funzionario ora ai domiciliari era consapevole di partecipare aun traffico illecito di rifiuti, accertandone specifiche omissioni e condotte. E ci sarebbe un altro funzionario della Regione a sua volta indagato. Questi due dirigenti sono collegati all’ufficio di Salerno dellaRegione Campaniache ha rilasciato la concessione di due autorizzazioni, quelle che secondo le indagini dei Carabinieri hanno di fatto reso possibile nel Belpaeseil traffico illegale, che permetteva alle società coinvolte di dimezzare il costo dello smaltimento da 180 a 90 euro a tonnellata. Gli elementi e gli indizi raccolti durante l’indagineinfatti hanno portato al coinvolgimento, oltre che di funzionari pubblici, di imprenditori e specialmente di titolari di aziende di trattamento-recupero ma anche di soggetti e società di intermediazione: tra queste ultime, in particolare, una ha sede a Soverato (Catanzaro) e una è tunisina. Il traffico e la gestione di rifiuti in modalità illecitesono quindi i primi reati ipotizzati, a cui si aggiungono la realizzazione di discariche abusive, la “frode nelle pubbliche forniture” e la fittizia intermediazione di beni. Stando alle ricostruzioni, in sostanza tutto il business illegale aveva come atto finale l’incendio della spazzatura oppure l’abbandono o ancora l’interramento inAfrica, invece del riciclo. Le origini del traffico affondano in un documento, ovvero il contratto che una società campana e una tunisina firmano il 30 settembre 2019 a Polla, in provincia di Salerno: è l’accordo per il trasferimento nel Nord Arica di120.000 tonnellate di materiali di scartoall’anno. Parte così dal porto diSalernoil trasporto via nave di numerosi container con destinazioneSousse. A quel punto intervengono però gli esiti del reportage sull’importazione dei rifiuti condotto da un’emittente televisiva della Tunisia, dove nasce uno scandalo nazionale: si registrano i primi arresti in seguito alla relativa inchiesta, viene coinvolto e condannato l’allora ministro dell’Ambiente locale e c’èil blocco dei rifiutistessi. Di questo traffico, tra l’altro, si è occupata anche la trasmissione italianaReportnelle inchiesteTerra felixeA volte ritornano, con interviste ai dirigenti delle società coinvolte. Alla finei container pieni di rifiuti sequestrati sono stati ritrasferiti nello Stivale, dove è stato certificato che quei materiali non corrispondono al codice di riferimento dichiarato dall’esportatore. È stato calcolato che solamente nel 2020 nel Paese del Nord Africa sono arrivate 7.891 tonnellate di rifiuti stipate in 70 container. Il procuratore della Repubblica di PotenzaFrancesco Curcioha dichiarato: «Per risparmiare sui costi non si può pensare di trasformare Paesi vicini in luoghi di smaltimento di ciò che nel nostro Paese non si può più recuperare».

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