Basterà eseguire un semplice prelievo del sangue per conoscere il futuro dei nostri organi e la probabilità che questi possano ammalarsi. È la nuova prospettiva di ricerca messa in atto da un team di scienziati dell’University of Fudana Shanghai, in Cina e permetterà soprattutto diprevedere, anche decenni prima, il rischio di contrarre varie forme di demenza, tra cui l’Alzheimer. Guidata dal professoreJianfeng Fenge realizzata in collaborazione con un team di scienziati dell’University of Warwick, laricercarappresenta un grande passo in avanti per lamedicina predittivae il mondo della scienza: una sorta di“lettura” del futuro attraverso il nostro sangue, che, grazie all’elaborazione di sofisticati modelli, inaugura unanuova frontiera per la prevenzione delle malattie neurodegenerative(e non solo). Per la realizzazione dello studio sono stati raccolti oltre52.000 campioni di sangue di individui senza demenza e altre particolari patologie. I campioni sono rimasticongelati per circa 15 annie sono stati esaminati molto accuratamente. È qui che i ricercatori, grazie all’aiuto di software e modelli di intelligenza artificiale, hanno scoperto imarcatori biologici della demenza: 4 proteine specifiche (Gfap, Nefl, Gdf15 e Ltbp2) presenti in circa1.400 persone tra quelle esaminate nel campione. Queste proteine hanno permesso ai ricercatori diprevedere l’insorgenza della demenza e di altre patologie con una precisione stimata del 90%. La previsione è avvenuta15 anni primache gli individui colpiti ricevessero laconferma della malattia. C’è un collegamento evidente tra unlivello elevato delle 4 proteine, soprattutto se combinate con fattori di rischio come età e predisposizione genetica, e laprobabilità di sviluppare malattie neurodegenerative. A essere posta in primo piano dai ricercatori è laproteina Gfap: la probabilità che le persone che presentano livelli elevati di questa proteina possano contrarre la demenza aumenta a più del doppio. Lademenza, un lento e progressivo declino delle funzioni mentali come memoria, pensiero e capacità di apprendimento, è una patologia molto invalidante che comporta disorientamento, cambiamenti di personalità e dipendenza dagli altri. Colpisce quasi60 milioni di persone al mondoe si prevede che l’incidenza aumenterà entro i prossimi 5 anni.La diagnosi precoce della malattia è fondamentale per ricorrere tempestivamente a una terapia mirata. Al momento, per la cura delle varie forme di demenza tra cui l’Alzheimer, sono in fase disperimentazioneclinicapiù di 100 diversi principi attivi, tra cui ilLecanemab, un farmaco sviluppato dalla società farmaceutica giapponeseEisaiin collaborazione con l’azienda statunitenseBiogen. Ma accedervi, almeno in Europa, non è per niente facile. Il farmaco infatti,approvato negli Stati Uniti dallaFood and Drug Administration, è difficilmente accessibile nel continente europeo. Nel Regno Unito, per esempio, come riportato daThe Guardian, il servizio sanitario nazionale non è ancora pronto a fornirlo. Dalle prime sperimentazioni cliniche emergono però risultati incoraggianti, ma si dovrà fare ancora molto lavoro per capire gli effetti collaterali, dato che molti farmaci per la cura della demenza ne presentano anche di gravi. Adesso, l’obiettivo del team di ricerca è quello disviluppare e diffondere dei semplici test sanguigni per diagnosticare l’Alzheimer. «Speriamo di sviluppare unkit discreeningche possa essere utilizzato nel sistema sanitario nazionale (inglese, ndr)», ha dichiarato aThe GuardianJianfeng Feng. «Questo nuovo studio – afferma al quotidiano britannico la dottoressaSheona Scales, Direttrice della ricerca dell’istitutoAlzheimer’s Research Uk-si aggiunge al crescente numero di prove che dimostrano che l’esame dei livelli di alcune proteine nel sangue di persone sane potrebbe prevedere con precisione la demenza prima che si sviluppino i sintomi».
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