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El Niño e riscaldamento globale mettono in ginocchio il Sudamerica

 

El Niño, unito agli effetti sempre più dirompenti delriscaldamento globale, ha causato danni in tutto il mondo, tra incendi e inondazioni. I problemi si stanno facendo particolarmente sentire inSudamerica, dove si prevede che le difficoltà persisteranno almeno fino a marzo. Il notofenomeno climaticotorna in maniera periodica e ciclica all’avverarsi di alcune condizioni, a partire dal riscaldamento dell’acqua dell’Oceano Pacifico, spesso portando al contempo a un insolitoaumento dell’umiditànelle zone normalmente secche e allasiccitànelle aree temperate. Ilcambiamento climaticoha radicalizzato queste situazioni. La vegetazione, per esempio, è a rischio per via di una stagione degliincendisenza precedenti in alcune parti delleAnde, che di solito sono fresche e umide. InColombiasi contano infatti 515 eventi legati aEl Niño, tra cui incendi boschivi e inondazioni, capaci di “colpire” ben 97.000 persone. “Intense ondate di caldo e siccità, forti piogge e inondazioni ⛈️sono solo due conseguenze delcambiamento climatico. Questa è una chiamata della nostra mamma Terra affinché ci prendiamo cura di lei e la rispettiamo. Insieme possiamo ridurrel’impronta ecologicache lasciamo”, èuno degli ultimi post di “soyelfrailejon”. Si tratta di un profiloInstagramcon oltre 110.000 followers, interamente dedicato aifrailejónes: è una delle piante più amate inColombiama attualmente è messa in pericolo proprio dalle fiamme. Il Perùovviamente non viene risparmiato dalclimate change. È lì che i pescatori avrebbero osservato il suddetto fenomeno climatico, intorno ai giorni di Natale: così battezzarlo per tutti “el niño de la navidad” è stato naturale. Quel “bimbo” però ha unito le forze conle ondate di caldo e le forti piogge, creando un ambiente perfetto per attirarele zanzare. Tutto ciò ha fatto aumentare esponenzialmente i casi didenguel’anno scorso, dando vita alla più grande epidemia di questa febbre mai registrata nel Paese. Il contesto descritto dai dati deiCenters for Disease Control and Preventionè molto preoccupante. Inoltre, come mostra il report di dicembre diPan American Health Organization, sono stati segnalati oltre270.000 episodi e almeno 381 vittime, mentre gli ospedali erano sotto pressione. L’emergenza è ancora in corso, in concomitanza con le prolungateondate di caloreindotte daEl Niño: lo denuncia il bollettino di venerdì dell’United Nations Office for the Coordination of Humanitarian Affairs(Ocha). Il Ministero della Salute peruviano segnala oltre 13.000 casi di dengue dall’inizio del 2024, in aumento del 53,4% rispetto al 2023, con 3.192 casi solo nella quinta settimana dell’anno. Nella regione settentrionale di Piura, quella con il maggior numero di casi didengue, il Ministero ha registrato più di 100 giorni consecutivi (e oltre 200 notti) insolitamente caldi, con la città diMallaresche ha raggiunto una temperatura record di 38,2 gradi l’8 gennaio. Secondo ilCentro nazionale peruviano per l’epidemiologia, la prevenzione e il controllo delle malattie, le persistenti condizioni diEl Niñopotrebbero causare fino a 110.000 casi di febbre a livello nazionale entro giugno. Intanto le crisi climatiche sono in atto in tutta la regione.Il Perùma ancheil Cilehanno sperimentato ondate di calore persistenti all’inizio del 2024, conincendidevastanti che hanno colpito quasi 10mila cileni – uccidendone più di 130 solo nell’ultimo mese – e con temperature estreme. La parte orientale delGuatemalaha raggiunto i 40 °C a febbraio, nel pieno della stagione fredda. Invecel’Ecuador, dove metà della popolazione vive in aree a rischio allagamenti, affronta piogge intense, soprattutto lungo le coste. Una settimana fa sono stati stanziati 265-000 dollariin previsione delle inondazioni legate a El Niñonella provincia diSanta Elena. Intanto inBoliviasi è passati improvvisamente dallasiccitàe dalcaldo eccessivoalla stagione dellepioggee all’umiditàchea gennaio ha spiazzato la terra arida, impreparata ad assorbire l’acqua piovana:le inondazionisono state l’immediata conseguenza anche qui. Per concludere il quadro piuttosto macabro, c’è il ritrovamento di oltre 150 delfini morti nelle acque insolitamente calde del lago Tefé nell’Amazzonia brasilianaa ottobre. Per gli scienziati, la colpa è del caldo estremo e della siccità causati daEl Niñoe dal cambiamento climatico.

Redazione

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