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Irlanda, referendum: è la donna a doversi occupare della casa?

 

“Lo Stato riconosce che, con la suavita domestica, ladonnafornisce allo Stato unsostegno senza il quale il bene comune non può essere realizzato”. “Lo Stato dovrà, pertanto, sforzarsi di garantire che le madri non siano costrette, per necessità economica,a impegnarsi nel lavoro trascurando i loro doveri domestici”. Quello che hai appena letto non è un proclama delle cosiddettetradwives,rese celebri da TikTok, o un documento risalente a secoli fa. È l’articolo 41.2 della Costituzione irlandese. L’8 marzo 2024 i cittadini andranno alle urne per votare unreferendume decidere se eliminare (e sostituire) o meno quella che viene definita la clausolawomen in the home. Risalente al1937, l’articolo era stato giustificato come untentativo di riconoscere l’importanza della cura domiciliare, che allora (ma anche oggi) era assicurata quasi esclusivamente dalle madri, per garantire che potessero rimanere a casa enon fossero costrette a lavorare per motivi finanziari. Secondo la femminista e attivistaHanna Sheehy-Skeffington, invece, la nuova Costituzione era basata su un “modello fascista,in cui le donne sarebbero state relegate in unacondizione di inferiorità permanente”. A preoccupare i movimenti per i diritti delle donne era la decisione di assegnare alle donne unaspecifica funzione sociale, diversa da quella degli uomini. La storia ha dato loro ragione: invece di trasformarsi in uno strumento di supporto e aiuto, come vorrebbe la formulazione originale, l’articolo è stato spesso sfruttato persostenere la tesi secondo cui il posto della donna sarebbe in casae per presentare come accettabili le politiche che escludevano le donne dal lavoro. Ancoraoggi, chi si occupa dellavoro di cura a tempo pienoè al98% una donnae il doppio delle donne non retribuite (rispetto agliuomini) prestano assistenza per oltre43 ore a settimana. Nel 2022, laCitizen Assembly on Gender Equalityha proposto non solo disostituire la clausola con un’alternativa neutrale rispetto al genere, ma di utilizzare una formulazione cheobbligasse lo Stato ad adottare misure ragionevoli a sostegno del lavoro di cura, ispirandosi a una formulazione simile della Sostituzione sudafricana. Una proposta approvata da una commissione parlamentare istituita per esaminare le proposte. Il governo ha invece deciso di proporre unaversione più neutralee secondo alcuni insufficientemente impattante. Il quarantesimo emendamento della Costituzione(Care) Bill 2023(Bill n. 92 del 2023), infatti, propone di eliminare l’articolo 41.2 dalla Costituzione e inserire un nuovo articolo, il42B, che recita: “Lo Stato riconosce che laprestazione di assistenza reciproca dei membri di una famigliain ragione dei vincoli che esistono tra loro, fornisce alla società un sostegno senza il quale il bene comune non può essere realizzato, e si impegna a sostenere tale prestazione”. L’emendamento è stato approvato dal Dáil il17 gennaio 2024e dal Seanad il23 gennaio. In occasione dellaGiornata internazionale delle donnesaranno i cittadini a decidere se confermarlo o meno. Nella stessa occasione,verrà sottoposto ai votanti un altro quesito, relativo altrentanovesimo emendamento, “La Famiglia” (disegno di legge n. 91 del 2023), che rivedrebbe ladefinizione difamigliaper includere esplicitamente lerelazioni durature al di fuori del matrimonio. L’emendamento, infatti, propone dimodificare l’articolo 41.1.1°integrando la parte in grassetto: “Lo Stato riconosce la Famiglia,sia fondata sul matrimonio sia su altri rapporti durevoli, come l’unità naturale, primaria e fondamentale della società, e come un’istituzione morale dotata di diritti inalienabili e imprescrittibili, antecedenti e superiori a ogni diritto positivo”. Non solo: propone dieliminare le parole “su cui si fonda la Famiglia” dall’articolo 41.3.1°, che nella versione originale recita: “Lo Stato si impegna a custodire con particolare cura l’istituto del Matrimonio, su cui si fonda la Famiglia, e a proteggerlo dagli attacchi”. Non è la prima volta che la Costituzione irlandese viene modificata: da quando è entrata in vigoreè stata emendata 32 volte. Ildivieto di aborto, per esempio, è statorevocato nel 2018: il Primo ministroLeo Varadkarl’aveva definitauna “rivoluzione silenziosa” verso la modernità.

Redazione

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