”A che punto sono i diritti delle donne in Medio Oriente?” può sembrare, istintivamente, una domanda retorica. Appena si pensa ai Paesi che affacciano sul Golfo Persico, l’idea è che le donne siano unacategoria di serie B, sotto il controllo dell’autorità maschile, nascoste dietro qualche tipo di velo e sanzionate molto più severamente rispetto agli uomini per reati in cui il solo fatto di essere donna funziona come aggravante. Ma le distinzioni sul piano economico, politico e dei diritti civili ci sono. GliEmirati Arabinon sono l’Iran, ilQatarnon è l’Arabia Saudita, né l’Oman.E i progressi fatti in uno di questi Paesi sono conquiste che possono fare da modello anche per le realtà limitrofe. Dallarecente analisidel centro di ricerca americanoStimson Center,cheha condotto uno studio comparato sullo stato dei diritti delle donne in questi 5 Paesi, si è notato come gli Emirati Arabi siano il luogo dove le donne hanno migliori prospettive. Emirati Arabi Uniti NelGender Gap Report 2023delWorld Economic Forumgli Emirati si posizionano alprimo posto tra i Paesi del mondo arabo(in 71° posizione, poco sopra l’Italia che è 79°). Il tasso di alfabetizzazione delle donne emiratine è altissimo (96%) e nelle università il 70% degli studenti laureati sono donne. Le lavoratrici rappresentano quasi la metà della forza lavoro (46%) e il Paese ha la più alta percentuale di rappresentanza parlamentare femminile di tutto il mondo arabo: nel 2019 le donne occupavano la metà dei seggi del Consiglio nazionale federale (organo legislativoformato da 40 membri). Unastagione di riforme legislative tra il 2015 e il 2021, secondo loStimson Center, ha fatto progredire i loro diritti in materia di divorzio, affidamento dei figli e indipendenza economica, ma ladiscriminazioneè ancora la colonna portante del sistemadel “guardiano” chesottopone le donne all’autorità di un uomo,in modo simile a quanto avviene in Arabia Saudita e Qatar. Alcuni esempi di cosa significa vivere sotto il controllo di una figura maschile: per sposarsi una donna ha bisogno del permesso del suo guardiano e una volta sposata rischia di perdere il diritto al mantenimento da parte del marito se rifiuta di avere rapporti sessuali con lui “senza una valida giustificazione” (coem spiegato nelWorld Report 2023diHuman Rights Watch). Una delle storie più terribili, finita al centro diun’inchiesta delNew Yorker, riguarda l’emiro di Dubai, Mohammed bin Rashid Al Maktoum, e la grave repressione dei diritti delle donne della sua stessa famiglia. La principessa Latifa (come la sorella Shamsa prima di lei) ha provato a scappare nel 2018, ma non ce l’ha fatta. È stata catturata, imprigionata per mesi e il suo tentativo di fuga è stato punito con la tortura. Iran Le battaglie per i diritti delledonne iranianesono al centro del dibattito da quando è scoppiata la protesta del movimento globale“Donna, vita, libertà”contro la morte della giovaneMahsa Amini, punita dalla polizia morale per non aver indossato correttamente il velo. Oltre alle rigide leggi che impongono alle donne l’obbligo di indossare l’hijabin pubblico e il monitoraggio oppressivo della “moralità”, le norme sociali richiedono alle donne di mettere davanti la famiglia al lavoro e dirispecchiare la tradizione nei ruoli di genere. Il ristrettissimo spazio di scelta individuale ha un forte impatto sulla sfera economica: nonostante più della metà delle persone iscritte all’università siano donne, la loro partecipazione al mercato del lavoro si ferma sotto il 16% (stando aidati della Banca Mondialedel 2022). Sul piano politico, i ruoli di maggior potere sono riservati agli uomini: la Guida suprema è affidata a un ayatollah (un uomo dell’élite religiosa dell’Islam sciita) e tra i presidenti non si è mai vista una donna. A tutto ciò si aggiunge il fatto chel’età legale per il matrimonio è 13 anni. Arabia Saudita Da quando il principe Mohammed bin Salman ha introdotto il programma politicoVision 2030nel 2016, la condizione delle donne ha subito diversi miglioramenti. Quelle chelavorano sono il 30%e hanno preso spazio anche nel settore finanziario, accademico e militare. Il sistema del guardiano è stato riformatoallentando alcune delle rigidissime restrizioni:per una donna è possibile fare liberamente richiesta di passaporto e andare al cinema con i suoi amici. Nonostante questo, il regime è ancora oppressivo nei confronti delle ragazze e delle donne che per la maggior parte delle decisioni devono comunque chiedere il permesso del guardiano (che può essereil padre, il marito, un fratello o un figlio). Nel caso in cui la donnadisobbediscaagli ordini, può essere spedita in una cosiddetta “casa di cura” per il suo bene. Dal 2018 è stato riconosciuto alle donne il diritto diavviare un business in autonomia senza dover chiedere un’autorizzazione maschile. Nello stesso anno risale è stato anche eliminato il divieto di possedere la patente e guidare un’auto grazie alla campagna del movimentoWomen2Drive. Qatar Anche qui lalegge del guardianoè molto restrittiva e impone l’autorizzazione di un uomo per il matrimonio, l’accesso all’istruzione superiore, il lavoro nel settore pubblico, i viaggi all’estero fino a 25 anni e anche perricevere le cure necessarie per la salute riproduttiva. Sul mercato del lavoro, secondo loStimson Center, la posizione femminile è migliorata grazie alle politiche del programmaQatar National Vision 2030e si è raggiuntoil 60%di donne lavoratrici. Alcune hanno ottenuto posizioni apicali in ambito universitario (soprattutto allaQatar University), informatico e finanziario.Hanadi bint Nasser Al Thani, inserita nella lista delle 100 imprenditrici più potenti diForbesdel 2023, ha fondato laQatar Ladies Investment Company. Oman Il progresso della condizione delle donne dell’Oman è stato costante negli ultimi decenni.L’alfabetizzazione è passata dal 2% negli anni ’70 al 95%.Esattamente come negli Emirati, alla forza lavoro totale del Paese contribuiscono per la metà circa (46%) le donne. Possono ambire anche a ruoli di potere nel settore pubblico e privato: Rawya Saud Al Busaidi è stata la prima donna a essere nominata ministra dell’Educazione superiore. Il sultano Qaboos bin Said, scomparso a gennaio 2020, hamodernizzato il Paesecon un’attenzione particolare ai diritti delle donne: nel 2003 c’è stata la conquista delsuffragio universalee un decreto reale del 2008 ha garantito alle donne gli stessi diritti degli uomini per la proprietà dei terreni. Ancora molto “indietro”, invece, le aree rurali, tradizionalmente più conservatrici e con forti barriere culturali ed economiche per le donne.
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