“Cara scuola, guardo mia figlia cercare di imparare a pedalare senza rotelle. Anch’io mi sono sentita così per molto tempo, alla ricerca di un equilibrio tra la mia eredità africana e quella italiana”. Comincia così illibroLettera di una madre afrodiscendente alla scuola italianadella scrittrice e regista Marilena Umuhoza Delli (People 2023) che, attingendo dalla sua esperienza dibambina razzializzatae dimadre di una bimba di 7 anni, restituisce ai lettori e alle lettrici unritratto scomodo dellascuolaitaliana odierna, da cui passa lanecessità di decostruirei miti degli “italiani brava gente”, della bianchezza e degli stereotipi che si annidano nei posti più impensabili. “C’è ancora chi si chiede se l’Italia sia razzista o meno. La domanda da porsi non è tanto se l’Italia sia razzista, quantoin che modo questo razzismo si manifesti”, scrive l’autrice nata in Italia da padre bergamasco e madre rwandese, che poi prosegue con una carrellata di esempi che comprende i ripetutiattacchi a Cécile Kyenge, ex ministro dell’Integrazione e prima donna di colore a ricoprire la carica di ministro in Italia, che subì ilrazzismobecero di chi la considerava inadeguata. Ma anche glihate speech, le offese fondate su una qualsiasi discriminazione che invade i social come i bar; laprofilazione razziale, ovvero quella pratica adottata dalle forze dell’ordine nel momento in cui individuano, fermano e perquisiscono una persona sulla base delle sue caratteristiche fisiche e somatiche in un Paese, come testimoniano i dati Istat, dove la componente straniera rappresenta il 10%. E ancora, ilrazzismo istituzionaleil cui snodo fondamentale è rappresentato dall’attuale legge sulla cittadinanza, loiussanguinis, che privilegia i legami di sangue e penalizza quel milione di giovani nati e cresciuti in Italia da genitori stranieri. A questo panorama si aggiungono anche spot pubblicitari di noti marchi di abbigliamento e di prodotti alimentari, nonché programmi televisivi. “Nonostante la maggiore presa di coscienza rispetto alla questione razziale in Italia in seguito alla morte di George Floyd,-si legge nel libro-gli stereotipi deumanizzanti nei confronti della comunità razzializzata italiana continuano a esistere e sopravvivere; e quando riconosciuti, incontrano la massima resistenza da parte di chi li produce. Lascusa, sempre la stessa, è:«Non era nostra intenzione». Peccato-continua il testo-che il razzismo non abbia nulla a che fare con le intenzioni, ma con un sistema che privilegia una categoria di persone conferendole diritti, risorse e potere negati ad altre. La credenza per cui l’italianità passi per la bianchezza rappresenta essa stessa il cuore pulsante di questo privilegio”. L’Italia è un ex Paese colonizzatore, con un passato che ha dato vita a stereotipi negativi legati al corpo nero duri a morire e che sono alla base delrazzismo verbale, fisico e istituzionale di oggi. Per questo l’autrice propone alla fine del testo una serie di attività da svolgere in classe che ne danno un valore aggiunto. Perché “è responsabilità degli insegnanti e della scuola come istituzione, educare gli studenti a tutto questo”.
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