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Africa: le donne Masai sfidano la società patriarcale

 

InKenya, all’interno dellesocietàMasaitradizionalmentepatriarcalie gestite dagli uomini, si sta facendo strada unanuova generazione didonneche sta assumendo ruoli dileadershipvia via più influenti.Fino a un decennio fa, nelle tribù semi-nomadi che popolano la riserva diMasai Maranel sudovest del Paese, sarebbe stato quasi impossibile che una donna si occupasse dellagestione finanziaria della comunitàe di come amministrarla. Oggi qualcosa è cambiato. Alledonne Masaiè proibito possedere proprietà e accumulare beni materiali, denaro compreso; ma a queste usanze si sta sostituendo una nuova consapevolezza che porta le donne a guadagnare un reddito costante per mantenere le proprie famiglie e incentivare l’istruzione dei figli. Per le giovani, frequentare la scuola resta tuttavia difficile: il48% delle ragazze Masai si iscrive ascuola,nonostante l’iscrizione alle elementari sia gratuita, esolo il 10% di loro riesce ad accedere all’istruzione secondaria. All’interno delle riserve gestite collettivamente da comunità Masai, le donne non si limitano più a occuparsi dell’allevamento degli animalie del lavorodomestico. Ilturismolocale infatti ha portato alcune di loro a guadagnare producendo evendendo collane e piccoli manufatti,mentre altre sono diventate autiste di jeep per turisti e guide del territorio. Allo stesso tempo, le donne istruite hanno iniziato a gestire le loro attività artigianali e l’affitto dei terreni delMasai Maraalle compagnie turistiche,trovando spazio nei Governi delle loro comunità. Se gli uomini e le aziende locali vedono la presenza delle donne nell’amministrazione delle comunità come una risorsa capace di migliorare la condizione delle famiglie e la sussistenza del territorio,le attiviste Masai chiedono maggiori diritti e potere decisionale. Il nuovo ruolo conquistato dalle donne sta lentamente contribuendo anche acontrastare la mutilazione genitale femminileche secondo l’Unicefriguarda quasi3 ragazze Masai su 4 a partire dai 12 anni,nonostante sia vietata dal 2011. Mentre le Nazioni Unite stimano che 574.000 giovani donne keniane potrebbero ancora essere sottoposte a questa pratica entro il 2030, diverse organizzazioni umanitarie portano nelle scuole secondarie kenyote programmi di sensibilizzazione per informare studenti e studentesse dei pericoli legati alla procedura. Alcune donne Masai che sono state a lungo incaricate di compiere le mutilazioni nelle loro comunità hanno scelto diabbandonarladopo aver compreso la portata dei rischi, opponendosi alla tradizione e agli stereotipi che vedono nella giovane sottoposta alla procedura l’unico modo di essere utile alla sua comunità. Per molte adolescenti Masai però la circoncisione femminile e il matrimonio forzato restano ancora leuniche possibilità di vita imposte dalle famiglie.

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