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Gli ecosistemi acquatici e le zone umide non navigano in buone acque

 

Fare una gita al lago o seguire il percorso di un fiume sono tutte attività piacevoli da fare in famiglia o con gli amici, ma spesso viene sottovalutata l’importanza stessa di queste aree per l’ambiente e la biodiversità. Il loro declino e la conseguente crisi climatica è uno dei maggiori problemi ambientali di questi anni. Secondo il nuovo report diLegambienteEcosistemi acquatici 2024, nel nostro Paese tardano ad arrivare misure adatte per la tutela e la valorizzazione degliecosistemi acquaticie dellezone umidepresenti sul territorio. Interventi necessari considerando quando accaduto nell’ultimo anno che ha avuto una continua crescita degli eventi meteorologici, legati asiccitàe crisi idrica che hanno inciso e incideranno fortemente nella tutela dellabiodiversitàacquatica e delle zone umide. Ecosistemi acquatici e zone umide: quanto sono importanti Le acque coprono circa tre quarti della superficie del Pianeta e rappresentano la parte più grande della biosfera. Gliecosistemi acquaticie lezone umiderestanofondamentali per la mitigazione degli effetti deicambiamenti climaticie per la diversità biologica. Nel parlare diecosistemi acquatici(di acqua dolce) ci riferiamo a fiumi, laghi e stagni, che rappresentano una porzione limitata dell’acqua presente sul Pianeta, ma che ospitano una grande varietà di organismi: circa il 10% di tutte le specie acquatiche. Lezone umide, come definite dalla Convenzione internazionale di Ramsar come aree caratterizzate da ecosistemi con altissimo grado di biodiversità, presentano habitat di particolare importanza per gli uccelli acquatici. Le zone umide di tutto il mondo sono a rischio: dal 1900 due terzi sono andati distrutti in particolare in Asia. Questo degrado è dovuto principalmente ai cambiamenti di uso del suolo. E l’accesso all’acqua dolce è compromesso in aree sempre più vaste del Pianeta. Ecosistemi acquatici: la situazione in Italia Il report presentato daLegambientefa il punto sui principali ritardi dell’Italia sul tema. Tra questi lamancanza di nuove zone umidedi interesse internazionale. Nel nostro Paese ne abbiamo 57 riconosciute secondo la Convenzione di Ramsar distribuite in 15 regioni, per un totale di 73.982 ettari. 9 di queste sono quelle che aspettano di essere istituite, 3 di queste in Sicilia, 5 in Toscana e 1 in Friuli-Venezia Giulia. Nonesiste poi ancora un nuovo decreto, che era atteso per il 2023, che regolamenta le autorizzazioni inderoga alle immissioni ittichedi specie alloctonenegli ecosistemi delle acque interne. L’Italia avrebbe unritardo anche nell’applicazione del Regolamento Ue 2021/57, varato 15 febbraio 2023, che vieta l’uso delle munizioni di piombo nelle zone umide per la salute umana e degli uccelli acquatici. Alla luce di questoLegambientevuole soffermare l’attenzione delle istituzioni su alcune priorità dove si dovrebbe intervenire. A cominciare dalrafforzamento delle normative ambientaliper la protezione delle zone umide e degli ecosistemi acquatici, migliorando l’integrazione tra le norme nazionali ed europee; l’istituzione di nuove aree protette fluviali e zone umidedi interesse internazionale, con l’obiettivo di tutelare almeno il 30% di territorio e proteggerne in maniera rigorosa almeno il 10% entro il 2030. Proseguire lalotta alle specie aliene invasivecon norme nazionali coerenti con le strategie europee, mettendo al sicuro gli ecosistemi più vulnerabili e infine ilcontrasto alle illegalità ambientalinegli ecosistemi acquatici con la piena applicazione del Regolamento Ue 2021/57, frenando il bracconaggio e favorendo la pesca sostenibile. Buone pratiche per contrastare la crisi climatica Tra le buone pratiche emerse nel report diLegambienteper la valorizzazione, tutela e gestione degli ecosistemi acquatici si possono analizzare due realtà in Sardegna: nel Comune di Posada che si è contraddistinto per il valore ambientale e la gestione sostenibile e nell’isolotto artificiale realizzato con i gusci dei mitili nello stagno di Corru Mannu per la gestione integrata delle zone umide costiere del Golfo di Oristano. In Toscana abbiamo il Parco regionale della Maremma dove sono stati rilevati 5.000 esemplari di animali acquatici e anche la rinaturalizzazione del Lago di Massaciuccoli. In Umbria invece la tutela nella Valnerina con attività di vigilanza ittica e in Lombardia l’introduzione di sistemi naturali di depurazione del bacino del Lambro- Seveso-Olona.

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