Non solo destra o sinistra. Anche se può sembrare bizzarro,gli elettori europei possono essere divisi in 5 “tribù”di appartenenzain base alle crisi globali che li preoccupano di più. A dirlo èun nuovo sondaggiodell’European Council on Foreign Relations (Ecfr), un think tank internazionale che conduce ricerche indipendenti sulla politica estera e la sicurezza europea. I ricercatori Ivan Krastev e Marco Leonardo sostengono che i cittadini dell’Unione affronteranno le votazioni nazionali ed europee del 2024 schierandosi in base aquelle che sono percepite come le 5 crisi globali più gravi dell’ultimo decennio. In base ai risultati del sondaggio, condotto in 11 Stati membri, oltre che in Gran Bretagna e Svizzera, gli autori spiegano che la maggioranza della popolazione si recherà alle urne per dire la suasoprattutto sucrisi climaticaeimmigrazione. Difficilmente invece le conseguenze della pandemia, le turbolenze economiche globali e la guerra in Ucraina saranno temi chiave della mobilitazione alle prossime europee. Queste tribù di elettori non sono distribuite in modo equo né geograficamente, né per età né per livello di istruzione. Vediamole ognuna nel dettaglio. La tribù della crisi climatica Per 73,4 milioni di elettori europei l’emergenza climatica è la sfida più importanteper futuro. Francia e Danimarca sono gli unici 2 Paesi in cui gli effetti del riscaldamento globale sono i più temuti, rispettivamente dal 27% e dal 28% della popolazione, mentre la rilevanza di questa tematica scema negli Stati membri dove l’età media della popolazione è più elevata. Se la maggioranza degli individui più altamente istruiti in tutti gli 11 Paesi europei sostiene che il cambiamento climatico sia la crisi che comporterà più trasformazioni (insieme ai problemi economici), l’allarme è soprattutto diffuso tra gli intervistati conetà compresa tra i 18 e i 29 anni: il 24% di loro la indica come la questione globale più preoccupante da affrontare. La tribù della pandemia 72,8 milioni di europeiritengono il Covid-19 responsabile di aver messo in luce lavulnerabilità dei sistemi sanitari nazionali, con gravi conseguenze economiche. In Spagna, Gran Bretagna e Romania, dove gli effetti della pandemia rappresentano il problema principale, sono le donne a sentirsi più colpite. Tuttavia, secondo gli autori della ricerca, questa problematica difficilmente influirà sul voto degli elettori alle prossime elezioni. Un elemento politico interessante che viene sottolineato, però, è che le recenti elezioni in Olanda, Slovacchia e in alcune regioni tedesche hanno rivelato l’esistenza dicollegi elettorali anti-lockdown, anti-vax e contro la guerranati nel corso della pandemia e dopo l’invasione dell’Ucraina. Gli effetti del Covid-19, insomma, sembrano aver contribuito a radicare identità politiche forti che sul lungo periodo potrebbero continuare a rappresentare un fattore di influenza nell’orientamento del voto in Europa. La tribù delle turbolenze economiche globali La crisi economica spaventa 69,3 milioni di europei. Si tratta di una paura condivisa prevalentemente in Italia e in Portogallo, dove l’aumento del costo della vita è al primo posto tra le preoccupazioni dei cittadini, ed è sentita soprattutto dai più giovani, che temono gli effetti negativi sul proprio futuro. La particolarità di questo gruppo rilevata dal sondaggio è che coloro che ne fanno parte non sono uniti da una politica di sinistra o di destra, ma da una posizione antigovernativa. Spesso detestano qualunque governo al potere, indipendentemente dal suo orientamento politico: in Italia, per esempio, il 31% di loro dichiara di non voler votare alle prossime elezioni europee e un ulteriore 16% non è sicuro di come voterà. In Francia, il 40% di chi appartiene a questa tribù non sa quale partito riflette meglio le proprie idee. La tribù dell’immigrazione Ne fanno parte 58,2 milioni di europei, soprattutto inGermania, doveil 31% degli elettori indica la crisi migratoria come quella più significativa.A dirlo sono in prevalenza coloro che sostengono partiti di destra come l’Alternativa per la Germania (Afd). Estendendo lo sguardo al resto d’Europa, a temere per questa crisi sono in maggioranza gli over 50: ha risposto così il 13% di loro fino ai 69 anni, un dato che cresce al 16% tra gli intervistati di età superiore ai 70 anni. A concentrarsi sulla crisimigratoria, poi, sonosoprattutto gli uomini rispetto alle donne, come accade in particolare in Spagna, Francia, Gran Bretagna e Svizzera. Al contempo, come si osserva in Danimarca, Germania, Italia e Polonia, gli individui con minori titoli di studio hanno maggiori probabilità di sentirsi colpiti dall’immigrazione. La tribù della guerra in Ucraina I timori per la guerra inUcrainasono maggiori nei Paesi più vicini al conflitto: gli intervistati in Estonia (40%), Polonia (31%) e Danimarca (29%) la considerano la crisi più importante, contro il 7% in Francia e in Italia e il 6% in Spagna e Gran Bretagna. Anche in questo caso, considerando l’insieme dei Paesi esaminati,sono gli ultrasettantenni a sentirsi più colpitidal conflitto in corso (27%). Questo, dicono i ricercatori, dipende probabilmente dal fatto che le persone anziane sono più influenzate nella propria esperienza personale dalle guerre del passato.
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