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Croazia: gli studenti faranno l’addestramento militare?

 

Secondo ilparadigma realistadelle Relazioni Internazionali,la sicurezza rimane l’obiettivo primario di ogni Stato, poiché le relazioni tra gli Stati tendono a essereconflittuali per natura. Questo sembra essere quello che stanno pensando diversi stati europei, tra cui laCroazia, che recentemente ha proposto di introdurre un breveaddestramento militare nelle scuole. Un invito cheè stato avanzatodal deputatoMario Radić, vicepresidente del partito ultranazionalistaDomovinski Pokret(Dp). Proposta che non è priva di fondamento, come il Primo MinistroAndrej Plenkovićha lasciato intendere, nonostante il servizio militare obbligatorio in Croazia sia stato sospeso il 1° gennaio 2008 e sostituito dall’addestramento volontario. Per questo motivo, la risposta arrivata dai vertici è che non ci sarà il ritorno al servizio militare obbligatorio, masi può pensare a corsi mirati per i giovani. Questa tematica haspaccato l’opinione pubblica croata, dando vita a un importante dibattito all’interno del Paese. Alcuni credono che questi corsi dovrebbero essere introdotti, per rispondere con prontezza alle possibili minacce straniere e a garantire la sicurezza dei cittadini e sembrano quindiconcordare con i rappresentanti delMovimento per la Patriaquando dichiarano che è “auspicabile che i giovani conoscano almeno alcune nozioni di base” attraverso l’addestramento militare. Tale propostamirerebbe a istituirebrevi corsi militari finalizzati a formare i giovani studenti rispetto alpronto soccorso, trasmettergli confidenza nel smontare e utilizzare armi, nonché istruirli sulla protezione nucleare e chimica. In questo modo, un numero più ampio di persone potrebbeacquisire familiarità con le competenze militari di base, piuttosto che ritrovarsi a essere «carne da cannone in caso di conflitto»,comedichiaratodallo stesso Mario Radić. Coloro che sono contrari a tale proposta sottolineano invece che, anche quando il servizio militare era obbligatorio, la Costituzione e le leggipermettevano ai cittadini croati di esprimere il diritto di fare appello alla propria coscienza.Lo afferma chiaramente l’articolo 47 dellaCostituzione della Repubblica di Croazia, sulla base del quale dono poi state adottate disposizioni aggiuntive con la Legge sulla funzione pubblica (articolo 6) e la Legge sulla Difesa (Articolo 24). Inoltre, ha fatto notareSrednja.hr, portale di notizie per studenti croati,esisterebbe un problema di tipo pratico. Eseguire delle vere e proprie esercitazioni militari non è per tutti, masolamente per professionisti ben addestrati e fortemente motivati nella difesa della patria. Le esercitazioni che perciò simulano uno scontro a fuoco o determinate azioni militarisono di per séuna provapericolosa per dei semplici studenti delle superiori.Alcontrario, in mancanza di tali attività potenzialmente pericolose, l’addestramento degli studenti probabilmente servirebbe a poco o niente. Per questo motivo, la maggior parte dei critici ritiene chequesta iniziativa, più che un’idea concreta, sia semplicepropaganda politica,senza alcun pensiero e progetto chiaro. Del resto, in merito al ritorno al servizio militare obbligatoriosi discusse anchenel 2016e fu nuovamente richiamato all’attenzionenel maggio 2021. Per cui, non è in realtà la prima volta che si discute in pubblico dell’interesse dei giovani per l’esercito, in mancanza poi di effettive disposizioni. Sembra quindi un altro il reale motivo per cui gli ambienti croati di destra hanno rispolverato un loro vecchio cavallo di battaglia, ovveroil timore del proprio vicino:la Serbia. Il dibattito è stato infatti portato nuovamente all’attenzione dell’opinione pubblica croatasolamente dopola notiziache Serbia vorrebbe reintrodurre la leva obbligatoria per una durata di quattro mesi complessivi. Dunque, come suggerisce l’esperto militare Slavko Barić dalle pagine del quotidianoGlas Slavonije, piuttosto che paventare l’introduzione di un addestramento militare obbligatorio per gli studenti,sarebbe più opportuno da parte del governo croato preparare la società alla gestione di determinate forme di minaccia, come fanno diversi paesi baltici o scandinavi. Questo perché in caso di crisi e di guerra non è necessaria solo la conoscenza militare, ma anche laprotezione dei civili.

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