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Cosa è lo Human Immunome Project?

 

Ci sono davvero pochi argomenti in grado di scatenare feroci scontri anche tra le persone più insospettabili. La politica, a esempio. O i vaccini. Ne abbiamo avuto un assaggio durante la pandemia. Lasciando per un attimo da parte le animosità, guardando ai fatti possiamo dire chel’immunizzazione di massa ha prodotto risultati notevoli, contribuendo a debellare malattie che fino a non poco tempo fa risultavano mortali o invalidanti. Tuttavia, un conto è guardare i numeri aggregati, in altro è fare un’analisi a livello di singolo individuo. Prendiamo a esempio il vaccino control’epatite B. A prima vista offre un livello di immunizzazione ottimo, e molto duraturo nel tempo per i soggetti che rispondono bene, maha un tasso di fallimento di 1 su 10e la sua efficacia dipende da alcune proteine presenti nell’ organismo e dalla configurazione genetica del soggetto. Per poter avere un’idea più chiara dell’effettiva efficacia dei vaccini, e comprendere meglio quali variabili entrano in gioco,nel 2016 è nato loHuman Vaccines Project, oggiHuman Immunome Project(Hip), che ha messo a punto una strategia di ricerca per raccogliere dati a tappeto e sfruttare al meglio le potenzialità dell’intelligenza artificiale. Con il supporto di importanti partner del settore farmaceutico e accademico e di agenzie governative,lo Hip si propone di raccogliere campioni di sangue e tessuti di migliaia di volontari e volontarie in tutto il mondoper scoprire quali sono i fattori organici e genetici che giocano un ruolo nell’immunizzazione umana. “Il sistema immunitario umano è una rete dinamica e multilivello che prevede interazioni complesse tra molecole, cellule e organi” si legge sulsitodel progetto. “Monitora, reagisce e difende il corpo da agenti patogeni e altri fattori di stress e ha un ruolo fondamentale nel mantenimento della salute. Nonostante i grandi avanzamenti nell’utilizzo di approcci multi-omici (che utilizzano esperimenti in diversi ambiti: genomica, trascrittomica, epigenomico, metagenomica, metabolomica e proteomica, ndr) e tecnologie di monitoraggio immunitario, i dati sono ancora troppo pochi. Questo fa sì chemeno dell’1% dei dati immunologici necessari per comprendere la diversità immunitaria su scala globale sono effettivamente disponibili.Questo vuoto ci impedisce di controllare la forza del sistema immunitario umano per migliorare la salute delle persone”. Lo Hip ha messo a punto un piano di azione che si dispiegherà nei prossimi 5 anni e cheprevede la raccolta di campioni per creare quello che sarà il database più grande e completo al mondo sul funzionamento del sistema immunitario umano.I dati saranno raccolti in 300 siti in diversi punti del Pianeta, e ciascun sito avrà accesso ai campioni di diecimila soggetti diversi per età, condizione socioeconomica e stato di salute. Sono infatti molti i fattori che interagiscono con il processo di immunizzazione:l’ età, il genere, la dieta, le condizioni di vita, la predisposizione genetica, l’aver avuto o meno malattie pregresse.Purtroppo, spesso gli esperimenti e i test clinici sono condotti su campioni omogenei che non rendono conto di questa diversità, e l’HIP intende gettare una luce su quello che finora è stato un angolo cieco. La prima fase del progetto inizierà già quest’anno e sarà proprio grazie ai dati raccolti dal pilota che verranno scelte le variabili più significative da indagare poi sul campione più ampio.Secondo le previsioni, una volta a pieno regime (la data prevista è il 2027) il progetto genererà 2 trilioni di misurazioni immunitarie che saranno rese disponibili in un database centralizzato. Il progetto, inoltre, non si limiterà però solo a raccogliere dati e a fornire modelli predittivi ma intende sfruttare gli avanzamenti dell’IA per cercare di ricostruire esattamente il modo in cui opera il sistema immunitario in modo da rilevare pattern rilevanti di risposta ai vaccini che potranno guidare le scelte dei laboratori di ricerca e delle case farmaceutiche. Naturalmente, un progetto così ambizioso non sarà esente da sfide e ostacoli. Come prima cosaè fondamentale trovare i fondi necessari,una cifra che si colloca tra 1 e 3 miliardi di dollari nei prossimi 10 anni. Sarà poi importante ancheportare avanti in parallelo studi scientifici che supportino il progetto. Come hadichiaratoil biologo Reinhard Laubenbacher dellaUniversity of Florida,“la priorità è quella di costruire una cornice teorica che consenta di comprendere i dati che verranno raccolti”. Un’ultima sfida, non meno importante, sarà quella diriuscire a ottenere la fiducia delle persone che dovranno prestarsi per la raccolta dei campioni.Secondol’immunologoPaul Thomas, delSt-Jude Children’s Research Hospitaldi Memphis, sarà impossibile ottenere la diversità desiderata dei campioni se non si riuscirà a creare fiducia nei soggetti non bianchi che “finora non hanno mai visto i benefici di ricerche di questo genere, e in passato sono stati sfruttati”.

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