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Il 2024 è l’anno nero dell’economia tedesca

 

Il nuovo anno non si apre con buone notizie per laGermania, che per la prima volta dopo oltre un decennio di segni positivi e incrementi di produttività – salvo, ovviamente, il 2020 – si ritrova con unPil negativo, pari a un-0,3%. Il dato non ha sorpreso più di tanto i funzionari delDestatis- l’ufficio nazionale di statistica – in quanto rappresenta una conseguenza fisiologica della forte fragilità dell’economia tedesca, che da maggio naviga nellarecessione tecnica, ossia una situazione di evidente difficoltà che un Paese vive quando per due trimestri consecutivi l’economia nazionale non fa che contrarsi. Un colpo così evidente, specialmente se paragonato al +1,8% dell’anno scorso e soprattutto al +3,2% raggiunto immediatamente dopo la pandemia, ha come origine una moltitudine di cause interrelate fra loro. Una combinazione dirincari, che continuano imperterriti a danneggiare il potere d’acquisto delle famiglie tedesche, con un calo deciso e generalizzato dei consumi. Oltre ai continuiaumenti dei tassi di interesseimposti dalla Banca centrale europea proprio per limitare la morsa dell’inflazione, che inevitabilmente hanno avuto l’effetto di frenare ancora di più gli investimenti e le attività industriali. Va poi puntata la lente di ingrandimento sulla fortecrisi energeticache le economie più sviluppate hanno provato sulla propria pelle immediatamente dopo lo scoppio dell’invasione russa in Ucraina. Una situazione che ha generato ulteriore sconforto in particolare in Germania, da anni legata mani e piedi alla Russiacon circametà di tutte le abitazionisul suolo tedesco dipendenti proprio dal gas importato da Mosca. Contemporaneamente, il 15 aprile 2023 il governo guidato da Olaf Scholzspegneva definitivamente leultime tre centrali nucleari tedeschedopo oltre 60 anni di produzione ininterrotta. Una chiusura lenta e graduale giunta a compimento proprio nell’ultimo anno,nell’attesa di soddisfare il fabbisogno tedesco con sole fonti rinnovabili, anche se una transizione energetica di questo tipo potrebbe subire forti rallentamenti proprio dalla crisi economica e dall’elevato costo dell’energia. Come ogni crisi economica, il calo del prodotto interno lordo affonda le sue radici nella difficoltà generalizzata di parecchi settori economici e produttivi. Nelle ultime settimane le strade tedesche sono state inondate ditrattoriguidati da agricoltori in rivolta contro itagli ai sussidi stataliannunciati recentemente dalla coalizione ‘’semaforo’’ SPD-Verdi-FDP. Le manifestazioni hanno raggiunto il loro apice il 15 gennaio durante unconfrontodiretto tra una folla di manifestanti riunita alla Porta di Brandeburgo e il ministro delle Finanze tedesco, Christian Lindner, che in un’ondata assordante di fischi e insulti ammetteva : «Non posso promettervi più alcun aiuto di stato dal bilancio federale oggi». Il fatto che la Germania abbia chiuso l’anno in recessione ci riguarda direttamente. L’economia tedesca rappresenta ancora il30% del Pil europeo, e il Paese è ilprincipale partner commerciale di diversi Paesi membri. Gli economisti tedeschi prevedono un2024 ancora in difficoltà, confermando il calo dell’anno precedente. Eppure si tratta di uno scenario da non sottovalutare, ma anzi da osservare con ampio interesse, dato che in un mondo globalizzato e fondato sulle esportazioni, le difficoltà di un player tanto importante come la Germania non può che riguardarci direttamente. Non a caso, l’export italiano a novembre ha segnato uncrollo del 5,4% in Europatrainato proprio dal calo record del 6,4% in Germania, il principale mercato di sbocco per l’Italia, che solo nel 2022 ha venduto alla merci per77 miliardiimportandone per 90. Non c’è altro da fare che incrociare le dita e sperare che lo Stato tedesco si rimetta sui binari giusti, in linea con il titolo di “locomotiva”riconosciutogli dopo decenni di grandi risultati, e non ritorni a essere ciò che alla fine del secolo scorso il settimanale britannicoThe Economistgiudicò come il “vero malato d’Europa”.

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