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Uk: che cos’è lo scandalo “Post Office” che ha travolto gli uffici postali?

 

Aggiornamento del 17 gennaio 2024 Per la prima volta Fujitsu ha ammesso di dover risarcire finanziariamente le vittime dello scandalo “Post Office”: durante un’audizione parlamentare sul caso che ha travolto gli uffici postali britannici il capo europeo della società tecnologica,Paul Patterson, ha dichiarato che si tratta di «un obbligo morale». Secondo ilGuardianla somma, che verrà pagata dal governo e dalle Poste,supererà il miliardo di sterline. Patterson ha anche ammesso che, sin dagli anni ‘90, Fujitsu sapeva che il sistema ITHorizonfosse difettoso. Accusati ingiustamente, emarginati, licenziati e in una manciata di casi tanto così presi di mira da non riuscire più a sopportare il peso di una gogna giudiziaria che gli aveva rovinato la vita. LoscandaloPost Officeche sta travolgendoil Regno Unitoha sulla coscienza centinaia di persone perseguite ingiustamente per furto, falso in bilancio e frode, nell’ambito di quello che è stato definitouno dei più grandi errori giudiziari della storia britannica. Il caso ha guadagnato l’attenzione del pubblico grazie a una nuova serie televisiva britannica ispirata allo scandalo e andata in onda all’inizio dell’anno sulla reteItv,Mr Bates vs The Post Office, che prende il nome dal caso giudiziario avviato dall’ex vicedirettore di un ufficio postale britannico Alan Bates. L’uomo è noto per aver fondato nel 2009 laJustice for Subpostmasters Alliance, una coalizione istituita con l’obiettivo di denunciare “i fallimenti diPost Office, del suo management e del suo sistema informaticoHorizon” e diottenere i risarcimenti finanziari“dovuti alle vittimeper riportarle nella condizione in cui si troverebbero se le loro vite non fossero state distrutte”, spiegano sul sito. Tutto comincia nel 1999: la società di proprietà statale di uffici postali al dettaglioPost OfficeLimited, che oggi conta oltre 11.500 filiali in tutto il Regno Unito e fornisce un’ampia gamma di prodotti, tra cui anche servizi bancari, introduceun nuovo sistema informaticoper sostituire la contabilità cartacea. Si tratta diHorizon, realizzato dall’azienda giapponeseFujitsu, tra i maggiori fornitori mondiali di prodotti e servizi per la tecnologia dell’informazione (IT). Da allora isub-postmasters, figure non direttamente impiegate dalPost Officeche gestiscono e sono responsabili di determinate filiali, iniziano a segnalarediscrepanze ecrisi di liquidità nei conti gestiti dalle Poste. Tra il 1999 e il 2015migliaia di direttori di uffici postali vengono coinvolti in procedimenti giudiziari in cui sono accusati difalso in bilancio, furto efrode. È l’emittente britannicaBbc, nel 2015, adiffondereil rapporto dellaJustice for Sub-postmasters Allianceche denuncia il licenziamento, la denuncia o il perseguimento di decine di persone ritenute responsabili della mancanza di liquidità. I loro contratti parlano chiaro: se il denaro lasciato in filiale non corrisponde ai dati informatici, tocca a loro compensare la differenza. Compete agli uffici postali “solo se responsabili del deficit”. Quell’anno i parlamentari iniziano a esprimere preoccupazione per il caso e per tutte quellepersone costrette ad affrontare richieste di pagamento ingentie ritenute colpevoli di furto quando non sono in grado di pagare le somme di denaro mancanti. Gli esperti di contabilità forense ingaggiati dallaJustice for Sub-postmasters Alliancesostengono, però, che in molti casigli uffici postali non siano riusciti a identificare la causa principale delle crisi di liquiditàprima di avviare un procedimento giudiziario contro i direttori delle filiali. Ancora non era chiaro che il vero colpevole fosse il softwareHorizon: le ipotesi del rapporto parlavano di sistemi o criminali informatici, oppure di errori umani. Il dubbio cheHorizonfosse difettoso è stato sollevato in tribunale nel 2003. Tra il 1999 e il 2015 ben736 direttori e direttrici delle filiali(circa uno a settimana, in media) vengono ingiustamente condannati daPost Office. Alcuni sono stati ritenuti colpevoli di falso in bilancio e furto, altri si sono economicamente rovinati, nonostante avessero ripetutamente evidenziato i problemi del software. Dopo 20 anni gli attivisti hanno ottenuto il riesame dei casi efinora sono state annullate solo 93 condanne. Più di 2.700 persone hanno chiesto un risarcimento. Secondo quantospiegatodal Governo britannico a dicembre 2022, le vittime possono firmare un modulo per dichiararsi innocenti, in modo da annullare le condanne e chiedere un risarcimento. Il 10 gennaio 2024 il ministero della Giustiziaha dichiaratocheuna legislazione che verrà introdotta”entro poche settimane” potrà “ribaltare le condanne errate” e “accelerare i pagamenti di compensazione” per chi ha intrapreso azioni legali contro le Poste. Le persone, una volta approvata la legge e annullate le condanne, “avranno diritto aalmeno 600.000 sterline di risarcimento per ricostruire le proprie vite”. Jo Hamilton, che gestiva un ufficio postale in un piccolo villaggio nel sud dell’Inghilterra nel 2003, ha raccontato allaCnnche all’epoca si trovò di fronte a un deficit di £2.000, poi successivamente raddoppiato «davanti ai miei occhi». Hamilton ha dovuto rifinanziare la propria casa per pagare il deficit inesistente, e una volta condannata in tribunale per furto e falso in bilancio la cifra ha raggiunto £36.000.Lei, come altri, ha segnalato il problema aPost Office, ma le è stato risposto che era stata l’unica ad averlo registrato. Il caso le ha provocatogravi danni alla salute: oggi soffre di fibromialgia da stress. Altri, però, oggi non possono nemmeno raccontare il dramma che hanno vissuto: ex direttori e direttrici, e i loro familiari, hanno denunciato che alcuni si sono tolti la vita dopo le false accuse e la perdita di reputazione. La moglie di Martin Griffith, licenziato dopo essere stato ritenuto responsabile del furto di denaro dalla propria filiale, ha detto allaCnnche ha camminato deliberatamente davanti a un autobus dopo essere sprofondato in una profonda depressione. Aveva chiesto un prestito ai suoi genitori per colmare il deficit.

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