Chi ha familiarità con bambini e bambine, sa cheNataleè il bellissimoperiodo delle vacanze ma anche dei famigerati compiti. “Compiti per le vacanze” è un ossimoro.Vacantiaè il neutro plurale sostantivato divacans, participio presente di vacare:libero, vuoto o sgombro. Vacanza è la parola checi sussurra la possibilità di uno spazio libero e vuoto da impegnie sgombro da incombenze; un tempo per la rigenerazione e ilriposoche nasce per essere una pausa rispetto alle attività quotidiane. I compiti no. Sono una costrizioneche ci richiama all’ordinario e ai suoi doveri.La libertà negata che ci ricorda il prezzo da pagare per poterla avere.Già, ma perché dobbiamo pagarlo? Quando abbiamo contratto questo debito con la vita? Sia nel periodo natalizio sia in quello estivo, i compiti sono un condanna – senza processo – per i figli e le famiglie. Alcuni dicono che servono per mantenere familiarità con le nozioni scolastiche durante le vacanze, ma il risultato è solo lo stress per le famiglie invece del piacere di stare insieme. I compiti incattiviscono i genitori, trasformandoli in “guardiani della rivoluzione” che girano per casa recitando come un mantra: «hai fatto i compiti per le vacanze?» Un martirio quotidiano che sedimenta, giorno dopo giorno, un’associazione concettuale nefasta: studiare è brutto e toglie la libertà. L’opposto di quello che dovrebbe essere il sapere. Si parte dal presupposto che la famiglia, altrimenti, non possa essere un luogo di apprendimento autonomo. Negli anni, nella mia famiglia, le abbiamo provate tutte: farli i primi giorni tutti insieme, farli un poco al giorno programmandoli, farli secondo la disponibilità e la voglia, farli gli ultimi giorni…non c’è un metodo che funziona meglio, perché nessuno di questi riduce l’insostenibile pesantezza e la sofferenza di dover fare i compiti durante le vacanze. Lascuoladovrebbe insegnare a vivere e ad apprezzare la vita, mentrei compiti sono spesso intrisi di solo nozionismo. Certo, in alcuni casi non è così. Ho notizie di bambini a cui viene assegnato per le vacanze ditenere un diarioo di trovare situazioni quotidiane in cui applicare quanto imparato, ma sappiamo tutti che si tratta di una piccola minoranza, purtroppo. Ho sempre osservatoun effetto forte dei compiti sull’autostima degli studenti. Essendo tanti (spesso troppi)creano una grande sfiducianei bambini nella loro possibilità di poterli fare tutti. In qualunque caso, costringono subito a calcolare quante delle attività desiderate e agognate per le vacanze, dovranno essere cancellate o tolte per fare posto al tempo dei compiti. Inoltre,al ritorno a scuola, è prassi che gli insegnanti,maestre e maestri non dedichino a correggerli neppure un centesimo del tempo che è stato necessario a farli, confermando completamente la loro inutilità anche ai nostri figli. Non so voi, ma io non ricordo nulla che abbia imparato dai compiti per le vacanze mentrericordo bene cosa mi sono perso per farli e oggi, vedo tutto quello che perdono i miei figliper stare chiusi in casa a fare decine di compiti per le vacanze. Probabilmente molti di voi non saranno d’accordo con questa analisi. Sospetto però che siano gli stessi che passano le loro ferie a lavorare, ritenendo necessario mantenere un po’ di “allenamento” per non perdere il ritmo. Altri invece, probabilmente,spaventati dalla difficoltà di gestire la libertà e la spensieratezza dei propri figli, pensano sia comunque meglio tenerli – in qualche modo – occupati. Sono coloro che si chiedono: «E cosa dovrebbero fare senza i compiti? Bighellonare tutto il giorno?» Conosco persone che si battono strenuamente per il propriodiritto alla disconnessione, eppure non prendono in considerazione l’uguale diritto dei propri figli durante la pausa estiva o natalizia. Pergodersi il mare, il cielo, i propri genitori e il tempo– finalmente – libero. A chi ancora la pensasse diversamente, mi permetto di consigliare un libro fondamentale su questo tema:Basta compiti! Non è così che si imparadel pedagogo ed ex dirigente scolastico Maurizio Parodi, che unisce queste e altre motivazioni per sostenere labattaglia per estirpare questa brutta abitudine, poco o per nulla collegata con l’apprendimento e la crescita dei nostri figli. Ivan Illich nel suo manifesto per descolarizzare la società, al punto 10, diceva: “Crediamo che tutte le persone, di qualsiasi età, hanno diritto a decidere ciò che vogliono apprendere, come, quando e dove.” Quest’anno abbiamo un unico compito:dire finalmente basta ai compiti per le vacanze.
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