Nel 20234,8 miliardi di persone(circa il 60% della popolazione mondiale)hanno utilizzato i social media: nel 2022 erano quasi 4,6 miliardi e si stima chenel 2027 arriveranno a circa 6 miliardi. Proprio nel 2022 abbiamo passato in media151 minuti al giorno connessiai social (circa 2,5 ore): più o meno 17 ore a settimana, circa 70 ore al mese, più di 800 l’anno, ovveropiù di 30 giorni su 365.Tutto questo tempo online… eppurepubblichiamo sempre meno. «Non ho bisogno di aggiungere più attriti alla mia vitae avere persone che litigano su chi ho votato o su cosa penso»ha spiegato alWall Street JournalIsaiah Hug (24 anni, California), il cui ultimo post Instagram risale a più di 1 anno fa; Hug passa circa 2 ore al giorno scrollando la sua home. «Sentivocome se dovessi pubblicare e apparire in un certo modoe pensavo “così non mi piace”» ha detto Cassius Hudson (31 anni, Ohio): prima postava contenuti con regolarità su Snapchat, Facebook e Instagram; ora, invece, utilizza solo Ig per scambiarsi meme e video con gli amici in direct. La condivisione social, infatti, sembra essersispostata nel privato:«Ci sonopiù foto e video condivisi tramite Dmsche nelle Stories – ha spiegato Adam Mosseri, capo di Instagram – e ce ne sono più nelle Stories che nei Feed». Secondo ilWall Street Journal, uno dei motivi per cuisi pubblicano meno contenutiè che gli utenti sono diventati più “protettivi” nei confronti della loro vita privata e, quindi, la diffondono meno sui propri canali. Inoltre, l’attenzione degli algoritmi per icontenuti più aesthetice super curati di alcuni content creator ha reso gli utentimeno inclini a postare video e fotosecondo Kevin Tran,Media and entertainment analystdell’aziendaMorning Consult. Secondo la società, inoltre, il 61% degli statunitensi adulti intervistati è diventatopiù selettivoriguardo le foto e i video che pubblica anche a causa di possibilidissidiriguardo topic di attualità e non. Per quanto riguardala guerra tra Hamas e Israele, per esempio, alcune persone hanno esitato a pubblicare le proprie opinioni perpaura di essere attaccate, ha spiegato Pamela Rutledge, direttrice delMedia Psychology Research Center. In più, gli utenti dei principali social devono oggi scontrarsi, quotidianamente, con ladisinformazione. Negli Usa, secondo un sondaggio condotto la scorsa estate dalla società di ricercaGartner, più della metà degli intervistati crede che laqualità dei contenuti sulle piattaforme sia diminuita negli ultimi 5 anni;tra le cause, appunto, disinformazione e proliferazione deibot, ma anche eccessivesponsorizzazioni. La possibile conseguenza di questa “ritirata” dalla pubblicazione social (ma non dallo scrolling passivo) è che nei prossimi anni sempre più persone limiteranno le proprie interazioni digitali:Gartnerstima che il 50% degli utenti le ridurrà significativamente nei prossimi 2 anni. Shantae Mann, per esempio (36 anni, Pennsylvania), sta pensando molto alla possibilità dieliminare i propri account;eppure, ancora non l’ha fatto e per ora continua a condividere occasionalmente qualche contenuto per fissare gli eventi più importanti: «È bello avere foto, così da poter ricordare i momenti». Scrolling passivo e “vetrina dei ricordi”,con il possibile (ma non certo) ritorno alle interazioniface to face: sarà forse questo il futuro dellepiattaforme?
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