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Tutto il sessismo del calcio

 

“Never meet your heroes”, “Non incontrare mai i tuoi eroi”. Undiktatche nel 2023 è ancora più difficile da seguire, visto che non serve incontrare i propri idoli dal vivo per rimanerne delusi: basta semplicemente ascoltare una loro dichiarazione imbarazzante o vedere un loro post controverso sui social media. Tuttavia, quando ho letto leultime dichiarazioni di Wesley Sneijder(genio del pallone olandese che nel 2010 ha completamente stravolto l’Inter aiutandola a vincere tutto) non sono rimasto sorpreso, perchéil calcio è un ambientesessistae, di conseguenza, composto per la maggior parte dapersone sessiste. Intervenendo sul programma tvStudio Voetbal,dove è scoppiato il dibattito riguardo l’eventualità che l’allenatriceSarina Wiegman(finalista mondiale con l’Olanda femminile e poi campionessa mondiale con l’Inghilterra femminile) potesseallenare una squadra maschiledi Eredivisie (il campionato olandese) o la nazionale maschile inglese, Sneijdersi è mostrato titubante. «Trovo difficile dare un giudizio. Ripenso a com’ero io da giocatore, a com’ero nello spogliatoio.Magari adesso le cose sono cambiate, ma io no. Immagino se avessi un allenatore donna, con tutto l’umorismo calcistico che ne deriverebbe.Non ho nulla contro le donne, ma qui stiamo esagerando un po’.Ieri ho sentito qualcuno dire che dobbiamo rompere qualcosa. Perché? Cosa dobbiamo sfondare? Dobbiamo fermarci tutti. Se succede, succede, ma stiamo spingendo troppo, stiamo affrontando troppo questo discorso. Parlarne ora è già eccessivo. Lasciamo che accada.Forse accadrà, forse no, ma stiamo spingendo troppo ed è controproducente»,ha dichiarato. Quella di Sneijder è un’affermazione che non sorprende, una mera constatazione dell’insostenibile sessismopresente che rivela quanto le“battute da spogliatoio”,spesso declinate come ingenue e ironiche, vadano effettivamente a minare la credibilità dell’idea di una donna al comando di un gruppo di uomini. Come riportato il blogPallonate in Faccia,le donne che hanno allenato squadre maschili sono state pochissime: Carolina Morace, per pochi mesi nel 1999, alla Viterbese (Serie C1); Helena Costa, per un mese nel 2014, al Clermont Foot (Ligue 2); Corinne Diacre, dal 2014 al 2017 al Clermont Foot (Ligue 2). Facendo un paragone con il mondo dellaNba(National Basketball Association), è possibile dire che ci sono diversi gradi di separazione, in primis per la considerazione che viene data alla divisione femminile (Wnba). Prova a immaginare un allenatore plurititolato dire ai microfoni:“ho pensato di farmi espellere da questa partita per andare a vedere la nazionale di calcio femminile in tv”.Esatto, non succederà mai. Nella pre-season statunitense, queste sono alcune delledichiarazioni di 2 mesi fa Greg Popovich(il leggendario coach deiSan Antonio Spurs) su Becky Hammon, la prima donna ad aver allenato una squadraNba,nonché sua ex assistant coach, che aveva appena vinto il secondo titoloWnbain 2 anni: «È il motivo per cui la assunsi 8 anni fa. È una coach competitiva. Sa gestire i rapporti umani, non tollera le sciocchezze». «Per tante donne è stato storicamente difficile arrivare a ottenere certe posizioni»,aveva dichiarato nel 2021 il coach. Il calcio è un ambiente sessistae spingere per cambiare troppo le cose può essere controproducente, pensa Sneijder. Ma perché il calcio deve rimanere una bolla isolata dai progressi che mutano la società? Sono discorsi identici a quelli pronunciati in passato in altri ambienti: una donna con il diritto di votare? Forse stiamo esagerando. Una donna nella posizione di manager? Forse stiamo spingendo troppo. Nel frattempo le disuguaglianze di genere non si sono certamente azzerate eil patriarcato è sempre qui,ma le spinte apportate hanno contribuito a normalizzare l’idea di donne al potere, di donne indipendenti. Le parole di Sneijder sono il perfetto esempio di come le persone si rifiutino di essere parte attiva del cambiamento; ecco perché si preferisce lasciare le cose così come stanno, anzichéinterrogarsi sulle cause che portano uno spogliatoio di uomini a non ritenere credibile un’allenatrice.

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