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Incidente mortale: lo youtuber chiede di patteggiare 4 anni di carcere

 

Non se ne sentiva parlare da un po’perché la cronaca è così: irrompe una notizia deflagrante, se ne scrive e discute tanto, spesso tantissimo e altrettanto spesso in modo non proprio corretto, poi arriva il giorno di un altro avvenimento che prende il sopravvento, gettando nell’oblio la prima notizia. In questo caso si trattadella tragedia diCasal Palocco. Lo scorso 14 giugno un suv Lamborghinilanciato a tutta velocità con a bordo alcuni youtuber del collettivoTheborderline, intenti a fare video per il proprio canale da 600.000 iscritti,aveva investito una Smart. Al suo interno una donna e i 2 figli, un maschio e una femmina. Il maggiore, di 5 anni, morì. Il cordoglio e l’indignazione popolare furono subito enormi, soprattutto perché di mezzo c’erano isocialeun gruppo di giovanissimi disposti a spingersi oltre il limiteper raggiungere guadagni a diversi zeri e una manciata di follower in più. Le considerazioni sociologiche sullaGen Zal tempo si sprecarono, molte delle quali paradossalmente proprio tramite social, ma dopo un po’ l’eco di quella vicenda si placò. A far tornare la storia d’attualità la notizia di questi giorni della richiesta, da parte diMatteo Di Pietro, di patteggiare a una condanna a 4 anni, arrivata dopo quella di giudizio immediato da parte della procura.Il ventenne era alla guida dell’auto, presa a noleggio,che viaggiava a oltre120 chilometri orarie travolse la vettura; per questo deve rispondere dell’accusa di omicidio stradale e lesione. Secondo il giudice il ragazzo aveva noleggiato il suv con “l’unico evidente fine di impressionare e catturare l’attenzione di giovani visitatori del web per aumentare i guadagni della pubblicità, a scapito della sicurezza e della responsabilità e di conseguenza a procedere a una velocità superiore ai limiti indicati. Tanto più che alcuni dei passeggeri presenti all’interno della Lamborghini avevano più volte invitato a ridurre la velocità che percepivano eccessiva rispetto al limite dei 50 km/h”. Ed è stato proprio questo aspetto, oltre al fatto che a perdere la vita sia stato un bambino così piccolo, a rendere la vicenda diversa da altre ascrivibili alla categoria delle tragedie stradali, sempre dolorose ma spesso passate in sordina tra i titoli dei giornali. Il fatto che il motivo di quella folle corsa sia stata laricerca ossessiva del contenuto perfettoaveva scatenato un’onda d’urto inedita, che aveva spinto il collettivo a sciogliersi e i canali social a esso collegati, compresi quelli personali degli occupanti della Lamborghini, a essere cancellati. Matteo Di Pietronon era l’unico su quell’auto di lusso, nella quale sedevano ancheGaia Nota, Ramon Vito Lo Iacono e Simone Dutti. Su tutti e 4 pende un’altra indagine: quella diaver fatto sparire le telecamere utilizzate per i videoche stavano girando prima dello schianto. Molto uniti fino al momento del fatto, con il passare dei mesi i 3 passeggeri si sono progressivamente distaccati dal conducente, molto probabilmente con lo scopo di rimarcare quanto detto fin da subito, ovvero che avrebbero intimato più volte a Di Pietro di rallentare. Mentre quest’ultimo, unico accusato per il reato principale, dallo scorso 22 giugno si trova agli arresti domiciliari, Vito Loiacono, così come Gaia Nota, è libero e non disdegna qualche incursione su TikTok insieme alla fidanzata influencer Gaia Cascino, nota principalmente per aver partecipato al realityIl Collegio. A quanto si apprende, per quanto riguarda la richiesta di patteggiamento di Matteo Lo Pietro,la Procura ha dato parere favorevolee ora il gip dovrà fissare un’udienza.

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