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3 libri sulla disabilità, per conoscerla e abbattere i pregiudizi

 

Dal 1992, ogni 3 dicembre il mondo celebra laGiornata Internazionale delle persone con disabilità, nata su iniziativa dell’Onu per “sensibilizzare le persone sul tema della diversità e del suo valore, dei diritti inalienabili di ogni essere umano, indipendentemente dalla condizione fisica, psichica, sensoriale, sociale”. Nel mondo, secondo lestime dell’Oms,ci sono almeno 1,6 miliardi di persone con disabilita: il 16% di tutta la popolazione del Pianeta. Persone diverse per sesso, età, identità di genere, orientamento sessuale, religione, etnia, classe e condizione economica. Persone diverse, con i loro sogni, desideri, orizzonti.Persone che uno sguardo troppo spesso abilista schiaccia dietro la la figura universale del “disabile”(o, peggio ancora, “diversamente abile”), che elimina individualità e unicità a favore di una rappresentazione stereotipata costruita da chi disabile non è. Oggi le persone condisabilitàsubisconopregiudizi, discriminazioni e ingiustiziesu molteplici livelli, che hanno ripercussioni sulla loro felicità e aspettativa di vita. Soprattutto, però, sono invisibilizzate dalla loro condizione. Una condizione che è un problema solo nella misura in cui la nostra società, e le sue barriere, a renderla tale. Per questo, oggi vogliamo suggerirti 3 libri che parlano di disabilità da 3 diverse prospettive, per capire che spesso quello che crediamo di sapere o conoscere è filtrato da quello che le persone abili pensano o credono significhi vivere con una disabilità. E per iniziare a cambiare le cose. Ognuno ride a modo suo, Valentina Perniciaro, Rizzoli, 240 p., 16€ Chi segueSirio e i Tetrabondisui social conosce già l’irresistibile e irriverente simpatia diSirio, bambino “sbilenco”nato prematuro ma sano e scampato alla morte in culla, otto giorni dopo essere stato dimesso, troppo presto, dall’ospedale. Conosce la sentenza senza appello dei medici:morte vegetativa.Conosce ilmodo in cui Sirio ha sfidato quella sentenza: camminando, comunicando, ballando, ridendo, desiderando. A modo suo, esattamente come fa ciascuno di noi. A esserestraordinaria non è solo la sua storia, ma anche il modo in cui sua madre “Baruda” l’ha raccontata, prima sui social e poi nellibro,ribaltando la visione pietista della disabilità e rifiutando la retorica della “madre coraggio” e dei bambini specialiper dare spazio a un nuovo e rivoluzionario modo di raccontare (e per molti anche di immaginare) un bambino sordo, con una diagnosi di tetraparesi spastica e paralisi cerebrale, con la tracheostomia e la gastrostomia: come un bambino che insegue – e le persone che lo circondano con lui – il suo irrinunciabile diritto alla felicità. Che brava che sei! 8 storie di abilismo quotidiano, Elena Paolini e Maria Chiara Paolini, Laterza, 180 p., 16€ Che cos’è, davvero, l’abilismo?A questa domanda rispondono le due sorelle Paolini, meglio conosciute come“Witty Wheels”, che suisociale offline si occupano di disability justice, e il lorofumettodisegnato da Claudia Flandoli, che ci mostra chel’abilismo è dovunque– spesso persino dentro le persone con disabilità – nei comportamenti individuali, nei rapporti interpersonali, in una società che non riesce a strutturarsi e ripensarsi per includere tuttǝ. Ed ecco la risposta alla domanda, che emerge prepotente e divertente dalle8 storieche compongono il fumetto: “abilismo è quando ti senti particolarmente figa perché hai un nuovo taglio di capelli e vai in giro sfoggiandolo con uno swishh, ma un tizio si avvicina e ti dice che «sei proprio brava a uscire di casa». Abilisti sono i film con personaggi disabili che dispensano grandi lezioni di vita a tutti, fanno sesso per la prima volta prima di schiattare e poi schiattano. Abilista è l’inquietante signora che ti fa pat pat sulla testa al supermercato. Ma è anche l’aula universitaria inaccessibile, la burocrazia infinita, l’assistenza insufficiente”. È facile parlare di disabilità (se sai davvero come farlo), Iacopo Melio, 136 p. 16€ Non solo non sappiamo immaginare le persone con disabilità al di fuori degli stereotipi creati dalla società abilista;spesso non sappiamo nemmeno usare le parole giuste.Non è una colpa: nessuno, ci dice Iacopo Melio, nasce imparato. Maè una responsabilità di tuttǝ imparare a utilizzare quelle giuste.Per questo, Melio ha creato questaguidache prima ci aiuta a conoscere davvero quello di cui parliamo, poi a capire in che modo narrarlo. Fuori dal pietismo, dall’inspiration porn, dalla compassione e dal sensazionalismo, dal racconto della disabilità come un grande fardello o, al contrario, di una grande lezione di vita. Ricordando, come fa Vera Ghenonell’introduzione, che “essere una persona con disabilità non è una maledizione, una condizione sfortunata” ma “è la nostra società che rende le disabilità un problema”.

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