Di fronte alcambiamento climaticoe agli ambiziosi obiettivi disostenibilitàeuropei, cresce l’attenzione nei confronti dellatransizione verdein Italia. A mettere in luce l’importanza di agire in maniera adeguata è l’ultimo report elaborato daConfindustriain collaborazione conDeloitte, dal titoloLa competitività nelle tecnologie verdi, una nuova politica industriale per le imprese italiane. Nei prossimi 7 anni in Italia la domanda ditecnologie verdisarà di circa118 miliardi di euro l’anno, un’opportunità innegabile che il Belpaese deve riuscire a cogliere. L’indagine si basa su interviste svolte in 30 aziende del settore aderenti aElettricità Futura, AnimaeAnieche hanno messo in evidenza, in primis, la necessità disnellire la burocrazia per permettere uno sviluppo del mercato sostenibile, oltre a riconoscere nelle istituzioni un ruolo primario nell’identificare una strategia di lungo periodo che comprenda incentivi e aiuti di Stato in grado di guidare il Paese verso la transizione. Il problema centrale della questione, secondo il Presidente diElettricità FuturaAgostino Re Rebaudengo, è proprio legato al ruolo delle istituzioni. La transizione è guidata soprattutto daprivati che effettuano autonomamente piccoli investimentiper installare impiantifotovoltaicicon l’obiettivo di risparmiare sulla bolletta. Nel corso del 2023, sono stati installati6 gigawatt di fontirinnovabili,il doppio rispetto all’anno precedente, e di questi 4 su 5 sono impianti di dimensioni comprese tra 10 e 200 kilowatt. Numeri che evidenziano come effettivamente a guidare la trasformazione siano residenti e imprese che decidono di utilizzare energie rinnovabili sui tetti delle proprie case o delle proprie aziende, a fronte spesso di costi elevati e ampie difficoltà di installazione. Lo stesso Re Rebaudengo evidenzia come questo causi una forteperdita di efficienza per il nostro sistemaportando a un notevole aumento dei costi. Infatti, il costo generato per impianti di piccole dimensioni è pari a 180 euro per megawattora contro gli 80 euro per megawattora per impianti uguali o superiore a un megawatt. Un sistema per ridurre l’impatto dei costi potrebbe essere l’installazione di impianti fotovoltaici a terra.Una realtà, però, ancora di difficile attuazione a causa dell’opposizione delle industrie del settore al decreto legislativo del Governo in materia. Un’opposizione che nasce dalla presenza di una pluralità di fattori che finiscono per limitare le imprese e che, invece, nascono con l’obiettivo di trovare un equilibrio. Un esempio è legato alla tutela del paesaggio: il decreto prevede che possano essere installati impianti a terra sul 20% della superficie ritenute adeguata. Una disposizione che implicherebbe inevitabilmente la presenza di terreni molto vasti su cui operare, un fattore spesso non così scontato. E mentre gli obiettivi dell’Unione europea continuano a innalzarsi,l’Italia deve trovare il modo di riuscire a non rimanere indietro. Entro il 2030 dovrà aver installato143 gigawatt di fonti rinnovabili: al momento ne abbiamo 58.Tuttavia, di questi, 8 dovrebbero essere sostituiti. Ciononostante, si mostra ottimista Fabio Pompei, Ceo diDeloitte, secondo il quale il nostro Paese ha tutti gli strumenti necessari per eccellere, ma è fondamentale «ripensare il modello di sviluppo industriale, coniugando i target di sostenibilità con lo sviluppo della competitività e la capacità produttiva delle filiere per far fronte all’emergenza climatica».
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