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Alcune aziende avrebbero acquistato carbon credits legati allo sfruttamento uiguro

 

Nel mondo delle imprese, che tenta in ogni modo di percorrere la strada della sostenibilità, a volte si incontrano ostacoli inattesi. Spesso le grandi aziende, per compensare le loro emissioni, comprano come forma “green” per il loro status,i crediti di carbonio. Questa pratica, in voga in tutto il mondo, negli ultimi anni ha ricevuto critiche per la sua reale efficacia ma anche perché risulta sempre più complesso controllare sia la loro “concretezza” nello sviluppo di progetti spesso dall’altro capo del mondo (magari legati a piantumazioni o specifiche comunità locali), che come questi stessi progetti operino quotidianamente. Ora un nuovo caso rischia di gettare ombre sulle sceltediBPeSpotifye altre grandi aziende che hanno acquistato crediti di carboniodal progettoBachu Carbondella società di consulenzaSouth Pole,un’iniziativa che secondo alcuni media,tra cui ilGuardian, potrebbe essere implicata inrelazione a potenziali lavori forzati per gli uiguri in Cina. Secondo le accuse, laSouth Poleavrebbe venduto alle grandi aziende crediti di carbonio di un progetto nello Xinjiang, in Cina, che ha lo scopo di ridurre le emissioni globali utilizzando glisteli di cotone di scarto provenienti dai terreni agricolicircostanti per generareelettricità in una centrale a biomassa. Nonostante le premesse di generare lavoro, entrate per l’economia locale e ovviamente di dar vita a energia pulita, è emerso da una inchiesta, passata anche per le osservazioni satellitari, un possibilecollegamento fra il progetto e il lavoro forzato della comunità uigura:un grande numero di lavoratori sarebbero staticostretti a operare nei campi di cotone. Nel parlare dell’iniziativaSouth Poleaveva spiegato come l’idea fosse quella di coinvolgere “agricoltori locali che raccolgono gambi di cotone e li bruciano per generare energia a zero emissioni di carbonio. Questa attività crea elettricità sostenibile e crea un flusso di reddito aggiuntivo per le popolazioni rurali nell’area del progetto, rilanciando l’economia locale”, ma l’inchiesta realizzata dalGuardiane l’olandeseFollow the Moneyavrebbeevidenziato trasferimenti di manodopera forse “coercitivi” per coinvolgere centinaia di uiguri. Ovviamente, mentreSouth Poleha negato le accuse pur essendo “consapevole” dal 2021 del problema tanto da aver smesso di vendere i crediti di carbonio,le aziende che hanno acquistato i crediti hanno affermato di non essere state allertate sulla vicenda.Tra gli altri, oltre aBPeSpotify, ancheWwf, il tennista Dominic Thiem,EcologieHilton Hotelshanno acquistato i crediti del progetto, ma hanno abbandonato il tutto tra il 2019 e il 2020. South Polesi è giustificata spiegando di non aver avuto la possibilità di gestire o verificare sul campole informazioni di quanto stesse accadendo nella zona, ma “quando un cliente ha espresso preoccupazione riguardo ai potenziali problemi legati alla manodopera in questo progetto, abbiamo subito avviato una revisione specifica della situazione. La nostra analisi non è riuscita a identificare alcun problema materiale che desta preoccupazione, ma siamo rimasti generalmente a disagio per le notizie dei media correlate sulle accuse di lavoro forzato nello Xinjiang. Di conseguenza abbiamo preso la decisione prudente di interrompere la vendita di crediti di carbonio derivanti da questo progetto nel 2021”. Pur con una forte difficoltà nel reperire informazioni di cosa accada in determinate aree, negli ultimi anni in tutto il mondo sono state sollevate forti preoccupazioni riguardo allavoro forzato uiguronelloXinjiangele Nazioni Unite stimano che dal 2017 circa1milione di persone siano state ospitate in campi di detenzioneutilizzati peropprimere gli uiguri e altre minoranzeetniche diverse dalla maggioranza Han. Si parla di trasferimenti forzati e, proprio come nel caso denunciato dall’inchiesta, di lavoro coercitivo in campi di cotone e settore agricolo. Oltretutto l’inchiesta delGuardianeFollow the Money,oltre a rimarcare le complesse condizioni degli uiguri, ricorda ancora una voltatutte le difficoltà e le incongruenze su cui si basa il mercato dei crediti di carbonioche ha un effetto di compensazione ma non di soluzione al problema delle emissioni e la crisi del clima

Redazione

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