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Trattato globale contro l’inquinamento da plastica: riprendono i negoziati

 

In appena un quarto di secolo, di questo passo, rischiamo di rimanere “sommersi” dallaplastica. Le previsioni indicano infatti chegli attuali quantitativi di plastica saranno quasi triplicati entro il 2060, con circa la metà che finirà in discarica emeno di un quinto riciclato. Un bel problema – tenendo conto di quanto la plastica impatta sugli ecosistemi mettendo a rischio anche la salute dell’uomo -che potrebbe trovare una soluzione interessante nelTrattato globale sulla plastica. Questo trattato va avanti da tempo maa Nairobi, in Kenya, un nuovo vertice potrebbe presto trovare una prima quadrasu quello che il punto più delicato del negoziato: per ridurre la plastica e i suoi rifiutiogni Paese dovrà agire secondo i propri piani oppure tutti dovranno stare sotto il cappello e le leggi di un trattato vincolante, con obblighi precisi? La questione, divisiva, nei round precedenti delle trattative, dal Kenya a Parigi, non ha trovato finora una risposta univoca. Attualmente le delegazioni governative ritenteranno, a Nairobi, di definire i dettagli di un possibile trattato globale ma le posizioni restano molto distanti. Su tutte quella degliStati Uniti,i più propensi alla via di“ognuno con il proprio piano e i propri obiettivi”e lontani da una intesa globale e vincolante. Con loro ancheCina, India e Arabia Sauditapiù propensi, durante la fase negoziale internazionale (Inc), a un accordo in cui ogni stato determina il proprio impegno, mentre al contrariodiverse realtà dell’Africa e dell’Asia chiedono un “impegno globale”. Di recente però, con una possibile apertura anche per gli altri Paesi, gli Stati Uniti sono apparsi disposti a rivedere la propria posizione. Come ha spiegato Graham Forbes, responsabile della campagna globale sulla plastica perGreenpeace Usa, ci sonostati piccoli segnali di cambiamentoma ancora lontani da una fumata bianca. «Osserveremo molto da vicino per vedere come andrà a finire. Dobbiamo parlare di regole e mettere in atto regolamenti», ha ricordato Forbes. I negoziati puntano a ottenereun trattato formalmente in vigore entro la fine del 2024e quello in corso in Kenya (sino al 17 novembre) è il terzo ciclo di incontri a metà strada verso la risoluzione finale che, attualmente, passa per unariduzione drastica della produzione di plastica vergine e a determinate restrizioni a livello nazionale. Gli attivisti nel frattempo denunciano come le grandi potenze economiche e il contesto della attuale geopolitica siano sempre più legati alle grandi compagnie petrolifere e chimiche che non sono disposte ad allentare la presa sulla produzione di plastica. Al contrario però gli ambientalisti, seguendo le previsioni, chiedono una riduzione di almeno il 75% della produzione di plastica entro il 2040, per mantenere le emissioni di gas serra entro uno scenario di 1,5 °C (proposta diGreenpeace). «Nonostante gli intoppi, sono molto incoraggiato dal fatto che una chiara maggioranza di Paesi abbia dichiarato di volere un trattato forte con regole vincolanti e abbia proposto una base globale per l’eliminazione graduale dei materiali», aggiungeEirik Lindebjerg, responsabile della politica globale sulla plastica del Wwf. «Ci sono grandi interessi economici nel mantenere lo status quo. Ma c’è anche una forte protesta pubblica e una forte pressione pubblica contro questi interessi.Vedremo alla fine chi vincerà», chiosa Lindebjerg.

Redazione

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