Mentre le trattative per liberare le persone rapite daHamasinIsraelesono in corso, le madri di alcuni bambini tenuti in ostaggio hanno rivolto unappello proprio ad Hamasper chiedere il loro rilascio. Secondo le autorità israeliane,240 persone tra ostaggi civili e prigionieri militari sono tuttora trattenuti a Gaza, ma non è stato chiarito quanti siano civili e quanti soldati. Tra loro ci sarebbero33 bambinioltre ad anziani, stranieri, persone con doppia cittadinanza e soldati israeliani. Quattro donne tra i civili presi in ostaggio sono state liberate da Hamas, 2 il 20 ottobre, entrambe con cittadinanza statunitense, e 2 il 24 ottobre. Il programmaThe ContextdellaBbcha di recente ospitatoRenana Jacob, Batshema Yahalomi e Hadas Kalderon, 3 donne i cui figli sono stati rapiti da Hamas durante gli attacchi del 7 ottobre. Con le loro famiglie vivevano tutte in kibbutz, ora distrutti, a pochi chilometri daGaza. La scelta di vivere all’interno di una comunità autosufficiente che si autogoverna tramite una forma di democrazia diretta e vicina a Gaza era motivata anche dalla fiducia di poter raggiungere una soluzione di pace tra Israele e Palestina, ha raccontato Renana Jacob. Il giorno in cuiHamasha attaccato i kibbutz in cui vivevano,i loro figli, di età compresa tra i 10 e i 16 anni, sono stati prelevati con la forzada casa e portati via con delle motociclette. In alcuni casi le donne hanno assistito direttamente al rapimento e hanno cercato di trarre in salvo i propri figli implorando i terroristi, in altri non erano fisicamente presenti ma in contatto telefonico con loro mentre venivano rapiti. Riportando le loro drammatiche testimonianze, le donne hanno spiegato di aver viaggiato da Israele al Regno Unito persensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dei rapimentie che hanno incontrato l’ambasciatore del Qatar a Londra, impegnato nella mediazione tra Israele e Hamas nel tentativo di liberare gli ostaggi. La richiesta avanzata dalle 3 madri al governo israeliano e ad Hamas è quella dipermettere una “pausa” dal conflitto per garantire che anche i bambini di Gaza possano lasciare il territorio di guerra in sicurezza. Mark Regev, consigliere del presidente israeliano Benjamin Netanyahu, è intervenuto durante la trasmissione e ha parlato di un“terribile fallimento” nella risposta in materia di sicurezzadi fronte agli attacchi di Hamas. Alla richiesta di chiarire la posizione del governo in merito alla mancanza di comunicazione con le famiglie delle persone tenute in ostaggio, il consigliere ha detto che è stata istituita una “direzione speciale” a questo scopo. Il riferimento è alleproteste portate avanti in questi giorni in tutto Israeleda migliaia di persone e dalle famiglie degli ostaggi che chiedono di essere informate sulle trattative e sulle modalità di recupero delle persone rapite. Alcune di loro hanno piantato le tende davanti al quartier generale della difesa a Tel Avivdichiarando alla testataHaaretzche non intendono andarsene fino al rilascio delle persone rapite. Ieri, mercoledì 9 novembre, decine di manifestanti hanno inoltre protestato davanti alla casa di Gerusalemme del miliardario Simon Falic, dove vive da alcune settimane il presidente Netanyahu.
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