Che ruolo possono avere i satelliti nella lotta al cambiamento climatico?Se ne è parlato ieri, 9 novembre, aEcomondo, la fiera internazionale dedicata all’ambiente e all’economia circolare. Al convegnoI dati satellitari e climatici: assetti critici (o strategici) per monitorare e prevenire i cambiamenti climatici,moderato da Gino Bucciol, Officina Stellare S.p.A. (TBC), sono intervenuti Laura Candela dell’Agenzia Spaziale Italiana, Giuseppe Forenza diPlanetek, Attilio Castellarin dell’Università di Bologna e Marco Pizziolo del Settore Difesa del Territorio Regione Emilia-Romagna. Un incontro durato 2 ore per provare araccontare quanto i dati climatici e satellitari possano rivelarsi importantinella comprensione del climate change e nella formulazione di strategie per rallentarlo. Sono infatti una risorsa preziosa non solo per la comunità scientifica, ma anche per le istituzioni e le organizzazioni che cercano di affrontare le sfide che pone la crisi del clima Dallemissioni spazialiper l’osservazione delleTerraall’impiego deisatellitiper comprendere, monitorare e mitigare glieffetti dei cambiamenti climatici,fino almachine learninge ai dati satellitari a supporto della gestione dell’emergenza per le alluvioni nel maggio 2023 in Emilia Romagna. I dati climatici e satellitari sono infatti strumenti chiave nella comprensione dei cambiamenti climatici e nella formulazione di strategie per contenerli. La prima immagine della Terra dallo spazio venne scattata nel 1946, da una fotocamera a bordo di un razzoV-2lanciato nel deserto del New Mexico. Il miticoSputnik, il primo satellite, partì invece nel 1957, e finì per rappresentare un’importante vittoria dell’Unione Sovietica negli anni della guerra. Ma il primo vero satellite lanciato per l’osservazione del Pianeta (in particolare, per il monitoraggio delle nubi) fu l’americanoVanguard 2. Le immagini che catturano il globo verde-azzurro che abitiamo non possono non affascinarci, ma negli anni sono stati compiutinotevoli passi in avanti,come ha spiegato Marco Pizziolo, tanto che la Protezione Civile liutilizza per supportare la pianificazione delle azioni sui territori colpiti da catastrofi naturali,come nel caso dell’Emilia-Romagna. Il 16 maggio la Protezione Civile ha coinvolto l’Agenzia Spaziale Italiana –Asi(centro di competenza del Dipartimento Protezione Civile) richiedendo immagini acquisite dalla costellazione satellitareCosmo-SkyMedsui territori interessati. Le acquisizioni si sono svolte secondo un piano definito quotidianamente in base all’evolversi della situazione. In sostanza, venivano individuate le aree specifiche da monitorare e si elaboravano le immaginiottenute per trasformarle in “mappe di cambiamento”. Ilconfrontofra le diverse immagini acquisite in momenti e giorni differenti permetteva di tracciare i cambiamenti che interessavano le aree colpite dallealluvioni. Per esempio, nelle ore immediatamente successive agli eventi atmosferici, le mappe hanno consentito di identificare le aree più colpite. Così facendo, il comitato operativo attivato dal Dipartimento di Protezione Civile ha potuto ripartire le risorse disponibili sul territorio in base all’urgenza dell’intervento e concentrare le squadre di pompaggio e le idrovore, nelle zone in cui il riassorbimento delle acque risultava più lento.
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