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Il Sudafrica denuncia Israele per genocidio: al via le udienze all’Aia

 

Mentre il bilancio delle vittimea Gazasfiora le23.000 persone uccise a partire dal 7 ottobre 2023, dato diffuso dal ministero della Salute palestinese, controllato da Hamas, in un’aula delPalais de la Paixdell’Aia la Corte internazionale di Giustizia ha avviato il procedimento sullacausaintentata dal Sudafrica nei confronti di Israele. Oggi e domani, giovedì 11 e venerdì 12 gennaio, il principale organo giudiziario delle Nazioni Unite esaminerà le argomentazioni secondo cui il Paese guidato dal primo ministroBenjamin Netanyahusta commettendoun genocidio ai danni del popolo palestinese. Il Sudafricachiede alla Corte di agire urgentemente“per proteggere da ulteriori, gravi e irreparabili danni ai diritti del popolo palestinese derivanti dalla Convenzione sul Genocidio, che continua a essere violata impunemente”. La dichiarazione chiede anche che il Tribunale internazionale dell’Aia ordini a Israele di “cessare di uccidere e di causare gravidanni mentalie fisici ai palestinesi di Gaza”, “di prevenire e punire l’incitamento diretto e pubblico al genocidio e di revocare le politiche e le pratiche correlate, anche per quanto riguarda la restrizione degli aiuti e l’emissione di direttive di evacuazione”. Nella suarichiesta scritta di 84 paginepresentata il 29 dicembre alla Corte Internazionale di Giustizia per l’apertura del procedimento, il Sudafrica ha dichiarato che “gli atti e le omissioni di Israelehanno carattere genocida in quantosono commessi con l’intento specifico richiesto di distruggere i palestinesi di Gazacome parte del più ampio gruppo nazionale, razziale ed etnico palestinese” e che “la condotta di Israele – attraverso i suoi organi statali, agenti statali e altre persone ed entità che agiscono su sua istruzione o sotto la sua direzione, controllo o influenza – in relazione ai palestinesi di Gaza, è in violazione dei suoi obblighi” ai sensi della già citataConvenzione sul genocidio, redatta dopo la seconda guerra mondiale e l’assassinio di 6 milioni di ebrei durante l’Olocausto. Secondo questa intesa, datata 9 dicembre 1948, entrata in vigore nel 1951 e ratificata da 153 Stati (dato aggiornato ad aprile 2022), il genocidio, “sia che venga commesso in tempo di pace sia che venga commesso in tempo di guerra,è un crimine di diritto internazionale” che le parti “si impegnano a prevenire e a punire”. La Convenzione, che vede tra i Paesi firmatari anche Israele,specificache per genocidio si intende “ciascuno degli atti seguenti, commessicon l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, come tale: uccisione di membri del gruppo; lesioni gravi all’integrità fisica o mentale di membri del gruppo; il fatto di sottoporre deliberatamente il gruppo a condizioni di vita intese a provocare la sua distruzione fisica, totale o parziale; misure miranti a impedire nascite all’interno del gruppo; trasferimento forzato di fanciulli da un gruppo a un altro”. Israele, cheha definito la richiesta “priva di fondamento”e una “calunnia del sangue”, sostiene di agire per legittima difesa, per proteggere gli israeliani. Il 7 ottobre Hamas ha sferrato un attacco contro Israele in cui i militanti hanno ucciso 1.200 persone, principalmente civili, e ne hanno prese in ostaggio 240. Prima dell’avvio del procedimento il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha pubblicatoun videoin cui ribadisce di combattere Hamas, non la popolazione palestinese,nel pieno rispetto del diritto internazionale. Gli Stati Uniti, che sono i più grandi sostenitori del Paese, hanno respinto le accuse definendole “prive di merito” . Nel corso delle udienze che si terranno giovedì 11 e venerdì 12 gennaio i team legali di entrambe le parti avranno3 ore ciascuno per presentare il loro caso, con l’intervento del Sud Africa programmato per il primo giorno e la risposta di Israele prevista per domani. Il giudizio finale potrebbe arrivare entro poche settimane. I casi di genocidio, però, sono noti per essere difficili da dimostrare e possono richiedere anni prima di essere risolti.

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