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L’Italia è campione di riciclo ma fatica a spingere sulle rinnovabili

 

Siamobravi a riciclare, crediamo nella sostenibilità a livello aziendale, ma non spingiamo abbastanza su un futuro aenergia rinnovabile. Il rapportoGreenitaly 2023appena presentato daFondazione SymbolaeUnioncamereci racconta un’Italia fatta più di pregi che di difetti, in termini di attenzione per esempio al riciclo e all’economia circolare. Il nostro Paese, spiega il rapporto,nel 2022 ha riciclato l’83,4% della totalità dei rifiuti (urbani e speciali), primeggiando in Europa. Il nostro tasso di riciclo è di oltre 30 punti sopra la media della Ue(52,6%) e l’Italia è decisamente più avanti rispetto a esempio a Francia (64,4%), Germania (70%) o Spagna (59,8%). Inoltre siamo uno dei pochi Paesi europei che dal 2010 al 2020 ha migliorato le sue prestazioni: +10 punti percentuali, contro una media Ue di 6 punti. Bene, per esempio, il recupero della carta, ma anche della plastica, ricordano i consorzi che hanno collaborato al report. Uno dei dati più interessanti è poi relativoalle imprese: sono 510.000, decisamente tante, quelle che negli ultimi cinque anni hanno investito nella green economy. Investimenti che nel tempo hannoportato a 3,2 milioni digreen jobso professioni legate alla sostenibilità, con il 13,9% degli occupati (3.222 unità). Nel quinquennio 2018-2022 le oltre 500.000 imprese che hanno effettuato eco-investimenti sono risultate pari al 35,1% del totale,ovvero più di 1 su 3. Se si osserva la crescita dal punto di vista “contrattuale” il reportGreenitalyci ricorda poi come “nel 2022 i contratti attivati di queste figure sono stati pari a 1.816.120, il 35,1% dei contratti totali previsti nell’anno (circa 5,2 milioni), con un incremento di 215.660 unità rispetto alla precedente rilevazione”. Ormai nell’oltre 80% delle richieste di competenze nel mondo del lavoro, c’è un minimo di“cultura green”e le aree aziendali che più spingono su questo sono quelle di progettazione e sviluppo (incidenza 87%), logistica (81,7%) e marketing e comunicazione (79,2%). A livello di contratti green,Symbolaricorda che è il Nord-Ovest l’area con maggior numero di attivazioni (+13,5% rispetto all’anno precedente), ma tassi significativi di crescita si registrano anche al Centro (+15.9%), mentre il Sud cresce un po’ meno. Delle varie regioni è semprela Lombardia a guidare, anche a livello di lavoro, la rivoluzione verde: “Si tratta della regione più dinamica, con 421.170 nuovi contratti green jobs attesi nel 2022 (in crescita del 14,7% rispetto al 2021), primato che possiede non soltanto in termini assoluti ma anche relativi (l’incidenza dei green jobs sul totale delle attivazioni previste nella regione è del 40,8%)”, si legge nel rapporto. Bene anche Veneto, Emilia Romagna e Lazio. Infine, a livello provinciale, è ancoraMilano ai primi postie “nel 2022 segna il maggior numero di attivazioni green (186.360 contratti attesi, pari al 10,3% del totale dei contratti green jobs su scala nazionale e al 41% del totale delle attivazioni previste nella provincia)”. Risultati positivi anche per Torino, Roma e Napoli, ma a stupire in termini di incidenza dei nuovi contratti green jobs sul totale dei nuovi contratti della provincia sono “i valori più elevati che si registrano nelle province di Piacenza (52,2%), Caltanissetta (48,5%), Lodi (46,4%) e Frosinone (45,2%)”. Se da un lato mondo del lavoro e dell’economia circolare mostrano dati davvero incoraggianti, dall’altro il nostro Paese secondo il rapportoSymbolaarranca però ancora a livello di energierinnovabili, troppo spesso ostacolate dalla burocrazia. Andrea Prete, presidenteUnioncamere, spiega infatti che “non sempre le nostre imprese sono messe nelle condizioni di operare al loro meglio. È il caso del tema delle energie rinnovabili, fondamentali per una riduzione delle importazioni di energia del nostro Paese e per una stabilizzazione dei prezzi, la cui crescita è spesso rallentata da ostacoli burocratici:nel 2022 è stata installata una potenza da fonti rinnovabili pari a 3 GW, contro gli 11 della Germania e i 6 della Spagna, un dato lontano dal target di circa 8-9 GW all’anno da installare entro il 2030”. Come chiosa Ermete Realacci, presidente dellaFondazione Symbola, «accelerare gli investimenti nella transizione verde e nelle energie rinnovabili aumenta la stabilità finanziaria come dimostrano gli studi della Bce e della Banca D’Italia, dà forza al made in Italy, riduce i costi a medio termine per famiglie e imprese,rafforza la nostra indipendenza energetica. Siamo una superpotenza europea dell’economia circolare e questo ci rende più competitivi e capaci di futuro. Nel rapportoGreenItalysi legge un’Italia che va verso un’economia più a misura d’uomo che punta sulla sostenibilità, sull’innovazione, sulle comunità e sui territori».

Redazione

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