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Intesa al vertice per salvare le foreste pluviali, ma una vera alleanza non c’è

 

Da sole le foreste dell’Amazzonia, il Congo o del Sudest asiatico ospitano quasi l’80% dellabiodiversitàterrestre. Eppure, in quelle specifiche zone del Pianeta, leforeste pluvialicontinuano a essere fortemente minacciate dall’uomo e dalleattività di deforestazione, problema cresciutoa livello globale del 4% nel 2022,e tutt’oggi queste aree hanno un estremo bisogno di protezione. Proprio nel tentativo di proteggerle si è svolto in questi giorni nella Repubblica del CongoilThree Basins Summit,vertice che riunisce i Paesi che ospitano le foreste pluviali e che ha lo scopo di aumentare la cooperazione nella conservazione delle foreste. Dopo giorni di trattative, a Brazzaville i Paesi presentihanno concordato per una maggiore cooperazione, basata su sette punti e incentrata sulla salvaguardia della biodiversità,ma dal summit non è uscita una alleanza concretavera e propria capace di preservare con nuove regole le foreste, vitali pozzi di carbonio per la salute del Pianeta. Rappresentati degli stati, Ong, esperti tecnici e funzionari del settore finanziario si sono concentrati sulle possibili strategie per la conservazione dell’Amazzonia, del bacino del Congo e delle foreste nel Sudest asiatico, sostenendo che “unire le forze è una necessità assoluta”, ha detto il ministro dell’Ambiente della Repubblica del Congo, Arlette Soudan Nonault. La paura è che la perdita di biodiversità delle foreste aggravi le condizioni già precarie di questi ecosistemi che, nel loro ruolo di assorbimento del carbonio, sono alleati fondamentali per raggiungere gli obiettivi climatici fissati in tutto il mondo. Anche per questo la Repubblica del Congo ha firmato una tabella di marciaper un partenariato forestale con l’Unione europea che mira entro il 2030 ad “aumentare la quantità di foreste protette,ripristinate o gestite in modo sostenibile” e creare più posti di lavoro legati alle foreste, così come frenare i tassi di deforestazione. L’intesa raggiunta in Congo non accontenta però le associazioni ambientaliste perché, come ricorda il Wwf,“saranno necessari maggiori sforzi per rafforzare la collaborazione concreta tra le tre regioni per promuovere azioni reali per fermare la deforestazione”. Finanziamenti, governance inclusiva, cooperazione tecnico scientifica e obiettivi comuni sono alla base di alcune delle strategie concordate durante il summit, anche se per gli ambientalisti serviranno molti più sforzi per risolvere i problemi di bacini, come il Congo,dove i tassi di deforestazione sono raddoppiati dal 2010 rispetto al decennio precedente. «Le foreste tropicali – chiosa Fran Price, responsabile delle foreste globali del Wwf – sono ricche di biodiversità e significative dal punto di vista culturale ed economico per le popolazioni di tutto il mondo. Ma continuano ad affrontare le minacce derivanti dalla deforestazione e dal degrado forestale. IlThree Basins Summitha rappresentato un buon inizio per importanti discussioni sul futuro di queste foreste e sulle soluzioni necessarie per affrontare le sfide che si trovano ad affrontare, ma siamo delusi dal fatto che non abbia portato a un’Alleanza dei tre bacini, come sperato».

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