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Fonti fossili, allarme Iea: i target climatici sono irraggiungibili

 

C’è un buco nero, vero ed evidente, nellatransizione energeticaglobale che tutto il mondo – idealmente – dovrebbe portare avanti unito e compatto. È l’abisso dellefonti fossili: sono ancora tante e troppo utilizzate. L’ultima ed ennesima denuncia è presentata oggi da un’istituzione di primo piano,l’Agenzia internazionale dell’Energia(Iea). IlWorld Energy Outlook 2023dell’ente arriva così a una sentenza abbastanza fatalistica e amara: i target climatici, a questo punto, potrebbero essere irraggiungibili. La domanda dicombustibili fossiliinfatti rimane talmente elevata, già nel presente ma anche guardando alle prospettive future, da trasformare in una chimera lontanissima il traguardo fissato dal notoAccordo di Parigi, ovvero mantenere l’incremento delle temperature medie del pianeta entro quota 1,5 °C, mentre sono avviate verso i 2,4 °C in questo secolo. “Ciò rischia non solo di peggioraregli impatti climaticidopo un anno di caldo record, ma anche di minarela sicurezza del sistema energetico, che è stato costruito per un mondo più fresco con eventi meteorologici meno estremi”, scrivel’Ieasottolineando come l’andamento attuale possa aggravare alcuni pericoli. “Ridurre la curva delle emissioni verso un percorso coerente con 1,5 °C rimane possibile ma sempre più difficile”. Nel complesso, secondo l’indagine dell’Iea, sono necessari al più presto provvedimenti maggiormente efficaci per rimettere la Terra in carreggiata e contrastare in maniera davvero incisivail riscaldamento globaleche accende sempre piùla questione climaticasul piano politico, economico e sociale. IlWorld Energy Outlook 2023si inserisce in un quadro generale dominato da tensioni geopolitiche e da mercati energetici fragili. Ma non solo: questo studio sulle prospettive mondiali suona come un nuovo monito in vista dellaConferenza sul Clima di Dubai, laCop28, in programma da giovedì 30 novembre a martedì 12 dicembre. La pubblicazione è definita come il documento di punta prodotto dall’Agenzia Internazionale dell’Energiae pertanto è considerata come la fonte più autorevole di analisi e proiezioni su questi argomenti. Diffusi ogni anno a partire dal 1998, i suoi dati oggettivi forniscono approfondimenti critici sulla domanda e l’offerta globale dienergiain diversi scenari e sulle implicazioni perla sicurezza energetica, gli obiettivi riguardanti il cambiamento climaticoma anchelo sviluppo economico. «La transizione versol’energia pulitasta avvenendo in tutto il mondo ed è inarrestabile. Non è una questione di ‘se’, è solo una questione di ‘Quanto presto e prima è, meglio è per tutti noi’», ha affermato il direttore esecutivo dell’IeaFatih Birol, illustrando il report. L’Agenzia fa quindi cinque proposte per riprendere la strada maestra verso l’Accordo di Parigi: triplicare la capacità globale dienergia rinnovabile, raddoppiare il tasso di miglioramento dell’efficienza energetica, ridurre del 75% leemissioni di metanolegate ai combustibili fossili e prevedere ulteriori investimenti per triplicare i finanziamenti nel settore dell’energia pulita, soprattutto nell’ambito delle economie emergenti e in via di sviluppo. L’ultimo obiettivo, forse il più difficile, è stabilire norme e scadenze che portino a un graduale abbattimento dell’utilizzo deicombustibili fossili, dimenticando le centrali elettriche a carbone. In tutto questo, purtroppo,l’Italianon brilla visto cheè il maggior finanziatore di fossili al mondo insieme agli Stati Uniti: lo ha mostrato il report diOil Change International, un atto di accusa contro i Paesi che disattendono le promesse, fatte allaCop26, di evitare i sussidi dannosi per l’ambiente.

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