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La pesca in Italia potrebbe diminuire del 70%

 

Crisi del clima, nuove regole Ue per laprotezione dei mari,invasioni di specie alienee costruzione di parchi offshore utili alla transizione energeticapotrebbero essere i fattori scatenanti di una futura profonda crisi della pesca in Italia. Lo annunciano durante un convegno i sindacalisti dellaFlai-Cgil Pescain difesa dei pescatori che temono che con le nuove norme, come quelle che prevedononuovi limiti della pesca a strascico estesea determinate aree marine protette, potrebbero impattare sulla pesca nel Mediterraneo, soprattutto al sud e nelle isole. Le nuove norme rischiano secondo chi denunciadi portare a una diminuzione del 70% del pescato, cifra che tiene conto anche dell’impatto delle piattaforme offshore per l’eolico con nuovi limiti alla pesca in profondità. A risentirne sarebberoi 12.000 pescherecci italianie i pescatori nostrani che parlano di un futuro “avvolto da nubi minacciose, fra restrizione degli spazi marittimi, istallazione di parchi eolici offshore che costringeranno i pescatori a circumnavigarli con un incremento di tempo, costi per la navigazione e ore di lavoro, stravolgimenti climatici che hanno portato anche all’arrivo di specie aliene, inquinamento epesca illegale.Tutti fattori negativi a cui va aggiunta l’endemica carenza di ammortizzatori sociali per chi fa della pesca il proprio mezzo di sostentamento. Invece la pesca italiana andrebbe incentivata sulla base dei parametri della sostenibilità, per ridurre la dipendenza dall’estero e avviarsi all’auspicata, ma sempre lontana, autonomia alimentare nel consumo ittico del Paese”, fanno sapere dal sindacato. Negli ultimi dieci anni, ricorda ilSole24Ore,il settore pesca ha perso il 20% della flotta, ha visto diminuire il volume del pescato del 16%e oggi garantisce all’Italia solo il 27% di tutto il pesce che consuma. A risentire delle nuove regole sarebbero soprattutto, tra limiti e restrizioni, così come ampliamento di aree marine protette,le isole quali la Sicilia e la Sardegna, oppure Lampedusa.Antonio Pucillo, capo dipartimento pesca dellaFlai-Cgil, spiega che il nuovo piano Ue «prevede il divieto di pesca a strascico nelle areeNatura 2000, quelle dove già la pesca è soggetta a limitazioni e il tutto sommato alla richiesta europea di aumentare il numero delle aree marine protette entro il 2030, crea forti limitazioni ai pescatori. Noi siamo favorevoli alla salvaguardia delle specie marine e al loro ripopolamento, ma se pescare in meno del 30% del mare ha come unico risultato quello di veder migliorate, e solo in parte, le condizioni di vita di una decina di specie soltanto, allora vuol dire che questa non è la strada giusta da percorrere».

Redazione

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