NellaLibia orientale, dopo lealluvioni, gliallagamentie lemigliaia di vittime a causa dell’uragano Daniel, è corsa contro il tempoper evitare epidemiecomeil colera. Si seppelliscono i morti perché l’acqua non venga contaminata. A una settimana dalla catastrofe provocata dalla tempesta, a lanciare l’allarme sul crescente pericolo che si diffondano infezioni sono le autorità locali ele organizzazioni internazionalicomeMedici senza Frontiere, presente a Derna da più di tre giorni per portare i soccorsi. La situazione è tragica:i cadaveriin decomposizione delle persone travolte dalleinondazioni, abbandonati per strada o nell’acqua stagnante, potrebbero favorirele malattie, tra i sopravvissuti ma anche tra i numerosi volontari arrivati da tutto il mondo. Tra loro ci sono studenti di medicina che stanno prestando opera di sterilizzazione lungo la costa. Un altro grosso problema è rappresentato dallemine anti-uomo, rimaste nel terreno in seguito a precedenti conflitti e ora spostate dall’acqua, rendendo difficilissimi i movimenti delle persone e qualsiasi operazione. Così, se il Paese stava già affrontando difficoltà enormi tra i 10.000 dispersi e le devastazioni, si prospetta oraunaseconda crisi umanitariasia per via dei possibilicontagisia perché scarseggiano generi di prima necessità, rifugi e farmaci. Parallelamente il Ministero della Salute dellaLibiaorientale ha fatto sapere che sono iniziate alcune procedure divaccinazionedella popolazione, partendo dal personale sanitario, dai bambini a dai soccorritori. Intanto aDerna, la zona più colpita dalle conseguenze dell’uragano,si temono oltre 20.000 vittime. Macerie, edifici distrutti, fango ovunque: il ministro dell’Aviazione civile Chkiouat ha dichiarato che «almeno il 25% della città è scomparso». Proprio lì è risultato fatale il crollo contemporaneo didue dighe, che forse poteva essere sventato. In queste ore, infatti, è stato sottolineato come non ci fossemanutenzioneda circa 20 anni, un dato ammesso dallo stessosindaco di Derna. Sembra che quelle dighe siano state realizzate 50 anni fa, secondo le caratteristiche tecniche di allora. Successivamente è mancata la giusta attenzione nelle revisioni. La Storia non ha aiutato. Si sono susseguiti i bombardamenti della Nato, una guerra civile e disordini. Magli espertihanno richiamato l’attenzione sulla situazione delleinfrastrutturepiù volte negli ultimi anni. Uno di questi è l’idrologoAbdul Wanis Ashourche ha cominciato a studiare quel sistema didigheormai 17 anni fa. Secondo lui, all’epoca c’era già consapevolezza attorno ai rischi a cui erano sottoposti gli abitanti dell’area.L’idrologo, come riportato daReuters, ha individuato fin da subito crepe nelle strutture,pioggeeccessive einondazionipiù frequenti della media. Abdul Wanis Ashourinoltre ha riscontrato diverse segnalazioni che avvertivano di possibili incidenti, anche gravi, nel caso in cui le dighe non avessero ricevuto la debita manutenzione. Infinel’Organizzazione delle Nazioni Uniteha evidenziato l’assenza di un adeguato apparato libico diallerta meteo: se ci fosse stato, perlomeno sarebbe arrivato per tempo un efficaceordine di evacuazione.
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