A fine agosto, lo scienziatoPatrick T. Brownha pubblicato un articolo suNatureche spiega comel’aumento delle temperatureaccresca le probabilità diincendi in California, collegando quindi singoli fenomeni meteorologici a eventi estremi. Una settimana dopo, però, ha affidato aThe Free Pressun’autodenuncia: in quel testo scientificosi è concentrato solo suicambiamenti climatici, trascurando altri fattori, per attenersi a una sorta di narrazione dominante che spinge sulla necessità di ridurrele emissioni di gas serra. Brown, co-direttore del team su clima ed energia presso ilBreakthrough Institute, non ha ideato il titolo di questo secondo pezzo d’opinione ma l’ha autorizzato:“Ho tralasciato tutta la verità per pubblicare il mio documento sulcambiamento climatico”.E il sottotitolo calca ulteriormente la mano: “Sono stato pubblicato suNatureperché mi sono attenuto a una narrazione che sapevo sarebbe piaciuta agli editori. Non è così che dovrebbe funzionarela scienza”. Magdalena Skipper, direttrice della rivista scientifica, una delle più prestigiose al mondo, si è affrettata a chiarire che le ricerche degli autori non subiscono condizionamenti, riservandosi di analizzare attentamente il caso specifico e di prendereprovvedimenti contro le affermazioni delclimatologo. Intanto i media, dalWashington PostalLos Angeles Times, hanno dato ampio spazio alla storia. Investito da una tempesta di polemiche e discussioni,Patrick T. Brownha diffuso alcune“correzioni”rispetto a quanto è successo,partendo dal parere espresso suThe Free Press: «Ho descrittoi forti incentiviche i ricercatori devono affrontare per pubblicare articoli di alto profilo e come tali incentivi spingono naturalmentei ricercatoriamodellare le loro domandedi ricerca ela presentazione del lavoroin modo che siano appetibili per le riviste “ad alto impatto”». Lo scienziato è convinto che la grande attenzione generale posta suglieffetti negativi dei cambiamenti climaticiporti a sottovalutare altri elementi rilevanti: secondo lui, a esempio, bisognerebbestudiare di più la crescente capacità della società di adattarsi al clima, la sua “resilienza”.«Il documento è onesto nel lasciare fuori questi fattori, quindi non c’è nulla di esplicitamente sbagliato nel testo stesso. Tuttavia, alla fine, ciò che viene comunicato al pubblico è solouna parte della storia e non la piena verità», ha aggiunto. «Ho scritto di questi problemi nella letteratura scientifica molte volte prima, ma stavolta ho usatoil mio articolo sugliincendicome esempio – ha dichiarato – Il mio obiettivo era quello di criticare contemporaneamente me stesso e criticare un sistema più ampio». In fondo,Patrick T. Brownvoleva principalmente dire che, nella sua ricerca, non si è sentito libero di scandagliare tutte le cause dell’emergenza ambientale, denunciando così gli «incentivi perversi nell’editoria scientifica». Di certo i suoi articoli hanno perlomeno il merito di aver aperto un grande dibattito sulla direzione generale in cui deve andarelascienza.
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