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Nel latte materno c’è uno zucchero che fa bene ai neonati

 

I principi nutrizionali dellatte maternosono già da diverso tempo oggetto di rilevanti considerazioni, mediche ma non solo se perfino Winston Churchill, durante un discorso alla radio del 1943 disse che «non c’è, per nessuna comunità, investimento migliore per i bambini». LaWorldHealth Organizationriconosce l’efficacia dell’allattamento al seno, in grado di assicurare benessere, salute e sviluppo costanti agli infanti, anche infondendo loro anticorpi che proteggono da alcune gravi malattie tra le quali la polmonite. Si stima che se lo svezzamento avvenisse, per quanto possibile, nelle giuste tempistiche quasi820.000 bambininon andrebbero incontro a delle serie patologie. Al quadro già noto dei benefici è stato aggiunto recentemente un ulteriore tassello. LaTufts University,nel Massachusetts, ha scoperto infatti che all’interno del latte materno è presente lamolecola di zucchero myo-inositolo, un micronutriente che risulta essere propizio soprattutto durante i primi mesi dell’allattamento, ovvero quando le sinapsi si sviluppano rapidamente nel cervellodei più piccoli, favorendo la fondamentaleformazione di connessioni neuronalie unmiglioramento dello sviluppocerebralee cognitivo. Laricercacondotta dal Jean Mayer Usda Human Nutrition Research Center on Agingdell’ateneo americano è statapubblicata su Pnas, una delle più prestigiose riviste scientifiche al mondo. Grazie allostudioGlobal Exploration of Human Milk, i ricercatori hanno tracciato e comparato diversi campioni di latte umano di alcune donne residenti a Cincinnati,Città del MessicoeShanghai, scoprendo che il glucide in questione detiene lestesse funzionalità a prescindere dal contesto socio-culturale dal quale provengono le mamme. «Come neuroscienziato è sorprendente scoprire quanto sia complesso e ricco il latte materno umano. È possibile che la sua composizione cambi dinamicamente per supportare le diverse fasi dello sviluppo del cervello del bambino» ha spiegatoThomas Biederer,studioso e autore del progetto, sottolineando anche comegli effetti di questi micronutrienti, che si trovano in quantità considerevoli anche in cereali, fagioli, crusca, agrumi e melone, sul cervellopossano essere molteplici. «Con i colleghi stiamo ora portando avanti la ricerca per capire anche il loro impatto sulle cellule e sullaconnettività nel cervello che invecchia». Su questo aspetto permangono peròalcuni interrogativi.In particolare non risulta ancora del tutto chiaro se gli effetti positivi osservati nelle bambine e nei bambini si riscontrino anche in età avanzata, anche se non lo si esclude, visto che l’insorgenza di disturbi psicofisici avviene soprattutto durante l’anzianità, una fase della vita in cuiil livello di inositolo cerebrale è inferiore alla media. Gli studiosi, dunque, ancora non si sbilanciano in toto ma confermano chela loro scoperta mette in luce dei punti cruciali: rafforzamento della materia grigia dei neonati e conseguente riduzione di eventuali patologie; cognizione del rapporto tra nutrizione e salute cerebrale; elaborazione di ulteriori nutrienti nei casi in cui l’allattamento al seno appaia difficile o non è possibile per disturbi ormonali e mastectomia.

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