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Pil mondiale: con la Cina al primo posto, avanzano i Brics

 

Sono41, su un totale di 191, i Paesi membri del Fondo Monetario Internazionale (Fmi) classificati comeeconomie avanzate(AEs); i restanti sono conosciuti comeeconomie emergenti e in via di sviluppo(EMDEs), qualunque sia la loro posizione geografica e il loro contesto socioeconomico. Dal 1980 a oggi, la quota delPil mondiale(a parità di potere d’acquisto) delleAEsha subito un drastico calo,passando dal 63% al 41%:questa fetta del 12% è stata “mangiata” dalleEMDEsche, nello stesso tempo, hanno registrato un aumento (dal 37% al 59%). Il balzo più imponente lo registrano iPaesi asiatici(escludendo Giappone, Corea del Sud, Taiwan, Hong Kong, Macao e Singapore), con una percentuale che dal 9% è arrivata al 34%, grazie ai percorsi di industrializzazione intrapresi e al loro sviluppo come centri finanziari e logistici di importanza mondiale. Inoltre, malgrado le difficoltà a comparare il tenore di vita tra le differenti regioni e la disponibilità di reddito individuale, anche iBrics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) ottengono buoni risultati. In generale, laCinasi trova alprimo posto con il 19%del Pil, seguita dagli Stati Uniti che invece rappresentano il 15%; la Germania, potenza trainante dell’economia europea, registra il 3%, mentre la quota dell’India, pronta a diventare la quinta potenza mondiale, si attesta a circa il 7,5% del totale. Restano ancorasvantaggiati i Paesi dell’Africasub saharianacon una stagnante porzione del 3%. Bisogna tener conto, però, che la leadership economica varia in base all’utilizzo dell’indice del tasso di cambio di mercato (Mer); nel 2023, le economie avanzate hanno registrato un aumento dal 41% al 57%, penalizzando le economie emergenti dal 59% al 43%. Con questo calcolo,la Cina perde il primato a sfavore degli Stati Uniti. In generale, comunque, alcuni di questi dati (come quelli riferiti a Cina e India, appunto) mostrano il potenziale dei Brics per una “corsa all’egemonia” contro il G7. In particolare, secondo il presidente brasiliano Lula il blocco anti-occidentalerappresenterà il 47% della popolazione mondiale e raggiungerà il 36% del Pil mondialegrazie alle prossime annessioni (Argentina, Egitto, Etiopia, Iran, Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti, a partire dal primo gennaio 2024). I Brics, infatti, prevedono per i prossimi anni unampliamento della loro organizzazionecon l’annessione di economie emergenti e non allineate, che cercano uno spazio nello scacchiere geopolitico. «Se il coordinamento dovesse funzionare, la sua massa critica, a livello politico, potrebbe avere un ruolo sempre più determinate nell’orientare le decisioni di organizzazioni internazionali come Onu, Fmi o Omc»,ha commentatoGianni Castellaneta, ambasciatore italiano negli Usa.

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