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Lavoro, piattaforma Siisl: come funziona?

 

L’attesa in queste settimane è stata molta: a inizio settembre è diventata finalmenteaccessibileSiisl,la piattaforma che dovrebbe assistere gli occupabili nella lororicerca di un nuovo impiego. Purtroppo a pochi giorni dal suo esordio ha già mostrato le sueprime falle. La Svoltaha decido di testare la piattaforma: ecco cosa è emerso. Accedere alla piattaformaSiisl Dal primo settembre, possono accedere alla piattaforma tutti i percettori delreddito di cittadinanza. Il primo passo è laverifica dei requisiti e della richiestadi attivazione della misura direttamente sul sito dell’Inps (in alternativa è possibile rivolgersi ai Patronati). L’accesso al portaleSiislè condizionato alpossesso dello Spid o della Cie(la Carta d’identità elettronica italiana). A questo punto il richiedente dovrà compilare il curriculum vitae e potrà sottoscrivere il Pad, ossia ilpatto di attivazione digitale,che comporta lacompilazione della dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro. Il passo successivo èscegliere un centro per l’impiego, selezionando almeno 3 agenzie per il lavoro; alla fine dovrà essere autorizzato il trattamento dei dati che, a questo punto, verranno inviati automaticamente ai vari centri per l’impiego, dove sarà possibile sottoscrivere il Patto per il servizio personalizzato e aderire a un programma di politica attiva. A questo punto iniziano le danze. Le proposte di lavoro A questo punto, è bene soffermarsi un attimo sugliannunci di lavoro,forse la parte più importante del nuovo portale. Leperplessitàrelative alla piattaforma, infatti, iniziano a emergere proprio per le opportunità messe a disposizione. Entriamo un po’ nel dettaglio Aperdere il reddito di cittadinanza sono principalmente persone che vivono nel Mezzogiorno. Ma la maggior parte delleofferte di lavoro, almeno i due terzi, sono alNord. Come se questo non bastasse, almeno tre quarti degli annunci è relativo alavoriprecari, che prevedono contratti che durano pochi mesi. Le assunzioni, che erano state promesse a quanti si sono visti togliere il reddito di cittadinanza, nella realtà dei fatti, si sono dimostrate difficili da realizzare. Chi, dal 1° settembre 2023, percepisce il Supporto Formazione Lavoro è obbligato aaccettare le proposte che arrivano da tutta Italiasolo se sono a tempoindeterminato. I posti di lavoro proposti prevedono unicamente dei contratti a termine: in questo caso, devono essere accettate unicamente se sono a meno di 80 chilometri da casa. Senza dubbio i casi più emblematici sono quelli che arrivano dalla Campania e dallaSicilia. Nel mese di agosto, nell’isola hannoperso il reddito di cittadinanza circa 38.000 famiglie:Siislmette a disposizione150 annunci di lavoro, sicuramente insufficienti per soddisfare tutte le esigenze. Situazione analoga a Napoli, dove a fronte di 37.000 nuclei familiari lasciati senza sussidio, sono stati messi a disposizione solo e soltanto 340 offerte di lavoro. È bene sottolineare che in molte occasioniuna singola offerta prevede più di un’assunzione. Questo è il motivo per cui, in realtà, i posti di lavoro a disposizione sono leggermente superiori, ma potranno coprire le esigenze di qualche centinaio di persone al massimo. I posti di lavoro messi a disposizione, però, risultano insufficienti rispetto alle esigenze di chi cerca lavoro. È bene ricordare che le famiglie rimaste senza reddito di cittadinanza possono contare unicamente su un contributo mensilepari a 350 euro, che è garantito appunto dal Supporto Formazione Lavoro. Le cose sembrano andare meglio nel nord Italia.Nel Veneto, infatti, a fronte di 2.411 famiglie che hanno perso il reddito di cittadinanza ad agosto, sono ben 3.700 gli annunci di lavoro pubblicati. In altre parole, se è vero che la maggior parte di chi ha perso il sussidio si concentra nel sud Italia (stiamo parlando del 70% del totale), almeno il 65% delle offerte di lavoro proviene dalle aziende del Nord. Un ulteriore problema consiste nel fatto che se meno del 7% delle offerte arriva da parte delle aziende del Mezzogiorno, tante di queste risultano essere impraticabili per un totale e completo disallineamento tra il profilo dei candidati e le figure professionali che vengono ricercate. Le mancanze della piattaforma La promessa di Marina Calderone (ministra del Lavoro) era molto chiara e precisa. Gli annunci di lavoro, che sarebbero stati pubblicati sulla piattaformaSiisl, sarebbero stati relativi ai livelli professionali bassi e che, quindi, sarebbero statiabbordabili per i percettori delreddito di cittadinanza. La piattaforma ha fin da subito messo in evidenza il propriopunto debole:ladifficoltà a far incrociare la domanda e l’offertaper ragioniterritorialie dicompetenze,ma non solo. Uno dei problemi è la scarsa qualità dei posti di lavoro offerti, almeno dal punto di vista di contratti troppo brevi: con queste modalità, è difficile che le persone disoccupate decidano di trasferirsi dal Sud al Nord. Complessivamente in tutta Italia ci sono poco meno di 21.000 annunci a fronte di 60.000 posti totali. Il 75,4% (ossia 15.557) sono assunzioni a tempo determinato. Meno del 19% (stiamo parlando di 3.881 annunci) sono a tempo indeterminato. Che cosa significherà tutto questo? Molte persone diventeranno, al massimo, precari. Il rischio è che tornino alladisoccupazione, perdendo qualsiasi tipo di sussidio. Inoltre, altra questione, riguarda laretribuzione: è moltoraro che venga riportata.Una situazione sicuramente curiosa, anche perché le offerte, nella maggior parte dei casi, sono pubblicate dalle agenzie private per illavoro.

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