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Uragani: è sempre più difficile prevederne l’intensità

 

Gliuraganinon solo stanno diventando molto più devastanti e intensi, oggi, ma anche più rapidi: è la preoccupante tendenza che renderà sempre piùdifficile prevedere la distruzioneche le tempeste porteranno (un esempio recente:l’uragano Idalia,Usa). La causa principale della crescente potenza di questi venti è da ricercare (in parte)nelle acque oceaniche che, a causa della crisi climatica e del surriscaldamento globale,raggiungono temperature sempre più alte. Questo fenomeno sta portando a unaumento dell’intensitàdelle tempeste tropicali, trasformandole inuragani mortali, sfidando le previsioni e cogliendo di sorpresa imprese e comunità costiere. Il dilemma della previsione dell’intensità Negli ultimi anni, uragani comeHarvey, Ian, IdaliaeMariahanno subito quella che gli esperti chiamano“intensificazione rapida”, caratterizzata da un aumento dellavelocità del vento dialmeno 35 miglia all’ora(poco più di 56 chilometri orari) in sole 24 ore. Questi eventi hanno causatodanni per centinaia di miliardi di dollari, mettendo in luce un problema cruciale per i meteorologi:prevedere se e quanto un uragano si intensificherà.«È difficile sapere se la tempesta si intensificherà di 36 miglia all’ora o di 70», spiega Phil Klotzbach, membro delTropical Weather and ClimatedellaColorado State University. Una variazione chepuò fare la differenza tra la vita e la morte,tra un’evacuazione precauzionale per una tempesta di categoria 2 (relativamente benigna) e una fuga, invece, necessaria per un devastante uragano di categoria 4. L’influenza del riscaldamento globale Sebbene gli scienziati abbianomigliorato la capacità di tracciare la traiettoria delle tempeste, la previsione dell’intensità rimane una sfida: secondo Adam Sobel, professore e scienziato dell’atmosfera allaColumbia University, «anche se stai facendo tutto bene,ci saranno falsi allarmi». E il rischio è quello di non riuscire a prevedere l’esatta natura della bufera, mettendo a rischio la vita di migliaia di persone, oltre che provocare ingenti perdite economiche. Nel corso degli ultimi anni, infatti, i6 uraganipiù costosi hanno causatodanni per 745 miliardi di dollari. In questo scenario, quindi, le temperature dell’acqua costiera nell’oceano sempre più alte alimentano le tempeste.La crisi climatica ha portato le acque a livelli record: ne sono prova, per esempio, i mari al largo della Florida, che hanno raggiunto e superato gli 88 gradi Fahrenheit (oltre 31 gradi centigradi). Ma cosa c’entra il riscaldamento globale con gli uragani? Secondo gli esperti le alte temperature creano una condizione idealeper la formazione e l’intensificazione di questi venti. E l’aspetto più inquietante èche le tempeste sembrano guadagnare potenza più velocemente proprio mentre si avvicinano alla terraferma, colpendo le comunità costiere con venti sempre più potenti e mareggiate sempre più devastanti. Ma i progressi della tecnologia lasciano ben sperare. Richard Sorkin, amministratore delegato dellaJupiter Intelligence, ente che tiene traccia del rischio climatico, afferma che «le previsioni per una rapida intensificazione erano rare, ma poiché le conoscenze scientifiche e le capacità di previsione continuano a migliorare in modo incrementale,possiamo aspettarci di vedere più previsioni di questo tipo».

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