La Commissione europea ha dichiarato di voler rivedere lo stato di conservazione del lupo a seguito dell’aumento dei numeri di esemplari presenti nel continente che, al momento, ammonta a circa 17.000 esemplari distribuiti in 28 Paesi. Una decisione in linea con le richieste degli allevatori e del mondo venatorio, da tempo in conflitto con una specie ritenuta dannosa per i territori e le comunità e che, secondo la Presidente Ursula von der Leyen, sarebbe addirittura pericolosa per gli esseri umani. Questo,nonostante in Europa non si siano registrati attacchi mortali ai danni di personee in un momento storico in cui, seppur con dei limiti spesso burocratici,gli strumenti di dissuasione- come reti elettrificate, cani da guardiania, reti fisse anti lupo e incentivi -sono ormai discretamente distribuiti e accessibili. Sulla base dei dati raccolti, la Commissione deciderà di presentare una proposta perdeclassare il lupo dal suo attuale livello di protezionee aggiornare così il quadro giuridico, introducendo, se necessario, ulteriori deroghe. Insomma: da un lato investiamo in opere di “rewiliding”, reintroduzione e conservazione, e dall’altra, quando i progetti funzionano, ne impediamo la normale, positiva, evoluzione. Un cambio di rotta, rispetto a quello annunciato con laNature Restoration Lawe laStrategia Europea per la Biodiversità, che non ha incontrato il favore diEuCliPA.It Aps, la comunità degliAmbasciatori italiani del Patto Ue per il Clima, nata nella primavera del 2022. L’associazione, infatti, con un comunicato stampa ufficiale, ha preso formalmente le distanze dalla decisione europea che vienedescritta come “pericolosa e contraria ai principi dell’ecologia”. Il lupo, infatti, come altri grandi predatori quali l’orso e la lince,è già stato vittima di una vera e propria persecuzione che l’ha portato sull’orlo dell’estinzione tra il XIX e il XX. In seguito, grazie a enormi sforzi di conservazione promossi anche dall’Europa, il numero di esemplari ha iniziato effettivamente ad aumentare e a svolgereil suo ruolo di regolatore degli ecosistemi. In quanto predatore apicale, infatti,il lupo ha un impatto diretto e indiretto sulle popolazioni di ungulati(come cervi e cinghiali), che ne costituiscono la preda principale. “Una funzione che dovrebbe essere considerata anche sul lato economico visto che, solo in Italia – e come afferma la stessaColdiretti- questi animali sono responsabili di milioni di euro l’anno di danni”. Oltre alla predazione diretta,i lupi influenzano il comportamento delle loro prede attraverso la cosiddetta ecologia della paura, ovvero la loro sola presenza induce cambiamenti comportamentali e fisiologici nelle specie predate creando un impatto positivo sul paesaggio e consentendo a molte altre piante e animali di prosperare. Infine, possono essere considerati deiveri e propri indicatori di buona salute degli ecosistemi. Secondo i vertici dell’associazione, in un momento storico in cui stiamo quotidianamente vedendo con i nostri occhi gli effetti di una crisi ecologica che ha come unico responsabile l’essere umano, agire per la salvaguardia del Pianeta significa comprendere l’importanza della biodiversità consentendo a ogni specie di svolgere il suo ruolo chiave. Ecco perché, dichiarazioni come quelle della Presidente von der Leyen, volte a infondere paura per una creatura che, da sempre, viene stigmatizzata e perseguitata “sono non solo anacronistiche macontrarie a un altro degli obiettivi dichiarati della Commissione, ossia di promuovere la cultura ecologica e la conoscenza promuovendo un nuovo rapporto tra uomo e natura, finalmente fondato sulla coesistenza. *Valeria Barbi, membroEuclipa (rete italiana degli Ambasciatori del Patto Ue per il Clima)
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