Si è chiuso ieri l’ultimoForum Ambrosetti(e siamo alla 49sima edizione), che ha presentato come ogni anno le nuove sfide globali alle quali l’Italia è chiamata a rispondere. Non possiamo dire che vi siano particolari novità: la maggior parte degli interventi è ruotata attorno ad alcune priorità già ampiamente discusse, a partire dall’intelligenza artificiale(di cui anche noi suLa Svoltascriviamo spesso). È il segnale che la strada da percorrere è ormai chiara e passa attraverso alcuni nodi strategici. Vediamo quali. Tra le priorità, l’intelligenza artificiale Il ReportAI 4 Italy: impatti e prospettive dell’intelligenza artificiale generativa per l’Italia e il Made in Italy, realizzato daThe European House – Ambrosettiin collaborazione conMicrosofte presentato al Forum aggiunge certo al tema nuove evidenze. Una tra tutte:l’inverno demografico peserà anche sulla nostra capacità di produrre competenze necessarie allo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Secondo le stime prodotte nello studio, entro il 2040 ci mancheranno 3,7 milioni di persone da impiegare nel settore, ovvero risorse che abbiano competenze digitali di base (oltre a 137.000 3 iscritti in più ai corsi di laurea in Ict -Information and Communication Technologies). Non è solo un tema educativo, ma anche di produzione di reddito: in base ai livelli attuali di produttività, queste persone produrrebbero quasi 268 miliardi di Pil. E proprio di Pil si tratta:l’adozione dell’intelligenza artificiale sarebbe in grado di generare 318 miliardi di nuova ricchezza, con un incremento del 18%(che nel nostro Paese non vediamo da mai). Certo, per ottenere un risultato così eclatante sarebbe necessario che anche la pubblica amministrazione si adeguasse, insieme alle piccole e medie imprese (entrambe realtà che in molti casi sono ancora sideralmente distanti dall’utilizzo dell’AI). E su questo punto la ricerca è molto chiara:sarebbe necessario spingere all’adozione di una maggiore digitalizzazione oltre 113.000 Pmi. Non poco. Transizione energetica e risorse idriche Il tema è stato affrontato in più occasioni, a partire dallo Studio StrategicoCarbon Capture and Storage: una leva strategica per la decarbonizzazione e la competitività industriale, realizzato daThe European House – Ambrosettiin collaborazione con Eni e Snam. La Carbon Capture Storage (Ccs) viene prospettata come la soluzione chiave perridurre le emissioni delle industrie cosiddettehard to abate, che sono quelli più inquinanti in quanto caratterizzati da un elevato utilizzo di energia (escarse possibilità di diversificazione delle fonti). Stiamo parlando di settori che producono 94 miliardi di euro e che, solo in Italia, generano 1,25 milioni di posti di lavoro (ma anche che emettono quasi 64 milioni di tonnellate di CO2). Il tema della transizione energetica è stato affrontato, tra l’altro, grazie alla presentazione dei risultati dello studioEnergy transition strategic supply chains. industrial roadmap for Europe and Italyrealizzato daFondazione EneleThe European House – Ambrosettiin collaborazione con Enel. Il report ha sottolineato l’esigenza di sviluppare le filiere industriali europee e italiane in settori come ilfotovoltaico, le batterie e le pompe di calore, che sono strategici per realizzare la transizione energetica. Questo è un passaggio fondamentale per raggiungere i target di decarbonizzazione fissati da Bruxelles, garantendo non solo una maggiore autonomia strategica all’Ue e ai suoi Stati Membri, ma anche più elevati livelli di sicurezza energetica, con benefici evidenti tanto per le imprese quanto per i cittadini e le cittadine. Ma si è parlato anche diacqua e di efficienza idrica. Il reportAcqua: azioni e investimenti per l’energia, le persone e i territoridiThe European House-Ambrosettie A2A ha stimato chela siccità vissuta nel 2022 ha ridotto di 36 miliardi di metri cubi la disponibilità di acqua, con una contrazione del 31% rispetto al 2021. Di questi, oltre 7 miliardi erano di acqua consumabile (il cui calo è stato del 34%). La ricerca presenta anche una stima per risolvere il problema:sono necessari 48 miliardi di euro in 10 anni per superare l’emergenza idrica, di cui altrimenti soffriranno sempre di più le famiglie, l’agricoltura e l’industria. Parità di genere Durante il Forum sono stati presentati anche i risultati della seconda edizione dell’Osservatorio permanente sul Women’s Empowerment. Anche in questo caso, i dati aiutano a comprendere l’entità del fenomeno. Secondo le stime diThe European House-Ambrosetti, se riuscissimo a portare l’occupazione femminile ai livelli di quella maschile,creeremmo un incremento di Pil di circa 12 triliardi di dollari nei Paesi G20 e in Spagna(non è poco: parliamo del 14% del Pil dell’intero G20). Cosa occorre, per raggiungere questo risultato? Che inizino a lavorare circa 393 milioni di donne. E quali sono i Paesi più virtuosi? Secondo ilWomen’s Empowerment Progress Index 2023, la Francia si colloca in prima posizione, seguita da Regno Unito e Australia. In chiusura di classifica, troviamo Turchia, Arabia Saudita e India. E l’Italia?Noi siamo al 6° posto della classifica, grazie anche alla Legge Golfo-Mosca: la presenza donne nei board delle società quotate è al 43% contro una media del 26% dei paesi G20 (più la Spagna). Mentrerimangono problematici sia il tasso di partecipazione delle donne nel mondo del lavoro(al 56% contro la media del 61%) e la presenza delle donne in posizioni manageriali (29% contro il 31%). Ah, a proposito di donne, una curiosità:a promuovere l’operato economico del governo è poco più della metà dei partecipanti al Forum di Cernobbio(il 50,7%), mentre circa un terzo (il 31%) ha espresso un parere negativo.
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